Lo tenevamo d’occhio da tempo, Devolver se l’è coccolato e finalmente l’opera Phobia Game Studio raggiunge gli store digitali con l’intento di divorarci a tradimento.
Sviluppatore / Publisher: Phobia Game Studio / Devolver Digital Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), Nintendo Switch, Xbox One
Ci sono certi suoni, note, rumori che riescono a raccontare un’opera al di là del tatto e della vista. Il Morricone de La Cosa che si riverbera nelle composizioni di Cris Velasco, synth bassi, striscianti, sinfonici, quel suono che prima si mescola e poi copre urla e allarmi, sonorità che lascerebbero atterriti, inermi, se solo il pericolo, questa volta, non fossimo noi stessi.
Un ruggito, il ticchettio dei tentacoli sul freddo acciaio, l’irruzione, la morte e ancora il silenzio. La reiterazione di un orrore che inverte il punto di vista cui siamo abituati, vedendolo ora negli sguardi di chi si trova davanti agli ultimi istanti di vita.
OUTBREAK
Un laboratorio nel cuore di una montagna a protezione di un organismo che non ha alcuna intenzione di essere studiato, feroce, ribelle, letale, in fuga. L’architettura dei suoi cunicoli diventa habitat ideale di una creatura informe, nata per uccidere: fauci incoronate da denti degni di uno squalo bianco, artigli e tentacoli, il tutto benedetto da una velocità fuori dal comune, nevrotica.
Dal capolavoro di Carpenter al body horror anni ’80 tout court, prendendo la forma di un metroidvania sci-fi in pixel art che predilige la fluidità d’azione all’esplorazione, così claustrofobica da istillare un senso d’urgenza che si avvicina al panico e spinge a non fermarsi mai, travolgendo tutto. Sangue e smembramenti come conseguenza del puro istinto animale che prende il sopravvento sul gameplay, la sopravvivenza al di sopra del mero omicidio in un contesto dove l’umano assume la natura ambivalente di minaccia e cibo, fonte di energia, calorie da bruciare per continuare a evolversi e, infine, rinascere.
È proprio in questo suo essere implacabile che la giocabilità di Carrion trasmette la sensazione di controllare una creatura aliena, impossibile come i Grandi Antichi. Il peso, l’inerzia, il modo di gestire le collisioni con l’ambiente circostante, affrontare le verticalità affidandosi a tentacoli che fanno presa su pareti e soffitti, permettendoci di rimanere sospesi a mezz’aria mentre la gravità attira visibilmente la massa informe verso terra.
Un lavoro di altissimo livello, senza mezzi termini
Un mostro spesso ingombrante ma capace di scatti fulminei, arma letale in scontri che prevedono una certa libertà di movimento, preferendo spesso il modus operandi più coreografico, cinematografico, come divellere la grata da un condotto dell’aria per cogliere di sorpresa i militari nella stanza sottostante, tesissimi, all’erta, eppur fatalmente impreparati a fronteggiare un abominio di questa portata.
Continua nella prossima pagina…
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