Il codice review del primo episodio di Life is Strange 2 è arrivato accompagnato da un documento di ventidue pagine scritto dal team di sviluppo per introdurre l’ambientazione della seconda stagione di una serie che tanto aveva scaldato i nostri cuori nel 2015. Viene spiegato perché si sono allontanati da Max e Chloe e che l’intento è quello di portare la narrazione interattiva a un livello superiore, sempre e comunque esplorando temi sociali e riflessioni introspettive che toccano la quotidianità di tutti. Considerato, però, che detesto leggere recensioni che si attardano in noiose introduzioni quasi mai necessarie, credo che la cosa più sensata da fare sia rimandare tutti quelli che non hanno giocato al primo Life is Strange al suo acquisto immediato, mentre per chi si è fatto andare bene anche Before the Storm e ha sviscerato ogni dettaglio di The Awesome Adventures of Captain Spirit – come me – basterà un trailer.
HAVE FUN, BUT NOT TOO MUCH
Come si misura la qualità di un’avventura episodica spiccatamente narrativa con un gameplay basato sull’esplorazione e sui dialoghi? È una domanda che prevede risposte soggettive e chiunque abbia l’arroganza di dire che non è così, che esiste un giudizio assoluto, e che la sua opinione è quella giusta sta mentendo. In esperienze come queste, dove la componente empatica è smaccatamente importante, farsi coinvolgere dagli eventi, dalla sceneggiatura e dalla colonna sonora diventa fondamentale per goderne. Con queste premesse, il primo episodio di Life is Strange 2, titolato Roads, mi è piaciuto molto. Molto nel senso di “compratelo se avete amato la prima serie di The Walking Dead o la storia di Max e Chloe”, perché sarà difficile che ne rimaniate delusi. Il motivo di questo consiglio diretto va ritrovato nella costruzione dei protagonisti, Sean e Daniel, che grazie a piccoli dialoghi e tanti dettagli interattivi imparerete a conoscere molto velocemente.
Roads mi è piaciuto molto, nel senso di “compratelo se avete amato il primo The Walking Dead o la storia di Max e Chloe”
ONE SMASH BUTTON
In questo primo episodio si può impersonare solo il fratello maggiore Sean. Ci si muove in terza persona, si guardano gli oggetti, si interagisce con Daniel laddove possibile e, ogni tanto, si deve scegliere come comportarsi. Scappare o discutere? Rubare o pagare? Gli sviluppatori hanno insistito molto su questo aspetto, ribadendo che la narrazione avviene in modo dinamico sulla base delle nostre inclinazioni. Fermarsi a guardare la luna, giocare a rimbalzello sul fiume o cedere una barretta di cereali e cioccolato al fratello minore comporta stringhe di testo differenti e un diverso approccio alla relazione che si instaura fra i due. I temi messi sul piatto da Dontnod sono comunque maturi, quindi accudire il piccolo con dolcezza o severità – feature evidenziata chiaramente a schermo quando si opta per una strategia o l’altra – resta un’opzione a carico della sensibilità del giocatore. Sono convinto che, se ai titoli di coda ci si arriverà con gli stessi colpi di scena, in entrambi i casi gli elementi di contorno essenziali per partecipare emotivamente al loro viaggio verranno modificati sulla base del nostro comportamento.
La parte del leone la fanno l’ambientazione – le foreste vergini dello Stato di Washington – e la colonna sonora, intimista come lo era quella del primo Life is Strange
PARALLELI
Volevo chiudere questa review con due commenti personali. Il primo riguarda l’assenza del voto, comprensibile nell’ottica di aver provato solo il primo episodio e di averne consigliato l’acquisto a occhi chiusi a tutti quelli che si aspettavano un vero Life is Strange 2 (ché Before the Storm ce lo siamo già dimenticati tutti).
Arrivato alla fine mi sono fiondato su Google per capire quanto dovrò aspettare per tornare nel Nord-Ovest degli USA insieme a Sean e Daniel
Brava Dontnod: mi hai regalato tre ore di emozioni, scelte morali e paesaggi naturali sconfinati. Hai caratterizzato due protagonisti in maniera eccellente, facendomeli amare nel giro di mezz’ora. Hai scritto una storia avvincente, di cui aspetto con trepidazione il seguito, pescando a piene mani dalla letteratura di viaggio senza farcirla inutilmente di zombi o lupi mannari. Sei riuscita a ritornare nell’universo narrativo del primo Life is Strange senza riciclare personaggi che, come ti ha dimostrato Before the Storm, non andavano più toccati. Devi lavorare sull’ottimizzazione del tuo motore grafico, sui modelli poligonali e sulle animazioni, perché la strada da fare è ancora molta, ma io pretendevo da te una trama strappacuore… e tu me l’hai messa nel piatto. Grazie.