Paper Beast – Recensione

PS4

Un’epopea in un mondo di carta che crea legami al di là del virtuale.

Sviluppatore / Publisher: Pixel Reef / Sony Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7+ Disponibile su: PSVR (compatibile con i controller Move)

I più attenti di voi ricorderanno From Dust, god-game del 2011 dalle idee interessanti, i cui motivi di interesse però finivano in fretta; tutti invece conosciamo Another World, storico pilastro che nel 1991 ha contribuito alla definizione dei videogiochi action. Cosa c’entrano con Paper Beast? Ebbene, tutti e tre i titoli sono stati creati dal celebre designerEric Chahi, motivo per cui le mie aspettative erano piuttosto alte. From Dust non ha convinto tutti allo stesso modo, ma ho comunque sperato di trovarmi di fronte non tanto un capolavoro assoluto, quanto a idee fresche e innovative.

ODISSEA

Nelle battute iniziali del gioco, in una sede (virtuale) della non meglio identificata Quasar Computer, ci prepariamo alla simulazione di un nuovo mondo; un breve stacco pubblicitario dopo, ci troviamo su un pianeta deserto dove incontriamo presto una strana creatura. Si tratta di un animale dalle dimensioni giurassiche le cui fattezze ricordano quelle di un brontosauro, con la piccola differenza che è costituito solo da una sorta di struttura scheletrica, fatta di materiale cartaceo.




Questo primo incontro con un gigante di tali proporzioni, con i suoi movimenti lenti ma deliberati e inesorabili, contribuisce a definire un tono di compostezza e serietà al nostro viaggio. A ciò si aggiungono presto connotazioni da odissea epica, quando una improvvisa bufera sconvolge tutto l’ambiente circostante ed è proprio il suddetto bestione a metterci al sicuro all’interno di una grotta, chiudendosi fuori nel bel mezzo dell’imperversare delle intemperie.

Il nostro viaggio migratorio assume presto connotazioni da odissea epica

Da questo punto in poi il nostro compito è di attraversare aree di gioco in una sorta di migrazione primordiale, anche nel senso che non è ben chiaro il motivo di questo viaggio, né quale sia la destinazione finale o se ci sia uno scopo ultimo di una certa rilevanza.

Paper Beast Recensione

Nella modalità Sandox possiamo sbizzarrirci e vedere come interagiscono gli animali e le piante di carta.

Quasi come la transumanza degli gnù africani, che partono per viaggi di migliaia di chilometri lunghi mesi: pazzesco pensare che sappiamo fin dall’inizio dove andare a trovare cibo, eppure il miracolo si ripete tutti gli anni, spinto da una forza tanto naturale quanto incredibile.

In ogni area sono presenti specie indigene con cui interagire al meglio per poter proseguire il nostro viaggio

La nostra progressione lungo i sette capitoli, che si affrontano in circa quattro ore, avviene tramite la risoluzione di puzzle ambientali. In ogni area troviamo diverse specie indigene che interagiscono tra di loro, ciascuna con le proprie caratteristiche; sta a noi capire quali di esse ci vengono in aiuto per creare passaggi in modo da avanzare lungo il nostro percorso.

Paper Beast Recensione

La narrazione è criptica almeno quanto il più classico dei soulslike, e non mancano elementi simbolici di difficile interpretazione.

E qui è il caso che mi inventi un esempio: diciamo che dobbiamo superare un valico molto impervio, e nelle vicinanze ci sono delle simil-tartarughe che rilasciano terriccio in prossimità di bacini d’acqua e dei simil-vermi giganti che fanno da idrovore; possiamo usare questi ultimi per reindirizzare un torrente e poi spostare manualmente le nostre tartarughine per accumulare terra nell’area che ci consentirà poi di superare l’ostacolo iniziale.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Ottimo design di flora e fauna e della loro interazione.
  • Viaggio affascinante con un messaggio positivo.

Contro

  • Grafica scadente.
  • Risoluzione di alcuni puzzle poco elegante.
  • La modalità Sandbox sarebbe potuta essere molto di più.
7.2

Buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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