Questa di Remothered: Tormented Fathers in versione console, in particolare su PS4, sarà una recensione fatta anche di link e notizie. I collegamenti sono alle due anteprime, qui e qui, alla recensione per PC e alla notizia pubblicata ieri, circa l’endorsement di Keiichiro Toyama al mirabile lavoro di Darril Arts, con tanto di richiesta di collaborazione che Chris Darril ha accettato di buon grado, dopo aver soffocato un’emozione che lo stava per stordire, pur non sapendo ancora quando e come il connubio si concretizzerà (se nella trilogia di Remothered, insomma, o in qualche nuova IP).
In seguito a una chiacchierata privata col creatore di Silent Hill, suo mito personale, lo sviluppatore catanese ha anche avuto modo di conoscere il leggendario compositore della serie, Akira Yamaoka, come se non bastassero le strette relazioni avute con Hifumi Kono (citate in un’intervista su TGM 352) per lo stretto omaggio di Remothered alla tradizione di Clock Tower.
È recentissima la notizia dell’endorsement di Keiichiro “Silent Hill” Toyama, con tanto di futura collaborazione con Chris Darril
Per quel che riguarda il porting vero e proprio, caratterizzato da paragonabile fluidità, il gioco non ha subito vere variazioni tecnico-grafiche e non mi ha sorpreso nemmeno nell’uso del controller, avendo provato i comandi via gamepad nella versione PC (grilletti per lanciare le “distrazioni” e depistare i nemici, pressione delle levette per accucciarsi e attivare la torcia, dorsale destro per correre). Non ho personalmente avuto esperienza, però, dei bug più gravi che nell’edizione d’esordio mi avevano costretto a ricaricare la partita, e questo vale bene un paio di punti in più nel giudizio finale.
Remothered: Tormented Fathers per console è tutto quel che era l’edizione PC, un survival horror con forti componenti d’avventura che bilancia ottimamente la caccia di IA non scriptate con buoni enigmi e uno sfaccettato racconto, ben coeso al gameplay. Il gioco di Darril Arts si conferma più debole nella porzione conclusiva, e la durata non è poi eccelsa, ma rimane un esercizio ludico e narrativo di prim’ordine.