Ogni tanto mi piace spegnere il cervello quando gioco: a volte amo lanciarmi nella mischia senza pensare a tattiche elaborate e senza seguire trame complesse. Tra uno strategico e un action adventure, un indie dalle tinte autoriali e un’opera dai valori produttivi elevatissimi, è bene alternare anche qualche titolo più frivolo, nell’accezione più positiva del termine.
MOTHERGUNSHIP di Terrible Posture Games e Grip Digital è proprio il videogioco adatto per staccare tutto e dedicarsi esclusivamente a menare le mani, o meglio, sparare tonnellate di pallottole mentre se ne schivano altrettante.
UNA TORRE DI ARMI
Non è di certo la prima volta che i ragazzi di Terrible Posture Games si cimentano in uno sparatutto in prima persona così adrenalinico da sembrare un bullet hell: difatti, poco più di quattro anni fa sfornarono Tower of Guns, un FPS dalle tinte roguelite che poneva il protagonista di fronte a una lunghissima serie di arene generate in maniera procedurale da affrontare in successione, al fine di raggiungere la vetta di una torre piena zeppa di nemici pronti a farci lo scalpo.
Non certo la prima volta che Terrible Posture Games si cimenta in un FPS così adrenalinico da apparire un bullet hell
Tutto questo non è altro che un pretesto per dar vita a una successione di livelli rappresentati dai vascelli extraterrestri, da abbordare e distruggere uno dopo l’altro dall’interno, fino ad arrivare al centro nevralgico da cui vengono controllate tutte le operazioni delle forze d’attacco aliene: la MOTHERGUNSHIP, l’enorme nave madre protetta dall’intera flotta nemica.
COME VUOLE IL CASO
A fianco alle missioni principali, formate da arene fisse e stanze generate casualmente, troviamo anche diverse tipologie di livelli secondari del tutto procedurali da affrontare in caso si abbia intenzione di accumulare esperienza addizionale o risorse aggiuntive.
A fianco alle missioni principali, formate da arene fisse e stanze generate casualmente, troviamo livelli secondari del tutto procedurali
Inoltre, come accennato, durante le allegre scampagnate sui vascelli alieni si possono raccogliere componenti con le quali sbizzarrirsi nella costruzione delle armi. In questo caso, esistono solamente due limiti alla creazione degli strumenti di morte e distruzione: il meccanismo casuale che governa lo spawn dei negozi all’interno dei livelli, quindi i pezzi che è possibile trovare sulle navi nemiche, e la propria creatività. Da questo punto di vista, MOTHERGUNSHIP garantisce una libertà enorme: nessuno ci vieta di affrontare il gioco portando con noi solamente armi tradizionali, come un mitra o un lanciarazzi, ma è innegabile che il divertimento risieda principalmente nella creazione di congegni contrari a qualsiasi legge della fisica. A patto di trovare i pezzi giusti – cosa tutt’altro che scontata in un’opera che punta sulla generazione casuale dei contenuti – nulla ci vieta di dar vita a un’arma complessa formata da più bocche da fuoco, magari corredata da modifiche che influiscono sulla gittata, sulla cadenza di tiro, sul rinculo, o che aggiungono proprietà elementali ai colpi. Chiaramente, più componenti vengono utilizzati, maggiore è il consumo di energia che l’esoscheletro utilizza per alimentare l’attrezzatura collegata; d’altronde, dover bilanciare potenza di fuoco ed efficienza energetica è parte del fascino di MOTHERGUNSHIP.
PALLOTTOLE VOLANTI
Detto questo, l’ultima fatica di Terrible Posture Games non è per nulla esente da difetti. La generazione procedurale dei livelli fa sì che le stanze si ripetano molto spesso, sia per quanto riguarda la mera struttura delle stesse, sia sul versante dei nemici che le popolano.
La generazione procedurale dei livelli fa sì che le stanze si ripetano molto spesso
Pessima, invece, la gestione dell’inventario generale: quest’ultimo è limitato a “soli” cento elementi; considerando che in ogni livello vengono sbloccati almeno una decina di pezzi, si fa molto presto a saturare ogni slot. Da notare che ogni volta che si raggiunge la saturazione di spazio bisogna poi provvedere a eliminare manualmente e singolarmente ogni componente extra, il tutto passando attraverso una schermata contro-intuitiva che non fa altro che elevare all’ennesima potenza questa seccatura. Tenendo a mente il ritmo con il quale si accumulano parti di arma, questa procedura va ripetuta ogni due o tre livelli, aumentando a dismisura il fastidio.
Gli sviluppatori hanno promesso che il co-op verrà introdotto in uno dei primi aggiornamenti
MOTHERGUNSHIP è un deciso passo in avanti rispetto al precedente lavoro targato Terrible Posture Games. Pur riprendendo parte della formula alla base di Tower of Guns, l’ultima fatica di Joe Mirabello e compagni riesce a convincere grazie a un sistema di creazione delle armi molto ben fatto, in grado di aggiungere ancora più pepe a un FPS già di per sé estremamente adrenalinico. Peccato per qualche sbavatura di troppo e una ripetitività di fondo che non rende giustizia all’operato del team, ma gli appassionati di questa particolare tipologia di videogiochi difficilmente rimarranno delusi.