Rage 2 - Recensione

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A guardar bene una parte rilevante della fantascienza moderna al cinema o nei videogiochi, la componente più oscura dei futuri possibili da qui ai prossimi cinquanta o cent’anni ce la siamo “goduta” in quasi tutte le salse immaginabili, una delle quali espressa ora in Rage 2.




Tra romanzi pluripremiati e videogame di ogni sorta, i prossimi decenni e secoli assumono spesso le colorazioni della distopia post-apocalittica, un palcoscenico piuttosto inflazionato calcato da macchine ribelli ipertecnologiche, zombi, creature mostruose o banditi fuori di testa, tutti pronti a prendere il sopravvento su quel che resta del genere umano. Rage 2 si piazza perfettamente nel mezzo, inserendo all’interno del suo mondo tutti gli elementi sopracitati senza farsi mancare una sana iniezione di follia. Bisogna solo vedere se l’unione tra Avalanche Studios e id Software sia riuscita a uscire dall’ombra del “more of the same”.

UN FRULLATO APOCALITTICO

Abbiamo parlato tanto delle influenze di Mad Max sul mondo dei videogiochi e abbiamo trattato, a momenti alterni, tutta una serie di offerte che hanno cercato di sviluppare questo contesto all’interno di un open world. Rage 2 prova essenzialmente ad allargare i confini impostati dal capitolo precedente, classe 2011, inciampando, però, su tutta una serie di tecnicismi legati al contesto. La nostra città natale viene attaccata in piena notte dai cattivoni, gregari di un potere dittatoriale chiamato Autorità, ma fortunatamente uno dei pochi sopravvissuti è proprio il protagonista, che scopre di essere l’unico Ranger rimasto in vita sulla faccia della Terra. A differenza degli altri esseri umani, questo ruolo dona la possibilità di accedere a dei veri e propri superpoteri grazie ai nanotriti, cellule presenti nel sangue che possono essere potenziate all’interno di particolari Arche sparse sul pianeta. Oltre a questa fortunata eredità, apprendiamo che l’unico modo per sconfiggere il leader dell’Autorità è quello di portare a termine il Progetto Daga, così da dare forma a una tecnologia in grado di farci penetrare la base nemica indisturbati e compiere ciò che nessun altro è riuscito a fare fino a quel momento.
rage 2

La follia di Rage 2 è contagiosa quando si inizia a giocare

La narrazione prende il via da queste poche informazioni e prosegue, in modo lineare, conducendoci al cospetto di tre personaggi chiave che possiedono una parte di quel che ci serve per completare il progetto. Lo stesso tris di NPC serve a giustificare la presenza di altrettante tipologie di luoghi sparsi per l’open world confezionato da Avalanche Studios, che una volta ripuliti o conquistati regaleranno dei preziosi punti per aumentare la fiducia del personaggio chiave corrispondente, e sbloccare abilità interessanti per rendere la villeggiatura più semplice del previsto. Liberando i covi dai Bulli, una delle fazioni presenti nel gioco, otterremo dell’influenza da trasformare in progetti con cui sbloccare ottime skill per affrontare gli scontri, come la ricarica in movimento o la Granatennis, un modo inusuale e spettacolare con cui rimandare al mittente una granata. Questo esempio vi avrà fatto subito capire che, oltre alla missione principale – circa una decina di ore per essere portata a termine, tirando dritto senza riprendere fiato – esistono percorsi secondari offerti dal mondo di gioco per mezzo di incarichi presenti nelle bacheche delle città, senza disdegnare, come modalità di ingaggio del tal compito, anche il semplice dialogo con alcuni cittadini (li riconoscerete grazie a un pop-up dedicato), l’esplorazione libera o le informazioni contenute in un datapad. Peccato, però, che il racconto perda mordente dopo aver speso non troppo tempo nelle wasteland immaginate dagli sviluppatori, colpa forse di un plot lineare che non si amalgama correttamente con un gameplay anch’esso piuttosto ordinario.

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Seppure il ritorno di DOOM sia riuscito nell’impresa di rendere molto più dinamico il gunplay in uno sparatutto in prima persona, non si può certo dire che questa stessa formula possa funzionare sempre, semplicemente adattandola a un prodotto dai diversi connotati. Con questo non vogliamo dire che le dinamiche shooter di Rage 2 non funzionino, anzi, lo sfruttamento dei poteri rende piuttosto adrenaliniche le sparatorie nelle folli lande del gioco, ma solo che lo slancio concettuale viene un po’ snaturato dalla presenza di nemici guidati da un’intelligenza artificiale abbastanza elementare. Anche aumentando la complessità del gioco a difficile, molti degli avversari seguiranno una routine di movimento piuttosto prevedibile che vanifica il dispendio di poteri superumani, utilizzati magari solo durante un incontro ravvicinato con qualche gruppo di cinerei o cinghiali bardati all’inverosimile. Le abilità Devastazione e Schianto sono utilissime per eliminare nemici corazzati in poco tempo, anche se spesso il loro utilizzo segue la naturale voglia di ravvivare lo scontro aggiungendo un pizzico di spettacolarità in più. Ormai è chiaro che al giorno d’oggi il trend vede un rapporto con il videogioco spesso tendente alla semplificazione, vista come distrazione e divertimento senza troppi pensieri, soprattutto quando si nota che la differenza più eclatante sul cambio della difficoltà emerge giusto per il quantitativo di danni ricevuti. Diciamo che, in questo senso, è alla difficoltà Incubo che il gioco si fa veramente interessante.
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Il gunplay di id Software è una garanzia ormai!

Abbiamo parlato di abilità offerte dai nanotriti, che corrispondono a dei superpoteri, e abbiamo parlato anche dei progetti sbloccabili nel momento in cui si ottengono dei punti favore con i tre personaggi chiave legati alla storia. Rage 2 sfrutta comunque altre piccole meccaniche viste in giochi dello stesso genere, come per esempio un sistema di crafting utile a creare consumabili come granate o infusioni curative, accompagnato per l’occasione da un impianto di potenziamento che tocca sia le armi (usando feltrite, un minerale sparso per il mondo, e mod armi) che il mezzo di trasporto Phoenix con delle rispettive mod veicolo. La feltrite, inoltre, può essere utilizzata al fine di potenziare il grado delle abilità sbloccate nel corso del gioco, fattore che sblocca un albero di abilità in cui spendere i potenziamenti nanotritici. Massimizzare queste abilità, insieme alla costituzione o al potenziamento del sovraccarico, finisce per rendervi delle vere e proprie macchine da guerra incontrollabili. Anche assaporando fenomenali poteri cosmici, il nostro alter ego può imbattersi nella morte in qualsiasi momento, soprattutto qualora dovesse prendere sottogamba alcune ondate di nemici presenti nel gioco, che a volte propongono anche dei veri e propri mech assassini o torri sentinelle pronte a farvi ingoiare un quantitativo di danno inimmaginabile. Il gioco ci viene incontro con un sistema di salvataggio automatico tarato quasi al secondo, che predispone un checkpoint dei nostri progressi non appena entriamo in una zona e prima di iniziare il combattimento, facendoci addirittura respawnare in un luogo desolato al fine di ricominciare senza troppi pensieri. Qualora il vostro veicolo venisse distrutto potete richiamarlo dal menù dedicato, a patto che spendiate la quantità di denaro richiesto (oltre al Phoenix, gli altri veicoli possono essere sbloccati nella lista solo dopo averli trovati e condotti in una città).

APOCALYPSE NOW

Conferire carattere a un open world risulta probabilmente una delle scommesse più ardue che un team di sviluppatori deve cercare di vincere a tutti i costi. L’ingresso nelle terre devastate immaginate dagli autori riesce nell’intento di sorprendere soprattutto in merito alla diversificazione; le zone esplorabili del mondo di gioco si presentano con dei biomi differenti, giustificati dall’atterraggio di alcune sonde spaziali chiamate Ecopods che servivano, originariamente, a ripopolare fauna e flora permettendo una migliore sopravvivenza degli esseri umani. L’idea di base è sicuramente ottima, riesce nel compito di regalare un minimo di diversificazione all’ormai universale “ambientazione à la Mad Max”, ma purtroppo non trova un vero e proprio slancio nella sua attuazione in Rage 2, forse perché questo mondo non appare popolato come ci si aspetterebbe.
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Un open world ben caratterizzato ma un po’ vuoto

Bisogna dare atto che il tentativo si nota, ma non ha quella carica così prorompente da produrre stupore ad ogni curva o anfratto della scenario, a piedi o sopra il nostro bolide. Al contrario, purtroppo, l’open world appare piuttosto vuoto, tant’è che il tragitto tra un punto d’interesse e l’altro può essere ravvivato giusto dalla presenza di fazioni pronte a darsi battaglia sul ciglio della strada. Ci saremmo aspettati qualcosa di più anche sulla distruttibilità dell’ambientazione, qui inesistente, dato che Avalanche è maestra della materia grazie agli tanti esperimenti pirotecnici di Just Cause. Stilisticamente parlando, la palettatura di colori è ciò che più si discosta dal concetto di mondo post-apocalittico, dato che la maggior parte dei luoghi sembra animato da una cromia paradossalmente allegra, tendente appunto a una follia generale che un po’ ci ha ricordato Far Cry New Dawn (per vicinanza cronologica). I Bulli, forse una delle fazioni meglio caratterizzate nel gioco, insieme all’Autorità e i Cinghiali, sono forse l’esempio più lampante di questo coloratissimo approccio. A completare la parte “folle” del prodotto subentrano gli sterminatori Abadon, delle creature mutanti leggendarie che hanno delle tane sparse per il mondo di gioco e che rappresentano, a difficoltà elevata, una bella sfida da cogliere insieme alla Mutant Bash TV, un freak show a cui partecipare facendo delle gare automobilistiche, superando arene piene di mutanti oppure gareggiando al poligono di Slippery Nipple. Accumulando punti Mutant Bash potremo sbloccare delle simpatiche skin per le nostre armi.

Dal nostro punto di vista Avalanche Studios e id Software hanno svolto un lavoro sopra la media per quanto riguarda i loro rispettivi campi di competenza, ma purtroppo sono incappati in tutti quei problemi che affliggono spesso produzioni del genere senza fargli ottenere i meriti del caso. Simili basi, qualora sfruttate come si deve, potrebbero portare il franchise a un eventuale terzo capitolo ancora più degno di lode, al di là del divertimento che comunque Rage 2 riesce ad assicurare, motivo per cui non possiamo che continuare a fare il tifo per questa collaborazione.

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Pro

  • Ambientazione molto interessante.
  • Gunplay valido.
  • Attività secondarie interessanti ma…

Contro

  • …si poteva fare di più in merito a tipologia e concept.
  • La trama principale non ha molto mordente.
8

Più che buono

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