Wonder Boy IV arriva in occidente 25 anni dopo e diventa Wonder Boy: Asha in Monster World. L’attesa è stata lunga, ne sarà valsa la pena?
Sviluppatore / Publisher: ININ Games / STUDIOARTDINK Prezzo: 34,90€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile Su: PS4, Nintendo Switch
Un giorno, forse non troppo lontano chissà, questa ondata di remake finirà: a quel punto l’industria dovrà decidere se guardare oltre o se iniziare un nuovo giro, mettendo in cantiere i remake dei remake. Ma quel giorno non è oggi. Oggi è il giorno della recensione di Wonder Boy: Asha in Monster World.
Iniziamo con un po’ di storia. La saga di Wonder Boy, che deve la propria popolarità all’epoca del Mega Drive/Genesis, è tornata alla ribalta negli ultimi anni grazie a una serie di remake e nuovi capitoli affidati da ININ, nel ruolo di publisher, a diversi sviluppatori. Prima è stato il turno di Wonder Boy: The Dragon’s Trap, remake di Wonder Boy III, dopo di che è arrivato Monster Boy and the Cursed Kingdom, capitolo inedito curato dallo stesso Ryuichi Nishizawa, creatore originale della serie.
C’ERA UNA VOLTA UN WONDER BOY
Oggi è arrivato infine il turno di Wonder Boy: Asha in Monster World, remake di Wonder Boy IV, capitolo a 16-bit dalla fama mitologica per diverse ragioni, la più importante delle quali fu la volontà di SEGA di non esportare mai il gioco in Occidente (almeno fino alla tardiva raccolta uscita su Ps3 e 360 nel 2013). Per decenni, dunque, dalle nostre parti di Wonder Boy IV si è parlato solo per rimandi e sentito dire, descritto come un platform meraviglioso e seminale, un metroidvania ante-litteram, un delitto per i giocatori occidentali che non potevano giocarci.
Non ricordo cosa stessi facendo nel 1994, ho giusto vaghe immagini di me undicenne che guardo i mondiali (ma questa è un’altra storia), francamente però non so se giocare Wonder Boy IV all’epoca mi avrebbe aperto gli occhi su un’esperienza straordinaria, tale da cambiare il mio approccio nei confronti di qualunque altro platform-adventure. Di sicuro oggi, rileggendo le considerazioni del tempo dopo aver giocato il suo remake Wonder Boy: Asha in Monster World, sento di essere particolarmente d’accordo con Guccini: bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà.
TRAMA? AGLI EROI NON SERVONO TRAME
Il primo dettaglio che balza all’occhio è come, nel 1994, la trama fosse un elemento largamente secondario nel videogioco. Lo spunto dell’avventura nasce dal desiderio di Asha, protagonista femminile del gioco (questa sì un’eccezione allora), di diventare un’eroina. Messo al corrente del volere della figlia, il padre la sprona a seguire il suo sogno: là fuori ci sono dei dungeon, va ed esplorali. Fine, tutto qui. Altri tempi. Il comparto narrativo, tuttavia, è davvero l’ultimo dei problemi di Asha in Monster World: nella mia lista, che vi avviso non è breve, viene parecchio dopo il level design, il gameplay e la grafica rimodernata. Ma andiamo con ordine.
IL RICHIAMO ALLE MECCANICHE DEI METROIDVANIA È SENSATO, DI FONDO, MA SE NEL 1994 POTEVA SEMBRARE INNOVATIVO, OGGI I RIMANDI APPAIONO DAVVERO MOLTO BLANDI
NON SONO I BEI TEMPI, ERI GIOVANE TU
Come tutto, nella vita, è questione di aspettative: un innocuo passatempo da cinque-sei ore è recepito in maniera profondamente diversa se si tratta di un indie apparso dal nulla o di un titolo raccontato per decenni come un gioiello perduto. Ai miei occhi, Asha in Monster World finisce per pagare un pegno forse più alto del meritato sia per la fama che lo ha anticipato, sia per la stanchezza con cui ormai mi rendo conto accolgo queste operazioni nostalgia.
INNEGABILE IL MERITO FILOLOGICO DEL REMAKE, SVILITO PERÒ DA UNO STILE GRAFICO CHE NON RENDE GIUSTIZIA ALL’ORIGINALE
In Breve: Forse a volte sarebbe meglio lasciare il passato al suo posto e non rischiare di arrivare fuori tempo massimo. Se davvero Wonder Boy IV giocato all’epoca fosse un’esperienza portentosa non saprei dirlo, ma di sicuro Asha in Monster World oggi non lo è per nulla. Oltre il valore filologico dell’operazione, ogni altro elemento del gioco si assesta su valori medi. Non c’è nulla fatto male (al di là dello stile grafico, ma è gusto personale), ma nemmeno nulla che possa rimanere impresso altre la manciata d’ore di gioco, per altro nemmeno troppo entusiasmanti.
Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Su PlayStation 5, la piattaforma di prova, Asha in Monster World fila liscio come l’olio, al netto dell’impatto visivo non troppo soddisfacente che, tuttavia, è sottoposto ai gusti personali. Non ho l’occhio bionico, ma non ho notato i cali dai 60 fps, invece più facilmente riscontrabili su Switch.