Il creatore di Absolute Drift ha portato l’approccio zen alla derapata nel mondo del rally, realizzando con art of rally un’enciclopedia ucronica che è un inno al minimalismo.
Sviluppatore / Publisher: Funskeletor Labs / Funskeletor Labs Prezzo: 20,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online (classifiche) PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, GOG.com)
Prima che un gioco, art of rally è un atto d’amore. È la dichiarazione appassionata e senza freni di un innamorato di lunga data, declamata in ginocchio di fronte all’oggetto della sua passione, idealizzato e cristallizzato in una forma pura, eterea, perfetta, come un poema in dolce stil novo.
Il solo problema è che Funselektor non è Dante, e soprattutto il rally non è Beatrice. Perché forse si potrebbe dire che “tanto gentile e tanto onesta pare” anche della grafica, low poly e dai colori pastello, di art of rally, ma al primo affondo sul freno in una curva a gomito ci si rende conto che i suoi tracciati saranno forse anche gentili, ma non perdonano nulla. Sempre così in amore, mai farsi fregare da un bel faccino.
C’ERA UN FINLANDESE IN RITARDO
C’è da dire, però, che il faccino di art of rally è DAVVERO bello, di quelli da cui uno si lascia fregare molto volentieri, quasi di proposito. I ciliegi in fiore del Giappone, la terra brulla e gialla della Sardegna che si affaccia su un mare così blu che sembra SEGA, i laghi ghiacciati tra i percorsi imbiancati dalla neve norvegese sono una vera gioia per gli occhi, ma anche un inganno che lascia immaginare suggestive derapate al tramonto, mentre lo sterrato corre docile sotto le ruote.
E invece, forse, Funselektor è molto più Dante di quel che avevo immaginato, perché della sua Beatrice di lamiere ama davvero tutto, il che include lo spettacolo di veder sfrecciare fuori dal finestrino alcuni dei luoghi più spettacolari del pianeta, certo, ma anche la difficoltà di controllare un bolide sui terreni più sconnessi e le curve più impietose.
SUDORE E RUGGINE CHE FANNO PARTE DEL DNA DEL RALLY DA SEMPRE, DA QUANDO A UN FINLANDESE IN RITARDO PER LA SAUNA È VENUTO IN MENTE DI TAGLIARE PER I BOSCHI
Il cuore di art of rally comincia a battere sul finire degli anni ’60, agli albori del pericolosissimo Gruppo B, fatto di poche regole e tanta gente in mezzo alle curve, e continua a farlo attraverso i decenni, in un scorrere alternativo del tempo in cui l’ormai famigerato Gruppo B non è mai tramontato. Le protagoniste di questa ucronia sportiva sono le macchine che hanno fatto la storia ufficiale, le cui fattezze sono inconfondibili nonostante siano riprodotte attraverso un filtro a bassa base poligonale e i cui nomi richiamano abbastanza da vicino la loro gloria, ma non così tanto da rischiare una causa legale. È pazzesco come questo approccio minimal porti a risultati perfettamente riconoscibili per ogni appassionato e allo stesso tempo grandiosi non solo dal punto di vista estetico (i fanali di alcuni modelli sono ipnotici nella loro bellezza), ma anche per quanto riguarda ciò che rimane celato sotto il cofano.
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