Nella vita capita spesso di doversi confrontare, anche con qualcuno migliore di noi (o che reputiamo tale). Come il ragazzino più forte a calcio della scuola, lì, ad osservarlo in un misto di invidia e ammirazione, provando a contrastarlo ma venendo sempre saltati secchi, senza possibilità di replica se non un fallaccio da dietro che non conosce fair play e non ci renderebbe migliori. Ed è un po’ il gioco di ruoli tra il WRC di Kylotonn e il DiRT di Codemasters, sempre due, tre, quattro curve avanti, col suo Rally 2.0 capace di evolvere, qualche mese fa, il concetto stesso di off-road videoludico. Una serie passata negli anni per troppe mani che hanno firmato troppi contratti, distorcendone il messaggio ludo-corsistico come una conversazione disturbata sulla linea simulazione-arcade. WRC 8 migliora credendo sempre in un rally pop, per tutti, con alcune parti meccaniche che però talvolta cedono, logorate dalla vita sterrata.
QUESTIONI SUPERFICIALI
L’epidermide di WRC 8 sono i terreni del campionato mondiale, 14 scenari meravigliosi, aspri, che sembra di toccare coi guanti in lattice. La superficie assume un significato letterale, approssimativo, faticando a trasmettere il senso di trazione, come se macchina e ghiaia fossero separati da un sottilissimo strato protettivo, preservativo, mentre la neve svedese risente chiaramente del surriscaldamento globale, più sciolta che ghiacciata. Lo si nota perché la mente torna sempre lì, anche detestando il gioco dei paragoni, alle ore passate sull’opera Codemasters, in cui l’auto affonda le ruote nel terriccio virtuale, fatica diventando un tutt’uno con esso, scomponendo perfino le rotelle sotto la sedia, anche semplicemente con un pad tra le mani.
La superficie assume un significato letterale, approssimativa, faticando a trasmettere il senso di trazione
È proprio quel senso di inerzia a essere qui troppo timido, rendendo la guida poco saporita ma fisicamente volubile, soprattutto nella pericolosissima gestione di dossi e buche.
Il terreno non trasmette il pericolo al pilota/giocatore, comunicando in segreto solo con l’auto e portando a incidenti difficili da leggere, prevedere, digerire. Non bene per quella fisica rinnovata che avrebbe dovuto caratterizzare questo episodio e che invece restituisce auto più simili a modellini che a repliche virtuali. Eppure
la percezione cambia lasciando attivi ABS e TCS, evitando di guidarlo in purezza, andando contro l’indole dell’appassionato. Lo stridio della dissonanza superficie/controllo si affievolisce, l’auto non tende più a comportarsi in modo semi-realistico su terreni semi-arcade. I due elementi trovano un accordo, si stringono la mano e ci si ritrova in un’opera che evolve l’immediatezza del V-Rally 4 di
Kylotonn, nobilitando e raffinando quella guidabilità ancora acerba un anno fa. Sembra quasi di tornare al
WRC del fu
Evolution Studio. Un rally pulito, essenziale, che si guida con gusto dopo averne compreso la vera natura ibrida, godendosi i tornanti e il piacere dei traversi, simulando la bravura dei piloti reali senza bisogno dello stesso talento. È un modello di guida sì ossidato, leggero, più nervoso che sinuoso, che
riesce però a indurre piacevoli sensazioni ludiche più che muscolari, con cui scoprire un’offerta contenutistica di primo livello. Tappe singole per fondamentali time attack, campionati e una carriera dallo spirito manageriale che stimola ad essere giocata a lungo. La micro-gestione del team (con ruoli specifici che fanno scattare determinati vantaggi, come un buon meteorologo capace di prevedere le condizioni della prossima tappa) e delle nostre finanze, la pianificazione del calendario, la “magica” sezione Ricerca & Sviluppo in cui spendere punti per guadagnare bonus di guidabilità come fossero le abilità di un witcher a caso; tutti elementi leggibili, mai invasivi e ben presentati.
Gli appuntamenti del campionato saranno inframezzati da sfide sfiziose, esibizioni utili per mantenersi in buoni rapporti con gli sponsor e allenamenti. Non è la carriera buttata lì che spesso si vede nel genere.
BELLEZZA A FOTOGRAMMI RIDOTTI
Tecnicamente il rally francese regge l’urto di quello britannico, con tappe ricreate alla perfezione nei dettagli e nella natura. La Corsica è bella da impazzire, l’Argentina austera, lunare, quasi totalmente priva di vegetazione, mentre le lingue d’asfalto teutoniche si snodano tra vigneti che produrranno deliziosa uva per un vino alle note di gomma bruciata.
Un rally pulito, essenziale, che si guida con gusto dopo averne compreso la vera natura ibrida
I colori sono quelli giusti, vividi, la modellazione poligonale mirabile, nonostante le auto non siano più quelle di una volta; ma di questo bisognerebbe lamentarsene con la FIA e i costruttori che stentano a investire nella competizione (ma per fortuna non manca una sapiente selezioni di iconici bolidi d’epoca). Eppure su console tutto scorre a una fluidità limitata, dimezzata rispetto al necessario.
30fps che spingono ancora di più WRC 8 ai margini della simulazione, rendendo quasi impraticabile la visuale interna, tornando a guidare old school, a sentimento; occhi sul posteriore, orecchie al copilota e immaginazione per anticipare le reazioni del mezzo. I 60 quadri al secondo dovrebbero essere standard nel genere, ed è proprio il livello di dettaglio a mettere visivamente in difficoltà quando non si riesce a raggiungerli, sporcando l’immagine e penalizzando i riflessi. La situazione peggiora ulteriormente (come è giusto che sia) al manifestarsi di un
meteo molto curato, talvolta dinamico, ben riprodotto a livello sensoriale, tanto che probabilmente il meglio dal titolo l’ho tirato fuori durante le mie scorribande nel fango gallese, in cui sembra di sentire il profumo gelido della pioggia nel bosco. Sotto il profilo ambientale il titolo brilla di luce propria, con tutta una serie di sfumature che permettono alle 100 tappe di esaltarsi. Alba, giorno, tramonto, pioggia leggera, nuvoloso, violente nevicate, notte: è sempre meraviglia avvolta da sonorità croccanti, dove gli scoppiettii degli scarichi e il frusciare delle gomme sullo sterrato creano una colonna sonora ambient che andrebbe registrata e ascoltata tutte le sere prima di addormentarsi.
WRC 8 è un titolo che deve fare i conti con troppi compromessi, su troppi fronti, uscendone ridimensionato rispetto alle sue potenzialità. Non si tratta di un gioco insufficiente né tantomeno rotto, ma che sembra evolversi troppo lentamente e senza avere ben chiari i suoi obiettivi. È più un buon videogioco di rally che una buona simulazione e, una volta chiarito questo aspetto, l’opera Kylotonn è capace di regalare ore di corse goderecce per gli scenari del campionato mondiale, realizzati con un’ottima tecnica nonostante il tutto si muova a 30 fotogrammi al secondo. La carriera di stampo gestionale funziona, intriga e diverte, mentre tutto il comparto online esalta chi dimostrerà di avere talento e padronanza del mezzo, col sogno, perché no, di arrivare a giocarsi le finali mondiali.