Hunt: Showdown - Recensione

PC PS4 Xbox One

Atmosferico, metodico e crudele, Hunt Showdown è uno sparatutto competitivo in prima persona piuttosto singolare. Dopo più di un anno passato in accesso anticipato su Steam, l’ultimo arrivato in casa Crytek è ora pronto a trascinare i propri giocatori in un faccia a faccia con le bestie che hanno decimato la Louisiana a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Un lavoretto, in realtà, tutt’altro che semplice. Gli intrepidi cacciatori di cui vestiremo i panni si troveranno davanti le decine di nonmorti che si aggirano nei placidi corsi d’acqua del Bayou, i branchi di segugi infernali assetati di sangue e gli spaventosi esseri che hanno fatto dei vecchi insediamenti la loro nuova casa. Riuscire a sopravvivere, se non addirittura vincere, è un’impresa che richiede tatto, astuzia e una buona dose di coraggio.

LA CACCIA È APERTA

Nella modalità di gioco classica, la caccia alla taglia, fino a dodici giocatori (divisi in gruppi da due, tre o in singolo) vengono catapultati in una delle due mappe disponibili, con il compito di scovare ed eliminare un pericoloso demone. Per vincere è necessario trovare questo abominio, ucciderlo, rispedire all’inferno la sua anima e fuggire con la prova delle nostre gesta. Il primo passo su Hunt Showdown è individuarne la tana grazie a degli indizi sparsi negli edifici della zona, utilizzando un sesto senso che ci permette di percepirne l’influenza maligna anche a distanza. Questi obiettivi diventano quindi anche delle vere e proprie zone di interesse, attorno alle quali si accendono le prime schermaglie tra cacciatori. Ora che i morti camminano sulla terra, infatti, l’unica legge è quella del più forte. I vivi sono pronti a uccidere per ottenere il bottino e la minaccia più grande sono probabilmente proprio gli altri giocatori che si aggirano nei paraggi. Un colpo alla testa è letale nella maggior parte dei casi, così come una fucilata al petto a distanza ravvicinata. Questo porta a un ritmo di gioco molto più pacato, che favorisce uno stile calcolato e metodico. Evitare di attrarre l’attenzione è tanto importante quanto scoprire l’ubicazione dei boss il più in fretta possibile e per far questo è indispensabile muoversi velocemente tra gli edifici disabitati, trovare sempre una buona copertura, evitare di far baccano uccidendo i mostri più “innocui” e non spaventare i chiassosi uccelli come corvi e papere che bazzicano allegramente qua e là, incuranti di tutto.Hunt: Showdown recensione PC PS4

Ritmo di gioco molto pacato, che favorisce uno stile calcolato e metodico

Ad aiutarci in tutto questo ci pensa un eccellente reparto sonoro, che permette di individuare con precisione la presenza di nemici, umani e non, arricchendo al contempo l’esperienza con tutta la serie di suoni inquietanti emessi dai mostri che ci circondano. Anche riuscire a eliminare la nostra preda è tutt’altro che una passeggiata. Non solo i tre boss rappresentano una sfida davvero molto più ardua rispetto agli altri mostri che infestano la palude, ma il loro abbattimento richiede differenti approcci. Usare il fuoco, per esempio, è incredibilmente utile contro il velocissimo ragno gigante, ma non ha alcun effetto contro l’enorme macellaio, così come colpi di fucile ed esplosioni che portano velocemente in ginocchio quest’ultimo si rivelano inefficaci contro l’imprevedibile assassino. Per aggiungere pepe al tutto, una volta che il demone è stato bandito, tutti i cacciatori ancora vivi sono cordialmente informati della posizione della tana e dei giocatori in possesso della taglia, trasformando i restanti minuti della partita in una rocambolesca e adrenalinica corsa verso uno dei punti di fuga presenti ai lati della mappa. Il gameplay riesce a incapsulare alla perfezione il concetto che il titolo stesso suggerisce, ovvero la resa dei conti tra avventurieri esperti, inebriando il giocatore di adrenalina ma richiedendogli allo stesso tempo sangue freddo e strategia. Anche la partita veloce, esclusivamente riservata al gioco in solitaria, nonostante un ritmo decisamente più frenetico e l’assenza del boss, riesce a emanare lo stesso carattere che arricchisce la modalità di gioco principale.

LIVE TO DIE ANOTHER DAY

Un altro aspetto peculiare di Hunt Showdown è la sua natura spietata, che trova il culmine grazie a un intelligente utilizzo del permadeath. Nel nostro account possiamo contare su un roster di massimo cinque cacciatori, da assoldare utilizzando gli “Hunt Dollars”. Questi uomini e donne arrivano con armi, oggetti e strumenti propri, nonché alcune abilità passive utili alla caccia chiamate tratti. Portare a casa una taglia significa ottenere dei bei soldoni con cui comprare nuove attrezzature e nuova esperienza per il nostro personaggio, con la quale sbloccare nuovi tratti.Hunt: Showdown recensione PC PS4

Portare a casa una taglia significa ottenere dei bei soldoni con cui comprare nuove attrezzature

La morte del nostro improbabile protagonista non solo significa la perdita di tutti i progressi da lui fatti fino a quel punto ma anche quella delle armi e degli oggetti da lui utilizzati, lasciati a terra dopo il colpo fatale e (in tutta probabilità) trafugati dal nostro assassino. In alcuni casi, potrebbe quindi rivelarsi utile evitare gli scontri più accesi, pur di mantenere in vita il proprio cacciatore quel giorno in più, specie quando già si è a corto di munizioni o vita. Una volta raggiunto un determinato livello è inoltre possibile mandare a casa in nostro mercenario; il suo prematuro allontanamento regala al nostro account (bloodline) esperienza utile a salire di rango, consentendoci di comprare dal negozio armi più potenti, nuovi tratti e trovare cacciatori più forti (nonché costosi) da aggiungere alle nostre fila.

LONTANI DALLA PERFEZIONE

L’idea che sta alla base di Hunt Showdown, così come il solido gameplay, meritano senz’altro elogi. Purtroppo però nell’esecuzione di alcune altre componenti altrettanto fondamentali Crytek ha lasciato un po’ a desiderare. Il primo fastidio arriva da dei menù decisamente poco rifiniti, inutilmente macchinosi e complicati. Navigare attraverso le finestre, creare un gruppo o bardare il proprio personaggio risultano sempre operazioni meno intuitive di quanto non dovrebbero. Il fatto poi di dover ricreare una lobby dopo ogni singolo incontro, unito alla possibilità di invitare i propri amici solo uno alla volta, aggiunge quel pizzico di frustrazione in più dopo ogni sconfitta.Hunt: Showdown recensione PC PS4

Navigare attraverso le finestre, creare un gruppo o bardare il personaggio sono operazioni poco intuitive

E a proposito di frustrazione, se c’è un elemento che pesa come un macigno in un gioco dove ogni errore è letale sono instabilità dei server e disconnessioni. Purtroppo anche al lancio sono presenti molti dei fastidiosi problemi riscontrati durante la alpha e la beta, che portano a morte prematura i nostri amati cacciatori lasciandoci l’amaro in bocca. Sebbene la grafica sia davvero impressionante e offra fantastici modelli, rasentando a tratti il fotorealismo nonostante alcune distinte scelte stilistiche, alcuni bug accompagnano il continuo pop-up delle texture in lontananza, esasperato dalla messa a fuoco dei mirini. L’ultima nota dolente è l’aggiunta di microtransazioni, che prendono direttamente spunto dai free to play come League of Legends e mettono sul piatto nuovi personaggi da comprare con una nuova valuta, i Blood Bonds. Questi “cacciatori leggendari” non hanno fortunatamente impatto diretto sul gioco – si tratta alla fin fine di semplici cosmetici – e possono essere comunque ottenuti tutti anche senza spendere un soldo (ma con molte ore di gioco), fatta eccezione per i due racchiusi nel DLC “Legends of the Bayo” rilasciato al Day One.

Grazie alla sua ottima ambientazione, al gameplay accattivante e a un animo spietato Hunt Showdown riesce a farsi largo tra tutti gli altri sparatutto nella piazza, per attrarre i giocatori in cerca di un FPS competitivo incentrato in buona parte su riflessione e strategia. Grazie anche a un buon bilanciamento della armi, nell’ultimo titolo Crytek c’è sempre modo di sopravvivere, anche se vincere non è mai scontato. Si tratta di ore e ore di divertimento, a patto che abbiate la pazienza di sopportare i pessimi menù e i server ballerini.

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Pro

  • Ottima ambientazione stile horror accompagnata da ottima grafica.
  • Permette diversi stili di gioco grazie a una buona variazione delle armi.
  • Strategico e adrenalinico.

Contro

  • Pessimi menù.
  • Server degni del periodo storico in cui è ambientato.
8.2

Più che buono

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