Ho giocato a Beat Saber per la prima volta un venerdì notte, al ritorno da una festa di Natale aziendale, dopo qualche pinta più del solito e uno scambio di Secret Santa con la giusta dose di demenzialità. Al ritorno a casa, carico di spirito natalizio, non avevo per niente sonno, quindi mi sono infilato in testa la PSVR e ho fatto partire il gioco di Beat Games. È stato glorioso.
DANCE LIKE NOBODY’S WATCHING
Il giorno dopo avevo il dubbio che il mio entusiasmo iniziale fosse stato almeno in parte condizionato dalle particolari condizioni della notte precedente, quindi ho iniziato una seconda partita con una certa curiosità di vedere come avrei trovato questo rhythm game in un contesto più sobrio. Beh, non ho smesso di giocare fino a quando sono rimasto senza fiato e madido di sudore, tanto che appena tolto il caschetto VR mi sono buttato sotto la doccia. Ora, però, serve fare un passo indietro per introdurre le basi di Beat Saber a chi non ne avesse mai sentito parlare. Come accennato, si tratta di un rhythm game, da giocare con i Move (o i controller di Rift o Vive, visto che è disponibile anche su PC), le cui meccaniche sono estremamente semplici: ogni controller corrisponde a una spada laser di colore diverso, da usare per tagliare a fette cubi del corrispondente colore lungo la direzione indicata dalla freccia collocata su una delle loro facce. Oltre a questo, ci sono poche altre aggiunte da tenere in conto, come i muri che ci vengono incontro e che dobbiamo schivare con un movimento fisico. La semplicità delle regole di gioco denota una purezza di design che si incontra di rado; gli sviluppatori hanno puntato tutto sul perfezionamento di pochi elementi fondamentali che rendono l’esperienza di gioco impeccabile, a partire dalla risposta dei controller, perfetta in ogni situazione e precisa nel trasmettere con efficacia ogni taglio eseguito.
Beat Saber ti spinge a fare il figo
DISCO JEDI
Beat Saber offre un numero limitato di modalità di gioco. La campagna si conclude nel giro di poche, ma intensissime, ore, durante le quali giochiamo le varie tracce più volte, a livelli di difficoltà crescenti e con diversi obiettivi. Questi mantengono le partite abbastanza varie, anche se alcuni di essi stonano rispetto alla natura del gioco. Mi vengono in mente le tracce in cui bisogna percorrere una quantità minima di spazio con le mani: si finisce per agitare i controller come degli ossessi, senza nessuna logica o stile. Più intelligenti, invece, gli obiettivi che richiedono di eseguire non solo un numero massimo di errori, ma anche un numero minimo, oppure non superare un certo valore di combo, che cresce per ogni colpo consecutivo andato a buon fine. In tal modo è necessario mantenere il cervello acceso perché siamo forzati a commettere un errore ogni tanto. E’ vero che i momenti migliori di Beat Saber sono quelli in cui ci si abbandona completamento all’istinto, ma tali costrizioni aggiungono un po’ di varietà.
Non smetterei mai di giocare
La purezza del design e del gameplay di Beat Saber è ammirevole, specie perché la software house ceca è riuscita a fare pieno centro al loro gioco d’esordio, portandoci uno degli esempi più cristallini di puro divertimento cui abbandonarsi senza riserve. La quantità di tracce è il tasto dolente, ma sono pronto a dare fiducia alla promessa dei ragazzi di Beat Games di aumentarle nei mesi a venire. Consiglio quindi caldamente a chiunque questo rhythm game per la sua capacità di portare in un mondo fantastico fatto di coreografie ninja. Io non smetterei mai di giocare.