Per un titolo così lungo ci si aspetta necessariamente un gioco unico e magnetico e questo sequel colpisce nel segno, rispettoso del materiale di Agatha Christie e desideroso di continuare in questa rilettura del noto investigatore belga.
Sviluppatore / Publisher: Blazing Griffin / Microids Prezzo: N.D. € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam/Epic), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X/S, Nintendo Switch Data di lancio: 29 agosto 2023
Il primo Agatha Christie – Hercule Poirot: The First Cases che avevo recensito con viva curiosità non meno di due anni fa, risultò un prodotto commercialmente e qualitativamente valido, tanto da piazzare numerose copie e portandosi a casa anche diversi premi. Squadra e direzione che vince non si cambia avranno pensato lì dalle parti di Blazing Griffin, e la pensata è delle migliori, giacché forti del successo – e di budget palesemente triplicato – si sono messi subito al lavoro per partorire questo sequel, più grande, più raffinato, più bello, più tutto.
Se nel precedente capitolo abbiamo visto le “origini” di Poirot, da semplice agente di polizia, fino a risolvere il suo primo grande caso, in The London Case troviamo il nostro baffuto investigatore lasciare il suo paese per dirigersi proprio a Londra, giacché invitato a curare – e proteggere – la consegna di un importante quadro, destinato a un’esposizione nella capitale inglese.
HERCULE POIROT: THE LONDON CASE, LONDRA CHE INCONTRA BRUXELLES
Inutile dire che al netto di preparativi tutti eseguiti sin nei minimi dettagli riguardo la sicurezza dell’evento, coordinato dallo stesso Poirot, il quadro verrà miserabilmente rubato. Questo evento turba l’investigatore; al netto del crimine perpetuato, qualcuno è riuscito a commetterlo senza destare nessun sospeso agli occhi di Poirot. E come capita spesso a questi personaggi carismatici, la sfida personale vince anche sull’atto criminale. Qualcuno è riuscito a farla franca proprio sotto i suoi baffi e questo non deve assolutamente accadere. Chiuso il museo e radunati tutti i partecipanti, è ora delle indagini, delle deduzioni, è ora di trovare il colpevole.
La grammatica di gioco rimane stabile e fedele, con una visuale isometrica, mentre con i tasti appositi facciamo girare la telecamera per osservare tutte le sfaccettature e dettagli delle mappe in cui si muovono i protagonisti e restanti personaggi. Proprio queste mappe sono il fiero all’occhiello di una produzione che, a differenza del precedente capitolo, spinge molto di più sulle possibilità ludiche come sul dettaglio grafico. Gli ambienti sono tutti realizzati con perizia, illuminati a dovere e con un sistema di riflessi attivi davvero sbalorditivo. Certo, i modelli poligonali non urlano next-gen, ma per la natura stessa del titolo, non abbiamo bisogno di avere un ray-tracing attivo sui baffi di Poirot, perciò le novità si avviluppano direttamente sulle possibilità di iterazione con gli oggetti presenti nelle mappe.
OSSERVARE, DEDURRE, INDAGARE
Come dicevo, una delle novità di questo titolo è la possibilità di eseguire analisi e deduzioni su oggetti specifici interagendo con essi direttamente dalla mappa di gioco. L’azione si svolge con un’analisi minuziosa, esaminando a 360° l’oggetto, cercando i dettagli necessari che andranno a riempire poi – graditissimo ritorno – la mappa mentale di Poirot. Esattamente come il precedente capitolo, la mappa mentale è la rappresentazione grafica delle deduzioni dell’investigatore belga a cui siamo chiamati, facendo associazioni, riscontri e consultando tutte le informazioni prese da ogni singolo sospettato.
Dopo una manciata di ore ci troveremo a consultare righe interminabili di descrizioni, indizi, informazioni precise, accurate, importantissime giacché il furto del quadro è solo la punta dell’iceberg con molteplici twist pronti dietro l’angolo. Complessivamente, dunque, il gioco non è altro che un’evoluzione tecnica ed estetica del precedente titolo, a cui si aggiunge appunto la possibilità di interagire attivamente su alcuni oggetti per indagare personalmente, trovare indizi o impronte, sempre di avere gli strumenti adatti.
RINNOVARE CON AGATHA CHRISTIE – HERCULE POIROT: THE LONDON CASE
Tendenzialmente su opere di questo calibro scende sempre l’ombra dello scetticismo, in particolar modo quando carisma e stilemi di un personaggio vengono tramandati con raffinatezza o meno da altri medium oltre quello di origine, però se la buonissima scrittura del primo capitolo – aiutata dal fattore “prima indagine ed età giovane” – poteva essere attribuita ad un colpo di fortuna, questo secondo capitolo fuga ogni dubbio: gli sceneggiatori in forza a Blazing Griffin non sono solo delle ottime penne, ma conoscono perfettamente le migliori sfumature di Hercule Poirot, in particolare quando lo vedremo dialogare con se stesso, ascoltando i suoi pensieri, per arrivare alle successive deduzioni, ma anche il suo essere spigoloso, ma estremamente affascinante, di buon cuore e primo tra tutti i gentlemen.
In conclusione, a ciò ho anche ben apprezzato una pulizia generale durante i dialoghi con tutti i personaggi, dove prima questi avvenivano con invadenti sagome uscire dal basso dello schermo, adesso invece beneficiamo di modelli realizzati con cura, sottotitoli piazzati nel posto giusti e molte più cutscene che vanno ad arricchire il fattore emotivo dietro ogni twist narrativo. Se l’estate è il periodo migliore per leggere o vedere Gialli classici, con Agatha Christie – Hercule Poirot: The London Case li potremo anche giocare, con grande gioia.
In Breve: Prendete il precedente capitolo e miglioratelo esteticamente, aggiungendoci le giuste idee per rendere un buonissimo gioco ora molto più che buono. Una narrativa precisa e raffinata, assieme ad una pulizia e ottimizzazione delle mappe come dei modelli di gioco regalano una qualità sicuramente interessante a questa nuova iterazione digitale di Hercule Poirot.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i7, 16GB RAM, GeForce GTX1650 Ti, HDD
Com’è, Come Gira: Streaming delle texture che funziona a tratti, esecuzione quasi sempre sotto i 30fps, sia giocato a prestazioni Ultra che Minimo, il titolo manca proprio di una vera ottimizzazione.