Gato Roboto - Recensione

PC Switch

Gattini e robot, anzi, gattini che pilotano esoscheletri dalle capacità belliche devastanti, il tutto in pixel art. Praticamente Doinksoft aveva già vinto in partenza, perché non può esistere niente di più adorabile, soprattutto nell’era di Instagram e dei mille profili che ci raccontano la quotidianità dei meravigliosi felini domestici. Gato Roboto è un piccolissimo metroidvania (anzi “meowtroidvania” come amano definirlo gli sviluppatori), una coccola agli amanti del genere che ne centrifuga l’essenza in tre ore e mezza (almeno per me, completandolo all’81%), scartandone i tempi morti e regalando un’azione tiratissima e piccante, che spinge a giocare veloci, frenetici. Si capisce subito perché Devolver l’ha voluto nella propria folle scuderia, andando a creare un’ideale trilogia con i recenti GRIS e Katana ZERO, accomunati da una cura fuori dal comune e una tendenza ad esaurirsi in un’improvvisa fiammata.

“MEOWDAY, MEOWDAY, ABBIAMO UN PROBLEMA!”

Ai gatti, si sa, piace attirare l’attenzione, camminare sulle tastiere, o sulla plancia di comando di un’astronave in fase di atterraggio, spesso combinando un casino. Così una morbida discesa verso una richiesta di SOS si trasforma in una picchiata rocambolesca che lascia intrappolato tra i rottami della nave un acciaccato capitano, mentre il suo peloso amico Kiki si ritrova a terra, magari con una vita in meno ma tutto intero e più curioso che mai. Inizia così, con i due che comunicano via radio, chi a parole e chi miagolando, l’esplorazione di una misteriosa struttura bicromatica che omaggia Metroid in ogni stanza e creatura, fino al DNA di una progressione a “power up” che non si fa mancare segreti ben nascosti (come palette cromatiche alternative) e minuscoli puzzle ambientali.

Quello che stupisce subito è proprio la cura nei controlli, con dei feedback tattili fantastici

È eccellente l’equilibrio che Doinksoft ha trovato tra il citazionismo, l’amore per un classico, e un’identità forte, esilarante come la prima volta che Kiki prenderà i comandi di un esoscheletro che pare disegnato sulle misure di Samus Aran. Quello che stupisce subito è proprio la cura nei controlli, con dei feedback tattili fantastici, capaci di rendere tanto agile, scattante e leggero come una piuma il felino, che potrà uscire liberamente dal robot per infilarsi in cunicoli e scalare pareti ad unghiate, quanto pesante e possente la macchina. Una cura nella fisica che sublima nel piacere delle sequenze platform, ma naturalmente si sparerà anche tanto, bene e forte (abbastanza da far rinculare il mech quando si lanciano i missili), premendo a raffica l’apposito tasto e immaginando le zampette del protagonista battere forsennatamente sull’ipotetica console di comando. Attività che evidentemente adora, visto come muta la sua stilizzata espressione, da dolce sorriso bonario a ghigno sadico tra esplosioni e proiettili. L’essenziale bellezza del combattimento sboccia nella primavera delle boss fight, contro un misterioso e ambiguo topolino armato di tutto punto (e chi se no?).

Si rimane intrappolati in un circolo virtuoso di esplorazione-potenziamento-platforming-boss che viene esaltato da mappe piccine ma ben strutturate

Sequenze impegnative ed esaltanti di un gioco sempre frizzante a livello di difficoltà, che però non va mai fuori giri per provocare gratuitamente il giocatore, preferendo un buon game design alla frustrazione. Anche per questo si rimane intrappolati in un circolo virtuoso di esplorazione-potenziamento-platforming-boss che viene esaltato da mappe piccine ma architettate con cura artigianale, pensando prima di tutto alla fluidità come base del divertimento. Inutile lamentarsi che bene o male si sia già visto più o meno tutto, è nella reinterpretazione che l’opera si carica di energia. La narrazione riesce oltretutto a punzecchiare il giocatore fino alla fine con la sua simpatia, riciclando i cliché della fantascienza in modo ironico e leggero. Non mancano poi sezioni in sommergibile, ambienti troppo caldi per uscire dal “roboto”, o troppo stretti per entrarci con esso. In poche ore Doinksoft riesce sempre a proporre nuove variabili senza mai ripetersi, grazie soprattutto all’idea di usare i robot come veri e propri strumenti meccanici, utili a determinati scopi, quasi usa e getta.

BIANCO E NERO A BPM SINCOPATI

Sarà inflazionata, abusata, ma per certe produzioni rimane lo stile artistico perfetto. Essenziale nei colori e nella scenografia, curatissima nelle animazioni al bacio, sempre leggibile e piacevole, balsamica. Uno smoking mai démodé che anticipa e accompagna il tiro di una colonna sonora elettronica di grande carattere (a quando un’etichetta discografica Devolver?), dinamica, in grado di sottolineare l’esplorazione con una lentezza dei battiti angosciante e organi sintetici da culto alieno, per poi accelerare fino ai limiti della fibrillazione durante gli scontri più frenetici, come un rave party bidimensionale. È anche per questa cura audiovisiva che Gato Roboto si gioca che è un piacere, mai spigoloso, sempre divertente e sfizioso, quanto adorabile nei protagonisti. Una di quelle piccole opere che capitano tra le mani un po’ per caso, ma soprattutto per fortuna.

Gato Roboto è tanto adorabile quanto curato. Un metroidvania in miniatura che non abbassa mai il ritmo, riutilizzando le meccaniche storiche del genere per costruirsi una propria personalità. I controlli sono perfetti, il feeling è quello giusto, fisico e moderno, ideale per alternare sparatorie, platform ed esplorazione. Viene difficile metterlo in pausa, talmente è fluido, ben costruito e brillante, piacevole al tatto. 3-4 ore di gioco, massimo 5 per arrivare al 100% (protagonista anche di un siparietto che bussa alla quarta parete), con lo stimolo di affrontare poi una speedrun istigata dal cronometro sempre ben in vista. Una deliziosa entrée di gameplay, che ingolosisce la mente sperando in un secondo capitolo più grande, cattivo e audace. Intanto, per 6,59€ vale la pena vestire i panni di Kiki, il gatto che alle scatole di cartone preferisce dei confortevoli mech.

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Pro

  • Veloce, ritmato, vario.
  • Controlli precisi e fisica croccante.
  • Stile audiovisivo tanto essenziale quanto perfetto.

Contro

  • Non reinventa la ruota.
  • È effettivamente un titolo breve.
8.1

Più che buono

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