Sackboy: Una Grande Avventura – Recensione

PS4 PS5

Sumo torna sul piccolo grande pianeta creato dal Big Bang cerebrale di quei geniacci di Media Molecule, con l’intento di rendere Sackboy la mascotte perfetta da affiancare ad Astro.

Sviluppatore / Publisher: Sumo Interactive / Sony Interactive Entertainment Prezzo: 69,99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile Su: PlayStation 4, PlayStation 5

Sackboy: Una Grande Avventura è la dimostrazione che il riciclo fa bene sì all’ambiente e al karma, ma anche alla creatività! Le buone idee, come la plastica, non vanno buttate nel nero, perdendo così l’occasione di recuperare e riutilizzare concetti, meccaniche, ritmi, trasformandoli in qualcosa di diverso senza disperderli negli abissi del tempo. È per questo che i suoi mondi “di recupero”, creati a mano abbinando materiali alla rinfusa, lana con alluminio, paillettes con legno, vetro con cartone, riverberano familiari sensazioni di gameplay che arrivano ora da Yoshi’s Crafted World o dallo splendido Tearaway, adesso da Super Mario 3D World o dai primi sperimentali LittleBigPlanet di Media Molecule, poi adottati da Sumo col terzo capitolo.




Sembra ambientata in una magica e stracolma cantina da accumulatori compulsivi di idee l’opera del team britannico; in un angolo, tra vecchi tappeti e un televisore d’antan, bianco e nero, quel pupazzo di pezza che ha forse accompagnato un genitore nelle notti buie e tempestose, ricoperto di polvere come la vittima di una valanga, dimenticato, finito lì dopo un istintivo ripulisti in cui si rinnega il “vecchio” come un figlio finito fuori testamento. Lo fissiamo e ce lo immaginiamo sgranare quei due bottoni come fossero occhi, guardarci, sorridere e prendere vita, finalmente libero dalla sua prigione per cominciare a saltare, correre e giocare nella nostra mente, prendendo a morbidi e innocui pugni l’ipofisi e liberando endorfine in tutto il corpo. Che gioia! Perché diciamolo, una console lanciata con un paio di platform come si deve è una tradizione che ultimamente non si rispettava più, colpevolmente, e Sony sembra voler ristabilire l’ordine naturale delle cose.

ISTRUZIONI PER L’USO

Se esistesse una bibbia del game design per il platform 3D, Sackboy: Una Grande Avventura sarebbe quello che ne legge un passo tutte le sere prima di dormire, rivolgendo poi una preghiera alla sacra trinità del salto virtuale. C’è tutto: dei bei livelli pieni di buche, dislivelli, piattaforme mobili, collezionabili, qualche combattimento (con mob dai pattern inconfondibilmente marieschi) e boss fight in tre fasi, livelli a scorrimento, livelli con la lava/veleno/scorie radioattive che si alza e si abbassa ritmicamente, trappole, spuntoni, laser, bombe, “oh, stai a vedere che se non seguo la strada suggerita dal flow dello stage trovo un segre… Eccolo!”

sackboy una grande avventura recensione

Coralli di lana, pesci di cotone, è tutto adorabile, e ve lo dico chiaramente, in foto rende al 10% rispetto a giocarlo.

Potrei riempirci l’articolo di esempi ma sicuramente avrete già capito benissimo che opera avete di fronte, nella grammatica. Perché poi però Sumo è brava, ci sa fare, è gente esperta che manipola la materia “videogioco” con maestria e sa benissimo da dove pescare per tirare fuori un titolo divertente, mettendoci poi molto del suo.

SACKBOY: UNA GRANDE AVVENTURA RIPRENDE TUTTI GLI STILEMI CLASSICI DEL GENERE, MA LO FA A MODO SUO, CON ABILITà E SAPIENZA, E COSì OGNI LIVELLO RIESCE AD ESSERE UNICO

E così l’epopea di Sackboy per salvare l’albero dell’immaginazione dal Putiferio scatenato dal malvagio Vex diventa una metafora del fai-da-te, tanto stilistica quanto nel level design, con materiali conosciuti, talmente profumati da far ricordare alcuni indimenticabili momenti ludici, ri-assemblati in modo ingegnoso e sorprendente. Preservazione dell’artigianato contro l’omologazione della catena di montaggio. Ogni singolo livello riesce ad essere unico, a spiccare nel racconto di gameplay come una frase costruita nel modo giusto, minuscoli giardini, diorami, presepi curati nei minimi particolari. Dopo pochi minuti si crea così una fiducia reciproca, la certezza che l’incantesimo della sorpresa non si spezzerà. Ci si ritrova con i piedini di maglia pucciati nella colla per sfidare la gravità di livelli tutti curvi e tondeggianti, in mezzo a fiumi in piena di Domopak e carta azzurra su una zattera di gomma piuma, oppure in fondo a un bizzarrissimo oceano tra le sale di un museo, saltando di bolla in bolla, per poi tuffarsi tra le onde sonore di livelli musicali dove tutto si muove a tempo, sulle note di hit come Uptown Funk di Mark Ronson e Bruno Mars. E il piede che tiene il ritmo diventa subito elemento di gameplay.

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Alcune boss fight sono abbastanza incolori, altre sanno essere particolarmente originali e magnetiche!

Esempio lampante di un’indole smaccatamente pop, contemporanea, che sorride ad ogni tipo di giocatore, trasversalmente, sorprendendolo quando ha già le mani nella marmellata. Un teatro delle marionette popolato da cartonati e bambole, assurdo e simpaticissimo che si muove con morbidezza e sincronia, sia nel sistema di controllo che nelle animazioni.

QUESTO È UN ART ATTACK!

È soprattutto l’inventiva nell’utilizzo dei materiali che fa la differenza, con rulli rotanti di spugna a cui aggrapparsi per sfruttare la forza centrifuga, scivoli di paillettes che cambiano faccia al nostro passaggio, fili di lana a simulare l’erba, piattaforme ricavate da vecchi libri, cartelli stradali, cassettiere, frigoriferi, taniche. Per poi variare nei mondi più futuristici, caratterizzandoli con metalli, plastiche, LED, neon, relè. Non si butta via niente, dando dignità stilistica anche agli oggetti più semplici.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Divertente, solido, magico / Ambientazioni “di recupero” splendide / Tanto da giocare e livello di difficoltà speziato quel tanto che basta.

Contro

  • Chi è un habitué del platform avrà qualche dejà-vu / Niente feedback aptico delle superfici dove si cammina? Davvero? / Il titolo di lancio meno rappresentativo della potenza di PS5.
8

Più che buono

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