MOTHERGUNSHIP – Recensione

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Ogni tanto mi piace spegnere il cervello quando gioco: a volte amo lanciarmi nella mischia senza pensare a tattiche elaborate e senza seguire trame complesse. Tra uno strategico e un action adventure, un indie dalle tinte autoriali e un’opera dai valori produttivi elevatissimi, è bene alternare anche qualche titolo più frivolo, nell’accezione più positiva del termine.

MOTHERGUNSHIP di Terrible Posture Games e Grip Digital è proprio il videogioco adatto per staccare tutto e dedicarsi esclusivamente a menare le mani, o meglio, sparare tonnellate di pallottole mentre se ne schivano altrettante.

UNA TORRE DI ARMI

Non è di certo la prima volta che i ragazzi di Terrible Posture Games si cimentano in uno sparatutto in prima persona così adrenalinico da sembrare un bullet hell: difatti, poco più di quattro anni fa sfornarono Tower of Guns, un FPS dalle tinte roguelite che poneva il protagonista di fronte a una lunghissima serie di arene generate in maniera procedurale da affrontare in successione, al fine di raggiungere la vetta di una torre piena zeppa di nemici pronti a farci lo scalpo.Mothergunship recensione

Non certo la prima volta che Terrible Posture Games si cimenta in un FPS così adrenalinico da apparire un bullet hell

È proprio da Tower of Guns che il team capitanato da Joe Mirabello ha preso ispirazione per realizzarne un sequel spirituale che potesse prendere il meglio di quella formula di gameplay, così da applicarla a un concept leggermente differente ampliato, ad esempio, dall’assuefacente building delle armi. La base della ricetta di MOTHERGUNSHIP era già pronta, quindi, bastava solo modificarla e aggiungere qualche elemento di novità per far sì che strizzasse l’occhio all’opera precedente, senza però sfociare in una copia spudorata. Per esempio, la prima differenza che balza immediatamente all’occhio è la presenza di una trama: intendiamoci, non siamo di fronte a un plot narrativo elaborato, ma a un mero collante fatto principalmente da bizzarri scambi di battute più o meno riusciti tra i vari comprimari. L’incipit è sicuramente uno dei più inflazionati nelle opere che piantano le radici nella fantascienza: un esercito alieno ha sferrato un attacco a sorpresa nei confronti della Terra, uccidendo o schiavizzando buona parte dell’umanità, di conseguenza a noi spetta il compito di sferrare un disperato contrattacco assaltando le navi che assediano il pianeta.

Tutto questo non è altro che un pretesto per dar vita a una successione di livelli rappresentati dai vascelli extraterrestri, da abbordare e distruggere uno dopo l’altro dall’interno, fino ad arrivare al centro nevralgico da cui vengono controllate tutte le operazioni delle forze d’attacco aliene: la MOTHERGUNSHIP, l’enorme nave madre protetta dall’intera flotta nemica.

COME VUOLE IL CASO

A fianco alle missioni principali, formate da arene fisse e stanze generate casualmente, troviamo anche diverse tipologie di livelli secondari del tutto procedurali da affrontare in caso si abbia intenzione di accumulare esperienza addizionale o risorse aggiuntive.Mothergunship recensione

A fianco alle missioni principali, formate da arene fisse e stanze generate casualmente, troviamo livelli secondari del tutto procedurali

La difficoltà di questi incarichi dipende principalmente dai requisiti e dalle caratteristiche delle missioni: a volte ci troveremo all’interno di un vero e proprio ring per prendere a pugni i nemici, in altri casi ci verranno fornite delle armi con cui iniziare a farci largo nelle stanze, o ancora su alcune navi troveremo avversari più coriacei e letali. Completare le missioni secondarie non è ovviamente obbligatorio, ma nelle fasi più avanzate può far comodo per salire di livello e affrontare con maggiore tranquillità i livelli principali. Già, perché l’esperienza accumulata può essere poi spesa per potenziare l’esoscheletro del protagonista, magari aumentandone la resistenza ai colpi, o per migliorare la rigenerazione dell’energia utilizzata dalle armi, oppure per accrescere le chance di scovare i segreti disseminati nelle arene, giusto per fare qualche esempio.

Inoltre, come accennato, durante le allegre scampagnate sui vascelli alieni si possono raccogliere componenti con le quali sbizzarrirsi nella costruzione delle armi. In questo caso, esistono solamente due limiti alla creazione degli strumenti di morte e distruzione: il meccanismo casuale che governa lo spawn dei negozi all’interno dei livelli, quindi i pezzi che è possibile trovare sulle navi nemiche, e la propria creatività. Da questo punto di vista, MOTHERGUNSHIP garantisce una libertà enorme: nessuno ci vieta di affrontare il gioco portando con noi solamente armi tradizionali, come un mitra o un lanciarazzi, ma è innegabile che il divertimento risieda principalmente nella creazione di congegni contrari a qualsiasi legge della fisica. A patto di trovare i pezzi giusti – cosa tutt’altro che scontata in un’opera che punta sulla generazione casuale dei contenuti – nulla ci vieta di dar vita a un’arma complessa formata da più bocche da fuoco, magari corredata da modifiche che influiscono sulla gittata, sulla cadenza di tiro, sul rinculo, o che aggiungono proprietà elementali ai colpi. Chiaramente, più componenti vengono utilizzati, maggiore è il consumo di energia che l’esoscheletro utilizza per alimentare l’attrezzatura collegata; d’altronde, dover bilanciare potenza di fuoco ed efficienza energetica è parte del fascino di MOTHERGUNSHIP.

PALLOTTOLE VOLANTI

Detto questo, l’ultima fatica di Terrible Posture Games non è per nulla esente da difetti. La generazione procedurale dei livelli fa sì che le stanze si ripetano molto spesso, sia per quanto riguarda la mera struttura delle stesse, sia sul versante dei nemici che le popolano.Mothergunship recensione

La generazione procedurale dei livelli fa sì che le stanze si ripetano molto spesso

Anche gli avversari che gli alieni pongono di fronte al protagonista non sono quindi esenti dalla medesima critica, dal momento che le tipologie di nemici si possono contare sulle dita di due mani. C’è quindi una certa ripetitività di fondo che si inizia a sentire molto presto nel corso dell’esperienza di gioco. Persino il punto di forza del gioco, la creazione delle armi secondo le preferenze degli utenti, pone il fianco a qualche perplessità: non è facile riuscire a sfornare un’arma particolarmente complessa in quanto i livelli sono relativamente corti e non è possibile portare con sé gli strumenti creati tra un livello e l’altro, ma solo una piccolissima parte delle componenti sbloccate; ne consegue che spesso non si ha il tempo materiale di sfruttare appieno le potenzialità di questa meccanica, se non nella modalità Endless, nella quale affrontare una serie infinita di stanze fino alla morte del proprio alter-ego. Per questo, è consigliabile prendere MOTHERGUNSHIP a piccole dosi per non correre il rischio di stufarsi in fretta.

Pessima, invece, la gestione dell’inventario generale: quest’ultimo è limitato a “soli” cento elementi; considerando che in ogni livello vengono sbloccati almeno una decina di pezzi, si fa molto presto a saturare ogni slot. Da notare che ogni volta che si raggiunge la saturazione di spazio bisogna poi provvedere a eliminare manualmente e singolarmente ogni componente extra, il tutto passando attraverso una schermata contro-intuitiva che non fa altro che elevare all’ennesima potenza questa seccatura. Tenendo a mente il ritmo con il quale si accumulano parti di arma, questa procedura va ripetuta ogni due o tre livelli, aumentando a dismisura il fastidio.

Gli sviluppatori hanno promesso che il co-op verrà introdotto in uno dei primi aggiornamenti

Infine, prima di concludere permettetemi di fare un paio di precisazioni. Il gioco presenta il doppiaggio in inglese e i testi in italiano, tuttavia la traduzione nella lingua dantesca presenta qualche inciampo: a volte si ha l’impressione che sia stata effettuata utilizzando un traduttore automatico. In secondo luogo, al momento non è presente la modalità cooperativa che permette a due giocatori di affrontare l’intera avventura tramite connessione remota: gli sviluppatori hanno promesso che il co-op verrà introdotto in uno dei primi aggiornamenti, la cui pubblicazione è prevista nel corso del mese di agosto; fino ad allora si potrà giocare soltanto in single player.

MOTHERGUNSHIP è un deciso passo in avanti rispetto al precedente lavoro targato Terrible Posture Games. Pur riprendendo parte della formula alla base di Tower of Guns, l’ultima fatica di Joe Mirabello e compagni riesce a convincere grazie a un sistema di creazione delle armi molto ben fatto, in grado di aggiungere ancora più pepe a un FPS già di per sé estremamente adrenalinico. Peccato per qualche sbavatura di troppo e una ripetitività di fondo che non rende giustizia all’operato del team, ma gli appassionati di questa particolare tipologia di videogiochi difficilmente rimarranno delusi.

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Pro

  • Frenetico e adrenalinico al punto giusto.
  • L’innovativo sistema di costruzione delle armi stimola la creatività.
  • Buona dose di humor tra un livello e l’altro.

Contro

  • Fin troppo ripetitivo.
  • A volte si ha l’impressione che le armi non vengano sfruttate al meglio.
  • Interfaccia confusionaria e inventario gestito in modo pessimo.
7.7

Buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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