Blacksad: Under the Skin – Recensione

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Considerato il genere a cui Blacksad Under the Skin appartiene e la provenienza dell’impianto narrativo, mi sembra d’uopo una debita introduzione.
New York, 1950 o giù di lì. Joey Dunn, il proprietario di una scuola di pugilato, viene trovato impiccato al lampadario che illumina il ring al centro della sua palestra. Sua figlia Sonia, tornata in città in fretta e furia, rileva l’attività paterna e ha due grosse gatte da pelare: comprendere fino a che punto il gesto estremo del padre sia stato volontario e, soprattutto, ritrovare Bobby Yale, l’allievo migliore della scuola, scomparso misteriosamente dopo il “suicidio” del suo insegnante. Bobby infatti ha in programma un incontro importantissimo con il campione in carica e, se dovesse mancare all’evento, le penali che la palestra dei Dunn dovrebbe sostenere la trascinerebbero al fallimento. Per risolvere i suoi problemi, Sonia decide di assumere l’investigatore privato John Blacksad, ed è subito film noir.

ZOOTROPOLIS È A NUOVA YORK

Blacksad è un’avventura grafica basata sull’omonima serie a fumetti degli spagnoli Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido, ambientata negli sfavillanti anni Cinquanta, in una New York di fantasia abitata da creature animali antropomorfe.blacksad under the skin recensione

Blacksad è un grosso felino, un leopardo intento a fare il cosplay del tenente Colombo

Tutti i personaggi di Blacksad Under the Skin sono esseri umani con fattezze animali (avete presente lo stile “furry”? Ecco), e i tratti somatici servono principalmente a sottolineare il carattere di ogni individuo. Lo stesso protagonista è un grosso felino, un leopardo intento a fare il cosplay del tenente Colombo: appena facciamo la sua conoscenza, all’inizio del gioco, dobbiamo subito toglierlo dalle grinfie di un enorme rinoceronte incazzato a morte. Fare l’investigatore privato, del resto, è un’attività rischiosa e gli incontri ravvicinati con gli energumeni sono all’ordine del giorno. Soprattutto se siamo stati ingaggiati dalla loro moglie e siamo in possesso di foto ‘hot’ altamente compromettenti. Alla fine di questo incontro, tuttavia, veniamo subito messi di fronte a una delle tante scelte morali proposte dal gioco: restare onesti, fermi e irremovibili, condannando il marito infedele ad assumersi le proprie responsabilità, o accettare la cospicua mazzetta che ci farà chiudere un occhio, ma salverà il suo matrimonio? La scelta è nostra, e ne osserveremo i frutti quando sarà l’occasione perché, naturalmente, il nostro nuovo amico o nemico si rifarà vivo durante l’avventura.

DALLA CARTA AL 3D

Il mondo in cui si muove l’investigatore felino è interamente tridimensionale, ma la scelta delle inquadrature di Blacksad Under the Skin non è libera: è studiata per ricordare il più possibile quelle del fumetto originale, così come i personaggi, le situazioni, le ambientazioni. Chi ha letto l’opera di Canales e Guarnido si stupirà fin dall’inizio nell’osservare la fedeltà con cui l’ufficio del detective è stato portato sui nostri monitor: i mobili, la scrivania, perfino le suppellettili alle pareti sono tutti al loro posto. blacksad under the skin recensione

La scelta delle inquadrature non è libera: è studiata per ricordare quelle del fumetto originale

L’adattamento grafico dal fumetto al gioco, insomma, è riuscito piuttosto bene. La colonna sonora che accompagna le nostre indagini è composta quasi interamente da brani jazz e, bisogna dirlo, non potrebbe essere più azzeccata per immergerci nell’atmosfera. Il gameplay, invece, è l’aspetto su cui occorre fare attenzione. L’impostazione generale ricorda molto gli ultimi giochi prodotti da Telltale, con una struttura degli enigmi semplificata – rispetto alle avventure classiche punta & clicca – e uno sviluppo della trama molto lineare. Blacksad assomiglia moltissimo a un cartone animato, con mille scenette pre-calcolate e personaggi che si muovono in primo piano sullo schermo, ma spesso questa impostazione è un po’ troppo accentuata: dato che il mondo è interamente in 3D, sarebbe bello poter muovere più liberamente la telecamera. A me, per esempio, dà una certa inquietudine dover spostare il personaggio “verso di me” per farlo avanzare, e questo capita in diverse occasioni. È come camminare al contrario, senza vedere la destinazione. Possiamo allargare un po’ la visuale con la levetta analogica destra del pad, ma l’angolo è strettissimo e alla fine non serve quasi a niente. Sarà che negli ultimi tempi ho giocato molto a Red Dead Redempion 2 e forse mi sono abituato troppo bene, ma ritengo la libertà di movimento offerta da Blacksad complessivamente insufficiente, a tratti legnosa.

AZIONE E MEDITAZIONE

In Blacksad Under the Skin non abbiamo un inventario, perché non dobbiamo raccogliere oggetti per riutilizzarli altrove. Piuttosto, dobbiamo raccogliere indizi e osservazioni che vengono puntualmente segnate sul nostro taccuino. Una volta raccolti elementi abbastanza interessanti, possiamo entrare in “modalità di ragionamento” e cercare di metterli insieme secondo logica, per ottenere l’intuizione necessaria a proseguire.blacksad under the skin recensione

Non abbiamo un inventario, perché non dobbiamo raccogliere oggetti per riutilizzarli altrove

Blacksad è un felino e questo gli dona tre sensi particolarmente sviluppati: vista, udito e olfatto che, in alcune occasioni, si rivelano essenziali per l’indagine. Quando ricorre ai suoi sensi potenziati, la visuale assume un aspetto “onirico” in bianco e nero, il tempo sembra fermarsi e possiamo osservare la scena in modo molto più dettagliato, ottenendo per altro un piccolo aiuto a individuare gli hotspot direttamente dall’interfaccia. Tutte queste semplificazioni hanno una contropartita: il gioco ci chiede spesso di agire repentinamente con degli eventi improvvisi a tempo, per esempio per evitare un colpo letale o per colpire a nostra volta, dandoci diverse opportunità di scelta. Seguendo il percorso sbagliato, si muore. Non è un male di per sé, perché tanto possiamo sempre riprovare, il problema è che queste manovre di solito seguono delle sequenze video relativamente lunghe, che non si possono saltare. Tocca quindi rivederle da capo ogni volta. Blacksad Under the Skin prevede un sistema di salvataggio automatico che entra in funzione molto spesso, ma non ci dà la libertà di salvare in slot differenti. Quello che possiamo fare, però, è tornare a una situazione precedente e sviluppare nuovamente l’avventura da lì: i nostri passi, infatti, vengono registrati sotto forma di fumetto e, con l’opzione di caricamento, possiamo andarla a rileggere proprio come se fosse un albo.

CHE RAZZA DI INVESTIGATORE SIAMO?

Durante le indagini, Blacksad parlerà diverse volte con un mucchio di gente. Il gioco ci permette di decidere il tipo di approccio da utilizzare, dandoci una rosa di scelte che vanno dalla gentilezza alla minaccia, dal menefreghismo all’entropia, dall’onestà al pragmatismo. blacksad under the skin recensione

Tra i difetti del gioco c’è la libertà di movimento nei controlli, a tratti molto legnosa

In base alle domande che facciamo e alle risposte che diamo, forgeremo il carattere del nostro eroe, che possiamo sempre tenere sotto controllo in un’apposita pagina di statistiche. Trattandosi di un’avventura, non abbiamo a disposizione un punteggio (e ci mancherebbe…), ma questo gioco propone una valutazione molto originale, che non mi era ancora capitato di incontrare: l’efficacia dell’indagine. Stiamo facendo davvero progressi, o stiamo solo girando a zonzo? Stiamo ottenendo risposte utili, o ci stiamo solo rendendo antipatici a tutti? Un’occhiata a questo valore ce lo dirà istantaneamente, e spetterà a noi trovare strategie migliori. Non è certo la prima avventura a porci di fronte a scelte così marcate, ma è una delle poche dove le medesime hanno conseguenze ‘forti’. Blacksad Under the Skin affronta anche molti dei temi adulti che caratterizzano il fumetto, dal potere della finanza al razzismo, dal maschilismo alla corruzione, ma l’esito non è sempre dei migliori. Per esempio, cercare di distinguere ‘bianchi’ e ‘neri’ in base al colore del pelo si scontra paradossalmente con i luoghi comuni più infelici, nel momento in cui il primo personaggio palesemente ‘nero’ che incrociamo è uno scimmione. Si poteva facilmente evitare, ricordandosi che ‘voler’ affrontare un argomento non significa necessariamente ‘doverlo’ fare.

Accoglienza tiepida per quest’avventura, un po’ action e un po’ ragionamento, che abbandonando del punta & clicca in favore di un mondo tridimensionale perde le certezze della consuetudine, senza tuttavia guadagnare un’impostazione di gioco del tutto convincente. Il risultato, tuttavia, è godibile. Immergersi nell’America pelosa di Blacksad, accompagnati dalle note jazz e impegnati a ragionare su prove e indizi, è stato molto divertente. La grafica e i personaggi accattivanti, la storia non banale e i sottotitoli in Italiano (mentre l’ottimo voice-over rimane in Inglese) contribuiscono a rendere le indagini molto piacevoli e l’unico ostacolo che potrebbe trattenervi dall’acquisto riguarda il prezzo pieno, non proprio indifferente, di circa 40 euro.

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Pro

  • Ottimo adattamento grafico del fumetto.
  • Personaggi carismatici, atmosfera convincente.
  • Non si sente la mancanza degli oggetti da raccogliere.

Contro

  • Scenette in full motion video che non si possono saltare.
  • Gli eventi temporizzati fanno un po’ specie, all’alba del 2020.
  • Sistema di controllo complessivamente legnoso.
7.6

Buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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