Sebbene guardare avanti resti uno degli elementi indispensabili per approcciarsi al videogioco, ma anche a qualsiasi altro medium d’intrattenimento, allo stesso modo volgere ogni tanto lo sguardo al passato è spesso un bene. Questo tipo di visione, insieme a una forma mentis quasi inalterata nel tempo, ha permesso a 3D Realms di produrre giochi adrenalinici e divertenti, come il recentissimo Ion Fury.
Ion Fury è una breve lettera d’amore agli appassionati degli shooter anni ‘90
ENGINE VECCHIA SCUOLA
Le strade di Neo DC sono prese d’assalto dalle truppe del genio malvagio Jadus Heskel, uno scienziato che ha investito tutti i suoi sforzi nel creare un’armata di carne fusa a metallo pronta a tutto per conquistare il mondo. Tra lui e i suoi scopi di conquista ci siamo noi nei panni di Shelly “Bombshell” Harrison, un’agente della Global Defense Force che adopererà ogni possibile arma a disposizione per dargli di filo da torcere.
Il Build Engine si lascia piacevolmente guardare anche nel 2019
Il mood viene mantenuto esponenzialmente anche a livello di gameplay, dato che la struttura scelta da Voidpoint in collaborazione con 3D Realms cerca appunto di imparare dal passato, cercando al contempo di inserire tutta quella serie di migliorie che hanno cambiato gli sparatutto nel corso degli anni: guardando al gunplay ci si accorge che mirando con attenzione è possibile effettuare degli headshot, cosa non possibile in passato, oppure si può cercare di sfruttare la conformazione ambientale per fare rimbalzare le granate e colpire i nemici più ostici da dietro qualche angolo. Oltretutto le armi prevedono anche una modalità di fuoco secondario, elemento che opportunamente riesce a diversificare l’approccio in gioco a seconda non solo del numero di nemici, ma anche del numero di proiettili che vorremo salvaguardare durante la nostra missione. Ricordatevi che sono pochi, ed è quindi opportuno diversificare l’uso dei gingilli. Tali caratteristiche possono rendere un po’ più complicata l’esperienza in game, persino dal livello normale in su, e il feedback semi-realistico che si riesce così ad ottenere risulta appagante e pieno di sfida. Non esiste un nemico che possa venire totalmente sottovalutato, esattamente come non c’è una sola ambientazione che possa dirsi liberata se non vengano trovate tutte le chiavi per completarne le varie parti.
Tornano tanti stilemi degli FPS di un tempo, tra zone nascoste e power up, insieme a qualche attenzione più moderna
NOSTALGIA PORTAMI VIA
Il coronamento della parte narrativa e ludica viene espresso da una versione migliorata e potenziata del Build Engine, lo stesso motore grafico con cui vennero prodotti giochi del calibro di Duke Nukem 3D e Brutal DOOM. Gli sprite e le texture del mondo di gioco esprimono un piacevole retrogusto vintage che farà scendere qualche lacrimuccia ai giocatori più navigati, mentre le nuove leve (in termini puramente anagrafici) verranno altresì catturati da una grafica leggera che incentiva l’azione frenetica senza sacrificare comunque un minimo di realismo.
I requisiti di sistema vanno a braccetto con l’età dell’engine
La colonna sonora del gioco prevede una serie di tracce incalzanti, perfette per accompagnare l’azione FPS con un buon ritmo, senza dimenticare le tipiche battute in dotazione al nostro alter ego femminile. Non sono certo quelle testosteroniche del Duca, ma a livello di sfrontatezza ci si arriva molto vicini… Tra l’altro, il gioco gira splendidamente anche su PC di livello medio-basso, grazie a dei requisiti di sistema che chiaramente vanno a braccetto con l’età anagrafica espressa dal motore grafico sopracitato. Una buona longevità, unita alla ricerca dei segreti e alla possibilità di completare il gioco a difficoltà più elevate, permette a Ion Fury di poter accompagnare le vostre sessioni di gioco per almeno una decina di ore, chiaramente a seconda della vostra abilità.
Non credo ci sia molto altro da aggiungere in merito a quanto già scritto: Ion Fury è un gioco che vive di un’anima duale a livello di contenuti e resa grafica, uno shooter che può contare su una propria personalità espressa dalla –cazzutissima- protagonista (perdonatemi il termine, ma ci voleva). A maggior ragione, considerato il prezzo di poco superiore ai venti euro, la possibilità che gli appassionati restino delusi è prossima allo zero.