Atmosferico, metodico e crudele, Hunt Showdown è uno sparatutto competitivo in prima persona piuttosto singolare. Dopo più di un anno passato in accesso anticipato su Steam, l’ultimo arrivato in casa Crytek è ora pronto a trascinare i propri giocatori in un faccia a faccia con le bestie che hanno decimato la Louisiana a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Un lavoretto, in realtà, tutt’altro che semplice. Gli intrepidi cacciatori di cui vestiremo i panni si troveranno davanti le decine di nonmorti che si aggirano nei placidi corsi d’acqua del Bayou, i branchi di segugi infernali assetati di sangue e gli spaventosi esseri che hanno fatto dei vecchi insediamenti la loro nuova casa. Riuscire a sopravvivere, se non addirittura vincere, è un’impresa che richiede tatto, astuzia e una buona dose di coraggio.
LA CACCIA È APERTA
Nella modalità di gioco classica, la caccia alla taglia, fino a dodici giocatori (divisi in gruppi da due, tre o in singolo) vengono catapultati in una delle due mappe disponibili, con il compito di scovare ed eliminare un pericoloso demone. Per vincere è necessario trovare questo abominio, ucciderlo, rispedire all’inferno la sua anima e fuggire con la prova delle nostre gesta. Il primo passo su Hunt Showdown è individuarne la tana grazie a degli indizi sparsi negli edifici della zona, utilizzando un sesto senso che ci permette di percepirne l’influenza maligna anche a distanza. Questi obiettivi diventano quindi anche delle vere e proprie zone di interesse, attorno alle quali si accendono le prime schermaglie tra cacciatori. Ora che i morti camminano sulla terra, infatti, l’unica legge è quella del più forte. I vivi sono pronti a uccidere per ottenere il bottino e la minaccia più grande sono probabilmente proprio gli altri giocatori che si aggirano nei paraggi. Un colpo alla testa è letale nella maggior parte dei casi, così come una fucilata al petto a distanza ravvicinata. Questo porta a un ritmo di gioco molto più pacato, che favorisce uno stile calcolato e metodico. Evitare di attrarre l’attenzione è tanto importante quanto scoprire l’ubicazione dei boss il più in fretta possibile e per far questo è indispensabile muoversi velocemente tra gli edifici disabitati, trovare sempre una buona copertura, evitare di far baccano uccidendo i mostri più “innocui” e non spaventare i chiassosi uccelli come corvi e papere che bazzicano allegramente qua e là, incuranti di tutto.
Ritmo di gioco molto pacato, che favorisce uno stile calcolato e metodico
LIVE TO DIE ANOTHER DAY
Un altro aspetto peculiare di Hunt Showdown è la sua natura spietata, che trova il culmine grazie a un intelligente utilizzo del permadeath. Nel nostro account possiamo contare su un roster di massimo cinque cacciatori, da assoldare utilizzando gli “Hunt Dollars”. Questi uomini e donne arrivano con armi, oggetti e strumenti propri, nonché alcune abilità passive utili alla caccia chiamate tratti. Portare a casa una taglia significa ottenere dei bei soldoni con cui comprare nuove attrezzature e nuova esperienza per il nostro personaggio, con la quale sbloccare nuovi tratti.
Portare a casa una taglia significa ottenere dei bei soldoni con cui comprare nuove attrezzature
LONTANI DALLA PERFEZIONE
L’idea che sta alla base di Hunt Showdown, così come il solido gameplay, meritano senz’altro elogi. Purtroppo però nell’esecuzione di alcune altre componenti altrettanto fondamentali Crytek ha lasciato un po’ a desiderare. Il primo fastidio arriva da dei menù decisamente poco rifiniti, inutilmente macchinosi e complicati. Navigare attraverso le finestre, creare un gruppo o bardare il proprio personaggio risultano sempre operazioni meno intuitive di quanto non dovrebbero. Il fatto poi di dover ricreare una lobby dopo ogni singolo incontro, unito alla possibilità di invitare i propri amici solo uno alla volta, aggiunge quel pizzico di frustrazione in più dopo ogni sconfitta.
Navigare attraverso le finestre, creare un gruppo o bardare il personaggio sono operazioni poco intuitive
Grazie alla sua ottima ambientazione, al gameplay accattivante e a un animo spietato Hunt Showdown riesce a farsi largo tra tutti gli altri sparatutto nella piazza, per attrarre i giocatori in cerca di un FPS competitivo incentrato in buona parte su riflessione e strategia. Grazie anche a un buon bilanciamento della armi, nell’ultimo titolo Crytek c’è sempre modo di sopravvivere, anche se vincere non è mai scontato. Si tratta di ore e ore di divertimento, a patto che abbiate la pazienza di sopportare i pessimi menù e i server ballerini.