Kill la Kill è una serie d’animazione veramente folle, capace di unire con totale indifferenza momenti fuori di testa a situazioni insospettabilmente drammatiche e combattimenti ipercinetici. A noi artisti marziali del pad interessano stavolta solo questi ultimi, anche per via della supervisione di Arc System Works; un pedigree che ha creato attorno a Kill la Kill: IF una certa attesa, giustamente popolata da giocatori interessati tanto al dinamismo degli scontri, quanto al generoso fanservice per cui l’anime è venerato.
CUCITO SU MISURA PER I FAN
Kill la Kill: IF dà la massima importanza alla narrazione, tanto che la modalità storia è inizialmente l’unica disponibile. Si inizia in media res saltando a piè pari una buona porzione dell’anime, con una trama alternativa che saprà donare un nuovo punto di vista sugli avvenimenti della serie grazie alla consulenza di Studio Trigger, ma che ovviamente lascerà all’oscuro chi si approccia per la prima volta alla produzione, chiedendosi perché un paio di signorine mezze nude se le diano costantemente di santa ragione. La campagna è suddivisa in due parti, dedicate rispettivamente alla stoica presidentessa del consiglio studentesco Satsuki Kiryuin e alla vagabonda Ryuko Matoi, perennemente sulle tracce dell’assassino del padre con la sua spada a forma di mezza forbice. Ogni arco narrativo è diviso in una decina di episodi dove pregevolissime scene d’intermezzo si alternano a combattimenti esteticamente eccezionali e vicinissimi al materiale originale, dimostrando ancora una volta la maestria dello sviluppatore A+ Games dopo il buon lavoro svolto su Little Witch Academia: Chamber of Time, un’altra delle proprietà di Studio Trigger.
Kill la Kill: IF vanta un sistema di combattimento assai intuitivo, reattivo e non banale
QUESTA VESTE DIVINA MI STA UN PO’ STRETTA
Se visivamente Kill la Kill: IF raggiunge vette davvero poderose, non riesce tuttavia a confermare un simile splendore nel resto dell’offerta. A partire dalle tipologie di gioco: non è infatti presente una modalità arcade, e l’unico modo per lottare contro la CPU passa attraverso semplici match singoli o nella classica sopravvivenza. Sulla carta, parrebbe quasi che A+ Games abbia deciso di puntare tutto sulla scena competitiva in locale o online, tuttavia un altro peccato capitale tarpa le ali al gioco, ovvero il roster microscopico. Questo è composto da appena otto volti “unici”, a cui si aggiungono le versioni potenziate (dotate quindi di moveset differenti) di Satsuki e Ryuko; va detto che quasi ogni lottatore differisce drasticamente dagli altri per meccaniche proprie, e che altri due personaggi arriveranno successivamente sotto forma di DLC, tuttavia è assurdo concepire una scuderia tanto esigua per una serie come Kill la Kill, popolata sin dalle prime puntate da nemici eccentrici.
Il roster microscopico è un altro peccato capitale che tarpa le ali al gioco
Kill la Kill: IF ha buone potenzialità, ma non si applica: imitando le affascinati eroine della saga a cui si ispira, mostra un sistema di combattimento graficamente spettacolare, tuttavia non è in grado di supportare un simile splendore visivo con un numero sufficiente di contenuti. Il risultato è un gioco destinato ad annoiare in breve tempo, incapace com’è di garantire una longevità degna di questo nome. Un vero peccato.