Still There – Recensione

PC Switch

Still There ci trova immobili. Impossibilitati ad allontanarci, non per una disfunzione fisica quanto per una costrizione psicologica, un trauma. Decidere di andare a lavorare nello spazio, soli, in una stazione spaziale monolocale, claustrofobica e disordinata, solo per allontanarsi fisicamente, in modo del tutto illusorio, da una tragedia radicata nel profondo dell’animo.




La perdita di una figlia, il vuoto dentro che rispecchia quello dello spazio profondo fuori, illuminato dalla costellazione di un pannello di controllo, quotidianità alienante, circolare, sedativa, morfina da assumere 8 ore al giorno per obblighi contrattuali. Still There è elaborare il lutto del suo protagonista attraverso un punta-e-clicca tecnico, logico e ingegnoso, che emoziona senza piangersi addosso, lasciandosi trascinare spesso verso derive psichedeliche che tramettono un sincero amore verso 2001: Odissea nello Spazio.

NELLO SPAZIO QUALCUNO PUÒ SENTIRTI URLARE

È oltretutto un’opera italiana, concepita a Roma e partorita su Steam (e Nintendo eShop) da Ghostshark Games (in collaborazione coi ragazzi di Demigiant, autori di Football Drama), capace di giocare deliziosamente con le sue origini fino a spingerci a preparare un perfetto caffè in moka, per ridestarci dall’incubo appena sognato.still there recensione

Un’avventura grafica 10 metri per 10, così a occhio, quelli dell’abitacolo o appartamento della Bento

Still There è “un’avventura grafica 10 metri per 10” (ad occhio), quelli dell’abitacolo/appartamento della Bento, piccola stazione spaziale battente bandiera Brane Co. Ambiente circolare, denso, trascurato, in cui a farci compagnia tra un lavoro di manutenzione e l’osservazione di corpi celesti sarà l’intelligenza artificiale Gorky, sarcastica e amante degli scacchi come un suo illustre antenato cinematografico, ma capace di sviluppare un’empatia che scalderà presto il cuore e questo opprimente ambiente con siparietti irresistibili (c’è spazio anche per un vibratore). Gli strati narrativi dell’opera trovano un loro ordine in questo angusto spazio-tempo (7 ore incastrandosi in qualche enigma), raccontando non solo l’intimità emotiva di Karl, il suo tragico passato e i suoi problemi di sonno, ma anche il suo rapporto con Gorky, con l’universo e tutto quanto, cucendoci attorno una situazione d’emergenza dai contorni sfumati. L’SOS proveniente dalla nave Corona, alla deriva, e dal suo capitano Elle, stremata dalla mancanza di cibo e acqua.

Trovare un’altra nave che possa andare a salvare lei e il suo equipaggio è al tempo stesso uno dei problemi meglio costruiti di Still There, davvero eccezionale, e un breve saggio ludo-narrativo del mix letale di burocrazia ed egoismo che si sta vivendo di questi tempi nel Mediterraneo. Altra tematica molto italiana che amplifica la sua portata, facendo un passo dal terreno politico a quello umano, attraverso le quotidiane conversazioni radio tra Karl ed Elle. Drammatici, intimi, divertenti, concitati, il giocatore viene travolto e irrimediabilmente coinvolto da questi dialoghi (esclusivamente scritti), non tanto clamorosi in un lessico comunque di buon livello quanto carichi di una tensione emotiva preziosa, libera da scelte morali e finali multipli. I suoi messaggi sono diretti, chiari, come lo sono i suoi enigmi logici, realistici, da risolvere per far fronte ai continui malfunzionamenti di una stazione diroccata. Manuale d’istruzioni alla mano e assistiti dalla nostra IA di fiducia, dovremo studiare, decifrare e riparare guasti nel sistema di depurazione dell’aria e in quello di raffreddamento, ad esempio, far fronte a un’improvvisa mancanza di corrente, ma anche imparare a suonare la tastiera MIDI per inviare messaggi nello spazio e riciclare la nostra urina per trasformarla in deliziosa acqua potabile. Dalla teoria alla pratica.still there recensione

Manuale d’istruzioni alla mano e assistiti dalla nostra IA di fiducia, dovremo studiare, decifrare e riparare guasti

Tutte le situazioni richiedono una soluzione precisa, sviluppata in più passaggi, mai insensate ma talvolta un po’ oscure se non si è particolarmente sincronizzati col macchinario di turno. Gli enigmi di Still There, però, sono tutti estremamente e sinceramente belli, strutturati con grande classe e savoir-faire, pur non nascondendo due punti di personale frustrazione che mi hanno portato a chiedere la soluzione automatica al gioco – pena non poter sbloccare il relativo achievement – di cui uno, forse, dovuto a un bug che non mi ha permesso di leggere parte delle istruzioni (anche se non ne sono sicuro al 100%). Intricati e molto vecchia scuola, graziati da feedback tattili sempre interessanti e croccanti, che siano bottoni o interruttori da premere, mail da inviare 1:1 con la tastiera o oggetti in disordine da spostare qua e là per cercarne altri. È estremamente affascinante avere a che fare con problemi e azioni di routine, come prepararsi un pasto caldo, leggermente intorpiditi dall’assenza di gravità che il corpo sembra di percepire grazie a una fantastica atmosfera.

UNIVERSO PASTELLO

L’impianto visivo di Still There è esaltato da un’estetica disegnata a matita e colorata con mille tonalità pastello, estrosa, unica, in contrasto con vibrazioni sci-fi che richiamerebbero pixel a grana fine o poligoni. La Bento sembra prendere vita dalla tavola di un fumetto in rotazione perpetua attorno all’asse di un protagonista che vive tutto in soggettiva.still there recensione

È nei dettagli, nelle citazioni, nella costante presenza di appunti che la scenografia rivela tutta la sua personalità

È però nei dettagli, nelle citazioni, nella costante presenza di post-it e appunti che la scenografia rivela tutta la sua personalità, diventando essa stessa parte del racconto, facendo emergere situazioni, ricordi, tratti caratteriali. È come ritrovarsi nell’appartamento di uno sconosciuto, dove ogni cosa è estensione del suo proprietario, cristallizzazione di un istante di vita. Sono poi le musiche firmate Abstraction a spennellare l’ultima mano di colore, leggermente opaca, satinata, piano ed elettronica mescolati in sonorità sintetiche eppur malinconiche, romantiche, che richiamano quella Terra e quell’amore ormai lontanissimi. Still There vive di sensazioni e suggestioni, non perdendo mai il filo nonostante certe derive sovrannaturali che vogliono essere contemporaneamente virtuosismi estetici e tentativi di elevare il già ottimo piano narrativo. Personalmente però non mi hanno infastidito, riportandomi anzi alla mente Douglas Adams e un certo gusto per il bizzarro, lasciando trasparire tutto il cuore e l’impegno, forse anche un po’ di foga, che gli sviluppatori hanno messo in questa piccola opera.

Still There è un punta-e-clicca tricolore estremamente brillante, impegnativo, “tattile”, che riesce a raccontare con grazia una storia di espiazione, tormento, drammatica ma allo stesso tempo leggera, ironica, sempre pronta a buttare lì la citazione giusta, la gag colorita studiata a tavolino, ammiccando nonostante il peso che si porta dentro. Talvolta poco leggibile ma sempre estremamente ingegnoso e originale, spesso geniale, l’opera Ghostshark brilla di luce propria quando decide di raccontarsi e tirare fuori emozioni tangibili sotto quella patina citazionista (comunque intelligente). Bei personaggi, fantastiche atmosfere sci-fi esaltate da uno stile grafico fumettistico delizioso, ottimi enigmi e un finale che artiglia il cuore e vi resta aggrappato, senza alcuna intenzione di mollare la presa.

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Pro

  • Toccante e divertente senza forzature.
  • Ambientazione ed estetica di alto livello.
  • Enigmi logici ben strutturati e a tratti geniali…

Contro

  • …ma altre volte poco leggibili.
  • Strato di citazionismo spinto che potrebbe non piacere.
8

Più che buono

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