Con WWE 2K Battlegrounds, il wrestling di 2K torna in salsa arcade, tra alligatori e personaggi super-deformed, ma i fasti del divertente WWE All Stars sono lontani.
Sviluppatore / Publisher: Saber Interactive / 2K Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online e Locale PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, Stadia
Il grosso paradosso dei giochi di wrestling è sempre stato quello di essere più realistici della disciplina che ambivano a simulare. Mentre sui ring della WWE e delle altre compagnie gli atleti seguono un copione, simulando uno scontro all’ultimo colpo il cui vincitore è sempre deciso a tavolino, i videogiochi di wrestling sono parenti stretti dei picchiaduro, in cui la bara dell’energia è la discriminante tra la vittoria e la sconfitta, con buona pace della sceneggiatura.
Inseguire il realismo per raccontare le gesta di atleti che si lanciano dalla cima di gabbie metalliche indossando mutandoni sgargianti forse non è la migliore delle idee, e se non bastasse la teoria ci ha pensato WWE 2K20 a dimostrare empiricamente la fondatezza di questa tesi. L’ultimo capitolo del gioco annuale dedicato alla federazione dei McMahon è stato un tale disastro sotto ogni punto di vista da convincere 2K a concedere una sosta ai box alla saga, soppiantandola per il 2021 con una variazione sul tema in salsa arcade, ovvero WWE 2K Battlegrounds. Sulla carta è stata senza dubbio un’ottima intuizione, ma come se la sarà cavata tra le corde?
FACILE COME SALIRE UNA SCALA
C’è una regola sempre valida nel wrestling: quando non sai come cavartela, buttala in caciara. Non credo che a Stanford, Connecticut, usino proprio questo termine, ma il concetto lo conoscono bene. Basta guardare alle storyline degli ultimi anni per averne una riprova, tra matrimoni consumati sul ring, limousine saltate in aria e tag team con dio (sono serio). Così, qualcuno deve aver pensato che potrebbe funzionare anche coi videogiochi, ed ecco che Battlegrounds sostituisce lo pseudo-realismo della linea 2K con dei pupazzoni caricaturali che si lanciano in mosse acrobatiche a diversi metri di altezza sopra il ring.
DOPO ANNI DI CONTROLLI CERVELLOTICI, BATTLEGROUNDS è UN TUFFO NELLA SEMPLICITà
PIACE? PAGA!
Nel wrestling, così come nella vita, nulla si ottiene senza qualcosa in cambio. Nel caso di WWE Battlegrounds il contraltare della tanto agognata semplicità si è rivelata essere una monotonia disarmante, che emerge già nelle prime ore di gioco sotto forma di un parco mosse limitatissimo. All’inizio ho persino pensato che dipendesse dal bellimbusto senza carisma protagonista del primo arco narrativo della modalità Campagna, ma una decina di incontri più tardi non ho potuto far altro che rassegnarmi all’idea che l’intero roster è caratterizzato da un parco mosse ridotto, e per lo più condiviso tra tutti i wrestler della medesima categoria (brawler, flyer, eccetera).
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