Star Wars Jedi: Fallen Order – Recensione

PC PS4 Xbox One

Quanto tempo abbiamo dovuto attendere per mettere finalmente le mani su un titolo esclusivamente single player ispirato a Star Wars, proprio come Jedi Fallen Order? Davvero troppo se si decide di non considerare gli spin-off in salsa LEGO, tutto sommato trascurabili. Da quando la licenza è nelle mani di Electronic Arts hanno potuto gioire solamente gli appassionati di sparatutto online, i quali hanno ricevuto i due Battlefront targati DICE, ma per chi è alla ricerca di esperienze da affrontare in solitaria questi sono stati anni di digiuno forzato.




Per fortuna l’astinenza è terminata adesso che Star Wars Jedi: Fallen Order è tra noi. Un action game che non reinventa di certo la ruota; anzi, si limita a prendere in prestito delle meccaniche più che collaudate da diverse tipologie di giochi d’azione, ma lo fa dando vita a un’esperienza ludica tutto sommato inedita non solo per lo studio di Vince Zampella e compagni, ma anche per lo stesso franchise di Guerre Stellari.

ORDINE IN FRANTUMI

Le vicende di Star Wars Jedi: Fallen Order si posizionano cinque anni dopo l’Epurazione, il processo scaturito dal famigerato Ordine 66 dato dal neo imperatore Palpatine ne La Vendetta dei Sith che ha portato alla distruzione dell’Ordine degli Jedi. Un lustro dopo gli eventi di quell’Episodio III della saga cinematografica, i maestri, i cavalieri e i padawan che non sono morti si ritrovano costretti a vivere in clandestinità celando i loro poteri, costantemente braccati dagli agenti dell’Inquisizione che vogliono estirpare una volta per tutte chiunque sia legato al Lato Chiaro della Forza. Tra questi fuggitivi vi è anche Cal Kestis, appena adolescente ai tempi della caduta degli Jedi, un giovane padawan che per forza di cose non è mai riuscito a completare il suo addestramento, il suo legame con la Forza danneggiato dagli eventi traumatici a cui suo malgrado si è ritrovato ad assistere, spettatore inerme della follia di Darth Sidious e Darth Vader. Ora Cal si nasconde in piena vista in un cantiere imperiale, lavorando come operaio addetto allo smantellamento delle carcasse di navi impegnate nella Guerra dei Cloni. Le sue giornate proseguono in relativa serenità, per quanto si possa essere sereni sotto il giogo dell’Impero Galattico, almeno finché un incidente non lo costringe a sfruttare i poteri della Forza per salvare la vita al suo unico amico.
Star Wars Jedi Fallen Order Recensione PC PS4 Xbox One

Quella di Star Wars Jedi: Fallen Order è con buona probabilità una delle storie a tema Guerre Stellari più appassionanti degli ultimi anni

È in questo momento che iniziano i guai giacché dopo poco si ritrova a tu per tu con l’Inquisizione. Una rocambolesca fuga più tardi, il giovane Cal si ritrova invischiato in una missione che potrebbe portare alla fondazione di un nuovo Ordine degli Jedi in grado di contrastare il neonato Impero Galattico. Detto questo non vorrei approfondire ulteriormente la questione dal momento che la trama di Fallen Order è particolarmente articolata e piena zeppa di colpi di scena, alcuni dei quali sono riusciti a lasciarmi a bocca aperta, dunque preferisco evitare spoiler per non rovinarvi la sorpresa. Vi basti sapere che quella di Star Wars Jedi: Fallen Order è con buona probabilità una delle storie a tema Guerre Stellari più appassionanti degli ultimi anni, migliore persino della sceneggiatura delle ultime pellicole della serie principale e in grado di rivaleggiare con quella di Rogue One, da cui va detto che Respawn ha ripreso alcune tematiche. Il merito va non solo a chi ha buttato giù il plot del videogioco, ma anche agli attori impegnati nella produzione: a partire da Cameron Monaghan, Debra Wilson e Daniel Roebuck, rispettivamente il protagonista Cal e i comprimari Cere e Greez. A tal proposito, il gioco è interamente localizzato in italiano ma il mio consiglio spassionato è quello di impostare l’audio in lingua originale dal momento che il doppiaggio nostrano si rivela davvero poco ispirato, e rischia addirittura di rovinare il coinvolgimento nelle vicende narrate.

COME SAMUS INSEGNA

Sul versante prettamente ludico, invece, Star Wars Jedi: Fallen Order si presenta come un mix di dinamiche mutuate dalla saga di Metroid Prime da un lato, e dalle produzioni di From Software dall’altro. Attenzione però, ciò non significa che ci troviamo di fronte a un titolo derivativo o addirittura senz’anima, tutt’altro: l’essenza stessa di Respawn Entertainment è concentrata all’interno del codice di gioco, e non mi riferisco esclusivamente alla capacità di Cal di correre sui muri come già visto nei due Titanfall. Lo si nota soprattutto nella voglia di spettacolarizzare ogni cosa che sfocia in un genuino abbondare di sequenze scriptate capaci di tenere sempre alta l’attenzione, un vero e proprio marchio di fabbrica di Zampella e compagni sin dal primo Call of Duty. Eppure Fallen Order riesce a dosare alla perfezione i tempi dell’avventura, alternando queste sezioni fortemente adrenaliniche a parti più lente e ragionate dove la pura esplorazione la fa da padrona.

l’essenza stessa di Respawn Entertainment è concentrata all’interno del codice di gioco

Perlustrare ogni singolo anfratto dei diversi pianeti su cui hanno luogo le peripezie di Cal Kestis alla ricerca di potenziamenti e segreti è particolarmente appagante, anche perché spesso ci si ritrova a dover fare i conti con dei puzzle ambientali che richiedono elasticità mentale e una certa padronanza delle capacità del protagonista. In questo senso è impossibile non citare i dungeon – uno più ispirato dell’altro – presenti in ogni mondo, ciascuno dei quali legato a uno specifico potere della Forza. Qui il ritmo di gioco rallenta, diventa più riflessivo e introspettivo, limitando al minimo i combattimenti per far spazio al processo di maturazione del protagonista che da padawan si appresta a risanare il suo legame con la Forza e completare così il suo addestramento per diventare un vero e proprio cavaliere Jedi. I dungeon assumono così una doppia valenza ludo-narrativa, contribuendo da un lato a gettare luce sul passato di Cal e dei suoi compagni di viaggio, e dall’altro a sbloccare nuove abilità utili a raggiungere sezioni di mappa in precedenza inaccessibili, proprio come ci si aspetterebbe da qualsiasi buon metroidvania. Sezioni che possono celare sì segreti come nuovi oggetti di personalizzazione estetica o estensioni della barra di vitalità e Forza, ma anche boss opzionali che portano in dote una discreta quantità di punti esperienza.

LA FORZA DELLA BATTAGLIA

Sì perché Star Wars Jedi: Fallen Order include anche un sistema di progressione che strizza l’occhio ai giochi di ruolo. Nulla di particolarmente elaborato, intendiamoci, ma l’esperienza accumulata può essere investita per sbloccare nuove mosse e capacità offensive, come il lancio della spada laser o il fendente alto, oppure per migliorare i poteri della Forza e renderli ancora più letali, soprattutto contro i nemici che si incontrano nelle fasi avanzate dell’avventura. È dunque presente un vero e proprio skill tree che si apre gradualmente man mano che vengono sbloccati più poteri e potenziamenti, un albero accessibile soltanto una volta raggiunto un circolo di meditazione, l’equivalente di un falò di Dark Souls per intenderci. Qui possiamo spendere l’esperienza e riposarci, ben sapendo che il mondo di gioco si resetta ogni volta che la salute viene rigenerata, facendo ritornare in vita i nemici precedentemente abbattuti (boss esclusi, chiaramente). Questa non è tuttavia l’unica meccanica ispirata alle opere di From Software, basti pensare che alla morte si perde tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento. Successivamente basta sferrare un colpo al nemico che ci ha fatto capitolare per entrare nuovamente in possesso dei punti perduti, ma anche per rigenerare immediatamente salute e Forza.
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prima di danneggiare un nemico bisogna spezzarne l’equilibrio oltrepassandone le difese

Come potrete immaginare, un sistema del genere rende molto meno punitivo l’intero impianto di gioco, mentre il selettore di difficoltà permette di adattare l’opera a qualsiasi tipologia di pubblico. Per quanto mi riguarda, ho affrontato l’avventura alla difficoltà Maestro Jedi, la terza sulle quattro disponibili, morendo più di qualche volta ma senza mai sperimentare il medesimo senso di frustrazione che ho provato spesso giocando ai titoli di Hidetaka Miyazaki. Se tuttavia queste dinamiche ricordano Dark Souls, il sistema di combattimento vero e proprio porta alla mente quello di Sekiro. Non vi è alcuna barra della stamina che limita il numero di colpi che si possono sferrare, tuttavia prima di danneggiare un nemico bisogna spezzarne l’equilibrio oltrepassandone le difese. Una volta sbilanciato, l’avversario di turno si apre all’offensiva di Cal che può così intaccare direttamente la sua barra della vitalità: nella maggior parte dei casi basta un singolo fendente per uccidere il malcapitato di turno, in altri è invece necessario ripetere questo procedimento almeno un paio di volte. Ovviamente questo discorso vale anche al contrario dal momento che il blocco dei colpi nemici erode l’equilibrio del protagonista, per questo conviene prendere quanto prima dimestichezza con la parata per sferrare dei contrattacchi nel momento esatto in cui l’avversario tenta un affondo, una tecnica quantomai essenziale durante gli scontri con i boss.

COREOGRAFIE DI GUERRA

Ecco, i boss rappresentano l’unico vero tasto dolente di Star Wars Jedi: Fallen Order. Qualche paragrafo fa scrivevo che Respawn ha preferito puntare sulla spettacolarizzazione dell’azione, e ciò è quantomai vero durante questi scontri. Peccato che lo spettacolo spesso si paghi al prezzo di boss poco ispirati sul versante ludico, soprattutto nella prima metà del gioco. Questi nemici offrono una scarsa varietà di pattern di attacco, rendendo il combattimento pressoché meccanico sebbene coreograficamente di sicuro impatto. La situazione migliora radicalmente nella seconda parte dell’avventura: qui gli scontri si presentano in maniera più stratificata nella misura in cui questi boss presentano pattern offensivi di gran lunga più assortiti, mentre a volte capita persino che il combattimento sia diviso in più fasi differenti separate da una breve sequenza di intermezzo.

è proprio nel suo essere inequivocabilmente Star Wars che Fallen Order riesce a brillare

Va poi detto che tali boss fight risultano maggiormente appaganti anche per via di un più ampio ventaglio di mosse a disposizione del protagonista, che può così mettere a frutto tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento. L’ottima messa in scena va di pari passo con il coinvolgimento del giocatore, che diventa così in prima persona autore della coreografia del combattimento, un elemento tutt’altro che trascurabile quando si parla di Star Wars. Ed è proprio nel suo essere inequivocabilmente Star Wars che Fallen Order riesce a brillare, offrendo al giocatore una sensazione di potenza in costante crescita coadiuvata da una presentazione di primo livello che poggia le basi su una direzione artistica sempre ispirata, una regia eccellente e una colonna sonora che richiama alla perfezione le sonorità tipiche dei film della saga. Star Wars Jedi: Fallen Order è dunque il videogioco perfetto per gli appassionati di Guerre Stellari, soprattutto per chi è rimasto deluso dall’ultima trilogia cinematografica che sta per giungere al termine.

Star Wars Jedi: Fallen Order centra il bersaglio offrendo il giusto mix di azione adrenalinica ed esplorazione ragionata. Le meccaniche metroidvania sono innestate alla perfezione all’interno della formula di gioco, e lo stesso si può dire di quelle mutuate dalle ultime produzioni di From Software. Pur senza introdurre nulla di davvero nuovo, Respawn Entertainment riesce a fondere tutti questi elementi e a dar vita a un’esperienza affascinante, appagante e piuttosto longeva, nonché coerente con l’ecosistema di Guerre Stellari (molto più delle ultime produzioni cinematografiche). Fallen Order è una lettera d’amore rivolta verso Star Wars che i fan della saga non dovrebbero lasciarsi sfuggire per nulla al mondo.

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Pro

  • Una delle migliori esperienze a tema Star Wars.
  • Struttura metroidvania eccellente.
  • Sistema di combattimento vario e avvincente.
  • Trama appassionante dall’inizio alla fine.

Contro

  • Qualche boss sottotono.
  • Doppiaggio italiano non all’altezza.
9

Ottimo

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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