Blasphemous - Recensione

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Essendo mia la colpa, io ti invoco, Miracolo flagellante. Fa’ sì che il mio petto patisca le pene del pentimento. Forgia il tuo castigo e conficcalo in profondità. Da’ forma alla mia Colpa, ancora una volta“. La peccatrice batte un grande crocifisso al petto. Al terzo tocco del freddo metallo sulla carne le sue strazianti preghiere vengono esaudite. Il miracolo si compie in maniera cruenta, trasformando la statuetta del Cristo in una vera e propria lama cinta da spine, che le trafigge il cuore. Con un intro così non è difficile immaginare come Blasphemous sia in grado di catturare sin da subito il giocatore all’interno del suo angosciante mondo in rovina, trascinandolo volente o nolente in un lungo pellegrinaggio nato dal senso di colpa. Vestendo i panni di un muto penitente, sarà chiamato a compiere incredibili imprese per redimersi dagli innominabili peccati commessi, finendo col vagare tra enormi cattedrali, prigioni e villaggi diroccati. La strabiliante Pixel Art dona al titolo un look davvero peculiare, in grado di rendere ancora più inquietanti i pesanti argomenti proposti, esaltando lo spargimento di sangue di combattimenti fatti di schivate e contrattacchi e devastanti esecuzioni.

ANIMA BLASFEMA

Il metroidvania di The Game Kitchen raccoglie in sé tutti gli elementi che ci si aspetterebbe dal genere. Non sembra mancare davvero nulla, dalla mappa interconnessa alle caratteristiche da gioco di ruolo che segnano la nostra progressione, fino all’incredibile quantità di segreti e criptiche quest. Nonostante tutto però, più che i più ovvi antenati, questo spietato sidescroller ricorda parecchio la saga dei Souls, non soltanto per via di altari sparsi nella mappa a mo’ di falò, ambientazioni di ovvia ispirazione medievale o fantastiche musiche (create, in questo caso, da Carlos Viola) che accompagnano sia l’esplorazione che i feroci scontri con i nemici più temibili, così minacciosi e strazianti. Proprio come nei lavori di Miyazaki, un velo di inquietudine copre qualsiasi luogo si visiti e la situazione innaturale che ci si ritrova davanti non sembra così ”giusta”, come gli abitanti del creato vorrebbero farci credere.

un velo di inquietudine copre qualsiasi luogo si visiti

I boss, dal grottesco design pesantemente influenzato dal messaggio che la narrazione vuole trasmettere, rappresentano una buona sfida con la quale mettere alla prova le proprie abilità, ma senza eccessi. Sebbene il nostro viaggio paia avere come scopo quello di trovare il giusto castigo per l’incerto passato dell’altrettanto misterioso protagonista, il livello di difficoltà, per quanto alto, non è mai ingiusto e non punisce eccessivamente il giocatore per i più piccoli errori. Le sezioni di piattaforme sono piuttosto solide (per la maggior parte) e raramente ci si trova di fronte al classico, scandente, unico colpo nemico che ci fa precipitare in un burrone senza fondo eliminandoci all’istante. Oltre ai semplici attacchi base, potremo fare affidamento su una serie di nuove abilità sbloccabili lungo la via, che vanno dal classico colpo caricato al devastante scatto fulmineo. Per affrontare la missione avremo dalla nostra anche un buon arsenale di preghiere dai diversi effetti, oggetti da inserire nei grani del nostro rosario per ottenere utili passive e potenziamenti per la nostra spada, chiamati Cuori del Mea Culpa, e reliquie sacre in grado di stravolgere la nostra visione del mondo, permettendo di raggiungere punti inesplorati alla ricerca di segreti. Il tutto è corredato da una serie di Racconti che offrono un buon contesto al nostro girovagare mentre ci si addentra in storie a primo acchito scollegate.

ADATTO A TUTTI?

Per via dei suoi temi indiscutibilmente pesanti e del cruento combattimento, si potrebbe pensare che Blasphemous non sia altro che un gioco che usa elementi cattolici in modo quasi infantile. Questo insolito 2D, tuttavia, sfrutta una storia quasi raccapricciante per andare ad affrontare tematiche insolitamente profonde, rendendosi apprezzabile da chiunque (PEGI permettendo). La blasfemia non è necessariamente un atteggiamento irrispettoso nei confronti di Dio ma il mettere in dubbio una parte più estrema del credo che spesso i praticanti provano a dimenticare. In un mondo dove i miracoli sembrano più intenti a perseguire l’uomo di fede penitente piuttosto che graziarlo del perdono, dove la misericordia ha lasciato lo spazio solo al pentimento e al dolore eterno, ci ritroviamo a utilizzare una spada letteralmente nata dal peccato. Nonostante questo, di fronte non ci troveremo davanti solo vizi da condannare e degenerati da rinnegare.

Un ottimo esempio, in tal senso, è il boss chiamato Arcivescovo Riesumato. Si tratta di un cadavere ormai scheletro, adornato di ori e vesti pregiate, portato in processione dai fedeli, che lo usano come un burattino come quasi fosse di nuovo in vita. Il nostro avversario tuttavia, non è quindi il gigantesco morto quanto la folla di mani che lo sorreggono, facendo scempio delle sue spoglie. Nella conclusione della narrazione di Blasphemous si può comunque compiere vera eresia contro un ordine clericale, nel tentativo di mettere freno all’incessante “miracolo”. Una decisione che potrebbe essere interpretata come un atto di ribellione ma il cui effettivo significato rimane comunque interamente  legato all’interpretazione data dal giocatore alla divinità intransigente dell’opera firmata da The Game Kitchen.

LE VERE DEBOLEZZE

In linea di massima Blasphemous merita indubbiamente di esser pubblicato da un editore storico come Team 17. Le visual, il semplice ma efficace gameplay e le musiche lo rendono un titolo facilmente consigliabile. I suoi contenuti tuttavia sono quasi impossibili da apprezzare fino in fondo a scatola chiusa, ma derivano dalla conoscenza delle credenze sulle quali si poggia tanto quanto dall’esperienza nel genere dei platform a due dimensioni, nello specifico dei metroidvania.

di fronte non ci troveremo davanti solo vizi da condannare e degenerati da rinnegare

Riuscire a padroneggiare velocemente le tecniche a disposizione e scoprire il modo giusto di procedere è fondamentale per la godibilità di un titolo che ha poco di davvero innovativo quando si tratta di design nudo e crudo, se non alcune piacevoli variazioni nelle fasi di esplorazione. Nel caso si trovi un boss troppo difficile o non si capisca bene dove andare è inevitabile che il giocatore possa provare almeno un minimo di frustrazione. Il tutto è esacerbato da alcuni piccoli dettagli che fanno storcere un po’ il naso. Le criptiche quest secondarie, sebbene interessanti, costringono a raccogliere una vera e propria infinità di “collezionabili” e ad affrontare fin troppe volte le stesse stanze senza che queste offrano mai una vera varietà. Paradossalmente, le più lunghe di queste missioni offrono per giunta dei premi per i quali non vale davvero darsi pena, a meno che non si parta già dal presupposto di completare il gioco al 100%. Perdersi è purtroppo davvero facile. Dopo circa 13 ore di gioco, ormai al culmine della storia, mi sono ritrovato a girovagare tutta la mappa per capire come procedere, finendo per ritrovarmi in mezzo a una tediosa caccia ai segreti nella speranza che quella fosse la soluzione ai miei problemi. In realtà, per proseguire era necessario camminare fino in fondo in una determinata stanza per sbloccare un incontro “fortuito” con uno dei boss. Un’entrata di scena davvero d’effetto ma che comunque non è riuscita a farmi passare dalla mente il fastidio per l’oretta persa.

Blasphemous è un metroidvania con concetti interessanti che utilizza uno stile pixeloso e retro per dare vita a un mondo da incubo. I problemi arrivano da alcune distinte scelte di design e dalla mancanza di veri e propri elementi che rendono il suo gameplay completamente diverso da altri grandi esponenti del genere.

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Pro

  • Fantastico dal punto di vista estetico.
  • Eccellente musica.
  • Boss inquietanti e divertenti da battere.

Contro

  • Quest monotone dai premi a volte ridicoli.
  • Alcuni piccoli elementi di design rallentano la progressione.
8

Più che buono

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