Splash Damage e The Coalition cambiano le carte in tavola e ci propongono una nuova prospettiva sulla guerra alle Locuste: in Gears Tactics la carneficina va avanti un turno alla volta!
Sviluppatore / Publisher: Splash Damage e The Coalition / Xbox Game Studios Prezzo: € 69,99
Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC
Prima di Marcus Fenix e della Squadra Delta vi fu l’E-Day, il giorno in cui le locuste emersero dal sottosuolo del pianeta Sera e dichiararono guerra all’umanità. Precedendo di quattordici anni le vicende del primo Gears of War, questo spin-off a sfondo tattico ha come protagonista Gabe Diaz, il padre di Kait, comprimaria del quarto capitolo della serie e personaggio principale di Gears 5. A tal proposito va detto che la trama di questo titolo è legata a filo doppio a quella della quinta incarnazione pubblicata l’anno scorso, non solo per i legami di sangue che uniscono i protagonisti delle due opere, ma anche perché esplora ulteriormente l’origine delle locuste.
Dopo che la Coalizione dei Governi Organizzati (il COG) ha impiegato il micidiale Martello dell’Alba per devastare la superficie del pianeta nel vano tentativo di eradicare una volta per tutte la minaccia delle locuste, ecco che il presidente del COG in persona dà a Gabe l’incarico di braccare Ukkon, uno scienziato dei vermi specializzato in genetica che sta utilizzando il proprio sapere per creare altre locuste e mostri colossali in grado di mettere definitivamente in ginocchio la macchina bellica dell’umanità.
HOW D’ YOU FEEL NOW IN A WAR?
A questo punto, dopo la necessaria premessa sul filo narrativo che tiene insieme il tutto, bisogna per forza di cose fare i conti con il proverbiale elefante nella stanza. Gears Tactics prende sicuramente ispirazione da XCOM prendendo in prestito molti dei tratti distintivi della saga strategica targata Firaxis Games. L’ascendente che le opere realizzate dallo studio di Sid Meier hanno avuto sul lavoro di Splash Damage è evidente, tuttavia ciò non è necessariamente sinonimo di un banalissimo clone di Enemy Unknown e relativo sequel. Bastano pochi minuti per accorgersi che la formula della compagnia londinese si presenta in una veste di gran lunga più dinamica e meno ingessata rispetto a quella impiegata dai vari XCOM, segno evidente che gli autori di Gears Tactics hanno voluto trasporre il feeling adrenalinico delle sparatorie della serie principale in questo capitolo dallo scopo ben più ragionato.
Ciò che balza immediatamente all’occhio è la quantità di punti azione a disposizione di ogni soldato: gli iconici Gear possono portare a termine ben tre attività a testa durante ogni turno, senza essere tra l’altro costretti a svolgerle in un ordine prestabilito. Per esempio è possibile sparare prima di muoversi, oppure farlo dopo essersi spostati in copertura, o addirittura usare tutti i punti per attaccare consecutivamente per tre volte. Nessuna tipologia di azione fa terminare immediatamente il turno di un determinato personaggio, anzi, si può persino utilizzare un Gear per un’azione, passare a un altro membro del team, e poi ritornare a utilizzare i punti azione non spesi del soldato precedente. In questo modo si possono mettere in atto delle tattiche ben più elaborate che fanno leva sulla cooperazione continua tra i vari componenti della squadra.
L’ascendente che le opere realizzate dallo studio di Sid Meier hanno avuto sul lavoro di Splash Damage è evidente
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