Unto The End – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

L’azione di Unto The End, a metà tra i Souls e Flashback, è un ottimo esempio di come si possa raccontare attraverso il gameplay, pur sbagliando tanto.

Sviluppatore / Publisher: 2 Ton Studios / Big Sugar Prezzo: 20,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Windows Store), PS4, Xbox One, Nintendo Switch, Stadia

È un mondo brutale e primitivo quello di Unto The End, congelato in un’era precedente alla definizione del linguaggio e della scrittura, in cui i gesti e le armi raccolgono in se stessi tutta la comunicazione concepibile oltre a grugniti e lamenti.




E poi freddo, per la fragilità dei rapporti tra i viventi e per il ghiaccio che ricopre tutto, almeno all’esterno, mentre nelle grotte sotterranee domina l’oscurità. Non c’è molto altro che si possa fare, in questa landa ghiacciata, se non provare a sopravvivere, spesso senza successo.

SENZA PAROLE

Per quanto i limiti di Unto The End siano numerosi, e li andremo a vedere a breve, bisogna riconoscere a 2 Ton Studios un merito: quello di saper usare il linguaggio del videogioco. Le righe di testo, i disegni e le icone sono ridotte al minimo indispensabile. Il resto è un codice affidato al giocatore. Non sempre è facile decifrarlo, ma fa parte della sfida: se a terra ci sono resti di ossa o cadaveri, frugando al loro interno potrebbe saltare fuori qualcosa di utile. La presenza di qualche oggetto strano prelude con ogni probabilità a una trappola, mentre la postura di un nuovo personaggio appena incontrato è il miglior indicatore per capire come intenderà porsi di fronte al nostro passaggio. Pur senza spiegare o descrivere, Unto The End immerge il giocatore in un mondo che da subito appare fondato su poche regole riconducibili alla sopravvivenza del più forte, dove il solo senso che può guidare l’azione è quello di conservare la pellaccia al sicuro da tutto ciò che può minacciarla, ovvero quasi ogni elemento del mondo al di fuori di sé. Il problema non è tanto, dunque, che la morte spesso reclami il suo tributo, quanto l’ingiustizia su cui il tributo stesso di frequente si basa.

unto the end recensione

Spesso colonne o altri elementi nascondono il passaggio del protagonista, il che può essere un problema in combattimento.

Si muore spesso in Unto The End, anche decine di volte di fila. Il che, di per sé, non è un problema. Non lo era ai tempi di Flashback, che non cito a caso, e non lo è al giorno d’oggi, quando il soulslike è diventato un vero e proprio genere. Il problema è come si muore, ovvero per colpa di un sistema di combattimento impreciso e aleatorio. Sulla carta il combattimento, la meccanica principe del gioco, dovrebbe funzionare come una partita a scacchi. Il fulcro è la parata, alta o bassa, che se eseguita correttamente lascia scoperto l’avversario a un attacco opposto: tradotto, se paro altro, poi attacco basso. In concreto però spesso questa sequenza non funziona e per aprire la guardia avversaria è necessario eseguire tre parate di fila, dopo le quali il nemico subisce una sorta di stordimento.

Continua nella prossima pagina…

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Atmosfera suggestiva / Si prende dei rischi / Racconta col gameplay.

Contro

  • Spesso sembra barare... / ...e così diventa frustrante.
6.5

Sufficiente

Password dimenticata