Lo scorso luglio entrai negli uffici romani di Sony senza saper – quasi – nulla di Concrete Genie e, dopo il Provato già pubblicato su queste pagine, ne sono uscito entusiasta e incuriosito sul mettere le mani nella versione definitiva di questa piccola esclusiva PlayStation. Non vi tedierò con un incipit che potreste facilmente recuperare in sede di anteprima, ma un veloce riassunto: impersoniamo un ragazzo di nome Ash, brillante sognatore e artista provetto. Non si stacca mai dal suo quaderno dove disegna tutto ciò che lo ispira, comprese creature immaginarie e immaginifiche. Egli è originario di Denska, una cittadina di pescatori che da anni è stata abbandonata: un male torbido e antico sembra aver attaccato le radici della città, l’oscurità fatta muffa e tentatoli, che ha avvolto le fondamenta delle diverse banchine per poi espandersi nelle vene della città. Ora tutto è deserto, gli abitanti sono andati altrove, non interessandosi al perché della proliferazione del male, preferendo fare le valigie.
In questa città fantasma dunque solo Ash torna puntualmente, rievocando i colorati ricordi di quando, più piccolo, correva e giocava in quelle strade. Nonostante tutto, è ancora legato a quel luogo. Purtroppo non sarà solo e condividerà quei vicoli bui con un gruppetto di cinque bulli che sguazzano e si divertono dello stato morente della loro ex casa, comportandosi da teppisti anche con il povero Ash, che si vedrà strappare davanti i suoi occhi il suo quaderno.
Le pagine vengono portate dal vento e lui viene rinchiuso nella funivia che lo porta al vicino faro, su un’isola ormai anch’essa abbandonata. Qui, restando fedele alle tradizionali meraviglie di storie o fiabe magiche, proprio il faro sarà il posto magico dove una pagina strappata, assimilando un qualche incantesimo, darà vita a una delle creature disegnate da Ash, che gli donerà un’arma portentosa: un pennello, grande quanto una spada, impregnato di potere magico. Sara proprio con esso che il ragazzo si farà carico di una crociata sacra nel dipingere ogni vicolo della morente città, per donargli nuovamente colore e sconfiggere per sempre l’oscurità.
CHIAMATEMI BOB ROSS
Nei sei capitoli che scandiscono l’avventura di Concrete Genie si va incontro a una novità dopo l’altra, con elegante susseguirsi di eventi che amalgamano perfettamente l’evolversi della storia e delle nuove meccaniche di gioco che scopriremo conseguenzialmente, a un’evoluzione drammaturgica degli eventi che conferiscono alla crociata di Ash sempre più fascino, sia nel cercare di capire da cosa sia scaturita questa oscurità, la genesi e la diretta alimentazione di essa, sia come l’avventura che vivrà, assieme ai suoi disegni, creazioni e ragazzi che lo tormenteranno culminerà con un – mai sempre banale – messaggio sull’amicizia come della depressione adolescienziale.
Ash si rifugia in un mondo di pennelli, matite e disegni
La progressione delle zone da colorare dunque verrà certificata da alcuni particolari muri che presenteranno delle lampadine. Un po’ stile Stranger Things, più coloreremo, più le lampadine si accenderanno. Alle accensioni di tutte queste, dovremo trovare la nuova zona, colorare, accendere, colorare, accendere e così via. Per mantenere variegato l’album di disegni, prima di proseguire potremmo sempre andare alla caccia di altre pagine, che conterranno altri disegni base con cui divertirsi.
Muoversi per la mappa di gioco non sarà semplice dato che i bulletti saranno sempre in agguato.
Piccoli problemi in un lavoro generale che ha ricevuto una cura ben più chirurgica
Nella run principale con cui ho finito il titolo sono purtroppo incappato in diversi bug che mi hanno letteralmente impedito di proseguire nel gioco: Geni che non mi seguivano a comando, bulletti che rimanevano fermi in un luogo incuranti delle mie urla, o particolari eventi di gioco che non si innescavano, facendomi necessariamente riavviare la partita. Piccoli problemi in un lavoro generale che ha ricevuto una cura ben più chirurgica, che comunque hanno parzialmente rovinato l’esperienza, sempre sperando in una patch correttiva. Pensando comunque a qualche caso isolato, ho provato una seconda run, trovandomi lo stesso incastrato sempre in problemi di questa natura.
UN PENNELLO PER DOMARLI TUTTI
Durante la nostra avventura di bonifica, assisteremo a delle cutscene dove il nostro Ash avrà incontri ravvicinati con il gruppetto di bulli, tutti intenzionati ad appropriarsi del magico pennello. Al suo tocco congiunto, tra Ash e teppistelli, il nostro protagonista riuscirà a scorgere piccoli frammenti del passato di ognuno di loro. C’è qualcosa in questi ragazzi, un dolore profondo e oscuro quanto il male dilagato a Denska, che proviene dai loro cuori, ma originato da altri fattori. Per non cadere in odiosi spoiler non andrò avanti, dato che parte della bellezza di Concrete Genie è proprio addentrarsi in questa storia, che non si riduce a assere la semplicistica parentesi dei buoni contro i cattivi, della luce contro l’oscurità, bensì anche un’accurata indagine sul malessere giovanile.
un’accurata indagine sul malessere giovanile
Quando tutto sembra ormai stretto e continuo su binari ben predisposti, la seconda metà del gioco cambia drasticamente: un particolare avvenimento darà il via alla creazione di creature fatte di oscurità che, a differenza dei nostri Geni che vivono sulle pareti e i muri, prenderanno vere forme e attaccheranno sia Ash che gli altri ragazzi. La magia si rompe, lo stesso Ash perde le speranze e la ritirata è l’unica soluzione, per poi ripartire con una ritrovata luce e un nuovo piano d’azione.
Avevo già assistito a questo cambio drastico di gioco durante la mia prima prova del titolo, elemento di cui mi era stata fatta preghiera di non entrare nei dettagli su come si sarebbe arrivati a quel punto. Non riuscendo a contestualizzare bene quel cambio, quasi me ne dimenticai in sede di prova finale e alla sua riproposizione, ottimizzata e calata perfettamente sia nel contesto che nel ritmo, non nascondo di essermi esaltato non poco: Concrete Genie, dopo essere stato un titolo delizioso sotto il profilo estetico, si trasforma in un action nudo e crudo. Senza i nostri Geni e senza nessun tipo di aiuto, Ash dovrò ricorrere alle maniere forti per sconfiggere – letteralmente – queste creature.
ecco che il gioco stesso evolve
Dopo diversi capitoli dove sembrava che avessimo ingranato tutte le meccaniche, ecco che il gioco stesso evolve e richiede abilità e riflessi che fino a prima non avevo utilizzato. La velocità e il ritmo, come la dinamicità del titolo raggiungono improvvisamente picchi notevoli e non nascondo di esser stato sconfitto molte volte, proprio per aver malamente sottovalutato l’incrementarsi della difficoltà in queste sessioni.
Una piacevole sorpresa che ad un primo momento facilmente può disorientare, chiedendoci perché tenere nascosta questa meccanica per buona metà del titolo e sbloccarla solo ora. La risposta in parte, viene con l’evolversi delle bellissima e tenerissima storia che seguiremo, come di tutta l’impresa eroica di Ash, che vedrà proprio nelle battute finali grandi e bellissime parentesi di amicizia e di sostegno fraterno. Sia chiaro, nulla per cui strapparsi i capelli e urlare al miracolo con storie di qualità sorprendente, ma per ciò che narra, per come lo fa e per come lo realizza, Concrete Genie ha una forza narrativa assolutamente affascinante.
Merito anche di tutto il comparto visivo e artistico, che nonostante non abbia mai citato in queste parole, è chiaramente di una fattura elevatissima, ma in queste circostanza vorrei lasciar parlare più tutte le immagini che allegherò a questo scritto. Tirate voi le somme e lasciatevi immergere da questi pastelli e queste animazioni che sembrano uscite da un film in stop-motion.
Non è tutto finito comunque. Dopo i deliziosi titoli di coda, ci sarà anche la possibilità di esplorare l’endgame e tutta la mappa aperta, di raccogliere tutti i collezionabili, scoprire e completare dei disegni e visitare nuove zone che si materializzeranno solo alla conclusione della storia principale, mostrandoci alcuni punti, anche della trama, rimasti insoluti o piacevoli bonus aggiuntivi.
MAGICI ARTISTI IN VR
Un punto a favore a Concrete Genie è l’incredibile rapporto qualità prezzo: venduto a circa 29.99€, con una longevità attorno le 10 ore (12-13 se si cerca di completarlo e platinarlo). Nel pacchetto completo c’è anche una deliziosa modalità VR che si scollega direttamente dal titolo principale.
Avremo dunque la possibilità di seguire Splotch, uno dei Geni di Ash, nelle sue richieste artistiche e dunque, pennello in una mano e quaderno dei disegni nell’altra, ci ritroveremo in un ambiente ben definito con la missione di colorarlo e disegnare ciò che ci viene richiesto. La ricompensa, oltre a guadagnarci l’amorevole simpatica di Splotch, sarà lo sblocco della modalità di disegno libero su alcune zone del gioco base, questa volta renderizzate in 2D, ma comunque libere di essere imbrattate a nostro piacimento.
Concrete Genie, come esclusiva PlayStation, non avrà la cassa di risonanza di un Death Stranding o un The Last of Us Part II, ma il lavoro dei ragazzi di Pixelopus è straordinario, sotto tutti i punti di vista, da un gameplay accurato, non rivoluzionario, ma ottimizzato per restituire un’esperienza di gioco più appagante del previsto, a tutto il lavoro estetico e artistico su personaggi, creature e narrazione. La classica piccola perla che merita la vostra attenzione, senza paura di rimanere delusi.