È finalmente giunto il momento. Dopo qualche giorno d’attesa, in cui abbiamo pubblicato una versione work in progress della nostra recensione, siamo arrivati alla valutazione finale di FIFA 20. Abbiamo macinato un numero sufficiente di partite, spaziando tra le diverse modalità di gioco e muovendoci tra campo e panchina, tra pacchetti di figurine e partite di street soccer. Ci siamo divertiti abbastanza, lo premettiamo sin da ora, anche se la sensazione è che FIFA possa fare di più, che ci siano ancora margini di miglioramento in diverse componenti, anche perché alcune lacune storiche della serie sono purtroppo sempre presenti. Magari in tono minore, ma ancora presenti. Ma andiamo con ordine e ripartiamo da dove c’eravamo fermati…
LA GIUSTA STRADA?
(musica tunz-tunz di sottofondo)
“La gente è sconvolta,
stordita e stravolta,
Arriva la svolta,
È il giorno di Volta!”
(fine della musica tunz-tunz)
Ok, da grande (o per essere più preciso, da anziano pensionato che non vedrà mai la pensione) non farò il rimatore o il rapper. Però oggi è davvero il giorno di Volta. Presentato in pompa magna a tutti gli eventi pre-lancio di FIFA 20, il calcio da strada torna in azione con un ruolo da protagonista. EA non ha infatti tralasciato nulla, cucendo addosso allo street soccer un abito che magari non sarà perfettamente rifinito in ogni suo dettaglio, ma che risulta comunque essere di qualità apprezzabile. Che non si tratti di una semplice opzione di complemento, buttata lì giusto per far massa, appare evidente sin dalle prime schermata. C’è una struttura ampia, ricca di opzioni, con una storia in stile The Journey, una modalità Campionato assimilabile alle Divisioni di Ultimate Team e il Tour Volta che permette di partecipare a una serie di tornei in giro per il mondo. E c’è anche una componente relativa alla personalizzazione che si sviluppa su due percorsi ben distinti. Da un lato abbiamo la parte estetica, con decine di capi d’abbigliamento con cui personalizzare il look del proprio calciatore (e della propria squadra), dall’altra abbiamo un vero sistema di evoluzione in stile GDR, con 45 differenti abilità sbloccabili mediante l’acquisizione di punti esperienza. Insomma, non sembra mancare proprio nulla. E in campo?
EA ha cucito addosso allo street soccer un abito risulta comunque essere di qualità apprezzabile
CELO, CELO, MANCA!
La caccia alla sbustata fortunata riparte da dove si era conclusa, con una nuova stagione di FUT in cui la tradizionale formula a Divisioni viene affiancata da nuove varianti di gioco e da un rinnovato sistema di gestione delle ricompense. La principale novità in termini ludici è rappresentata dalla possibilità di affrontare incontri amichevoli sia in cooperativa che sfidando un amico, con una nuova infornata di “house rule” pronte a portare in campo un pizzico di imprevedibilità. Tra partite con bonus speciali (più velocità, più potenza di tiro…), scambi nelle formazioni e moltiplicatori di punteggio c’è spazio per momenti folli, improbabili rimonte e situazioni che hanno ben poco a che spartire con il calcio reale. Restano saldi ai loro posti i Draft, la Squad Battles e le Division Rivals, senza che siano apportate modifiche sostanziali alle rispettive formule base. I premi sono suddivisi in due tipologie differenti, con una parte “a scadenza” e una invece che non ha alcun vincolo di natura temporale. La prima, denominata Stagione, utilizza un sistema di punti esperienza con ricompense selezionabili allo scattare di ogni livello. La seconda invece comprende tutta una serie di obiettivi a lungo termine (ad esempio, un numero prefissato di vittorie in Squad Battles, fino a 300) che possono essere portati a termine in maniera naturale, semplicemente continuando a giocare.
La principale novità in termini ludici è rappresentata dalla possibilità di affrontare incontri amichevoli
TUTTO IL RESTO… È NOIA?
Volta rappresenta la novità, Ultimate Team la tradizione, le restanti modalità di gioco un contorno che, per buona parte dei giocatori, rimarrà intoccato per un intero anno. Tipo i broccoletti di fianco a una gustosa bistecca. È tale e tanto il distacco tra UT e il resto delle opzioni, che la famosa battuta “Il posto migliore per nascondere un cadavere è pagina 2 di una ricerca su Google”, potrebbe trasformarsi in questa recensione in “Il posto migliore per nascondere un cadavere è una qualunque modalità di FIFA che non sia FUT”. Malgrado questa (triste) verità, EA ha comunque confezionato un pacchetto ricco con l’esclusiva della Champions League, sfide online fino a 11 contro 11, amichevoli, prove d’abilità e, soprattutto, la Carriera.
Il posto migliore per nascondere un cadavere è una qualunque modalità di FIFA che non sia FUT
LA PALLA È ROTONDA
Siamo così giunti al paragrafo più complesso della recensione. Qui si smette di parlare di modalità, di opzioni, di pacchetti, di porticine, di giovani promesse e di campioni affermati e si passa a sudare in campo. Si gioca partita dopo partita, per scoprire se l’impatto delle numerose modifiche presentate con dovizia di particolari in video tutorial e comunicati stampa sia effettivamente positivo. Perché a parole ogni cosa sembra bellissima. Ogni cosa sembra funzionare benissimo. Ogni cosa sembra essere l’aggiunta del secolo. Ma una volta preso il pad in mano, si possono anche verificare delle spiacevoli sorprese.
Non ci sono stati clamorosi stravolgimenti rispetto a FIFA 19
Come ho scritto, l’azione scorre fluida e l’intelligenza artificiale si comporta, nella maggior parte dei casi, in maniera convincente. Con qualche criticità. Fino a livello Esperto il filtrante è un’arma che funziona sin troppo bene, con difensori centrali che vengono colti di sorpresa con eccessiva frequenza da passaggi piuttosto prevedibili. La situazione migliora in maniera abbastanza evidente aumentando la difficoltà (consiglio personale, giocate almeno a Campione), pur con qualche saltuaria (e clamorosa) amnesia che consente di involarsi facilmente verso la rete avversaria. Contribuisce in parte a facilitare le imbucate il fattore velocità, con gli attaccanti più rapidi in grado di scattare e di prendere un margine di vantaggio spesso incolmabile. Non siamo ai tragici livelli sperimentati in alcune edizioni passate (Fifa 15 su tutti, se la memoria non mi tradisce), però è evidente che il problema velocità permanga e che anche quest’anno si correrà molto, forse troppo. Il trend è confermato anche dai primi giorni di mercato, con i calciatori dotati di maggiore velocità (sopra il 90) che vengono venduti a prezzi esorbitanti. Tutto sommato bene i portieri, che non si sono esibiti in papere colossali e che, fatta salva qualche uscita garibaldina, hanno sempre dato l’impressione di essere lucidi e in controllo della situazione. Più intuitivo rispetto al passato il nuovo sistema di gestione delle punizioni, con un puntatore che permette di stabilire con discreta precisione dove indirizzare la sfera. Male gli arbitri, non tanto per la quantità di fischi, quanto per la gestione delle sanzioni disciplinari. I cartellini vengono estratti senza alcun raziocinio, con plateali falciate che passano inosservate e banali trattenute che vengono punite con l’ammonizione. Una casualità che infastidisce, soprattutto quando si viene espulsi per due contrasti decisi ma veniali.
I TEMPI SUPPLEMENTARI
Alternanza tra luci e ombre per quanto riguarda la realizzazione tecnica del titolo EA. Si possono fare pochi appunti al comparto grafico, convincente nelle animazioni, molto buono nei modelli dei giocatori (con una cura particolare, come da tradizione, per le star più affermate) e apprezzabile negli elementi di contorno. Male, decisamente male invece l’audio. La telecronaca di Pardo e Nava ha stancato non solo per un fattore meramente qualitativo, ma anche per la mancanza di rinnovamento. Sono anni che sentiamo sempre le stesse frasi, che ci imbattiamo sempre negli stessi errori, che ascoltiamo i medesimi scambi di battute, con gli interventi “cronometrici” di Matteo Barzaghi a spezzare una litania ormai sin troppo prevedibile. Possiamo capire che non si tratti di una scelta facile, registrare ex novo l’audio di un titolo come FIFA richiede un impegno non indifferente, ma sarebbe davvero il caso di dare una svecchiata al commento, perché la voglia di premere il tasto mute sul telecomando aumenta partita dopo partita.
FIFA 20 non cambia la formula che da anni ha portato la serie EA a primeggiare nella categoria calcistica, almeno per quello che riguarda le vendite. L’offerta contenutistica è più che discreta, con un apprezzabile quantitativo di (interessanti) varianti che purtroppo rischiano di cadere ben presto nel dimenticatoio, fagocitate da quel pozzo senza fondo che risponde al nome di Ultimate Team. Le modifiche alla struttura di gioco non stravolgono un impianto collaudato, abbastanza spettacolare e che privilegia l’attacco alla difesa. L’impressione è che sarebbe necessario un pizzico in più di coraggio per rivedere alcune meccaniche e liberarsi di alcuni problemi storici (ad esempio la velocità, sia della manovra che di alcuni calciatori), anche se nel complesso c’è di che divertirsi.