The Persistence – Recensione PS VR

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Il vascello scientifico The Persistence ha un problema mica da ridere: in seguito a un tentativo di teletrasporto andato tragicamente in malora, la sete di conoscenza dei suoi ricercatori si è trasformata in una perfetta ricetta per il disastro. La nave è in rovina, alla deriva nello spazio e con l’equipaggio mutato in una masnada di aberrazioni genetiche assetate di sangue; in tutto questo, un improbabile sopravvissuto si trova davanti il suo stesso cadavere, intuendo che la situazione potrebbe essere addirittura più complicata di quanto non appaia inizialmente…

PROJECT FIRESTART & CO.

The Persistence è un videogioco horror in prima persona di ambientazione fantascientifica, un genere che negli anni ha vantato illustri esponenti, sin dai tempi del vecchissimo Aliens di Electric Dreams. Sicuramente vanta un pedigree di quelli importanti: Firesprite è formata da ex membri di SCE Studio Liverpool, a loro volta militanti tra le fila della gloriosa Psygnosis, una delle eccellenze britanniche all’epoca della programmazione a sedici bit.the persistence recensione

Firesprite è formata da ex di SCE Studio Liverpool, a loro volta militanti tra le fila della gloriosa Psygnosis

Si tratta dunque di gente che conosce bene l’arte del game design, ma l’altro asso nella manica del gioco di Firesprite è la realtà virtuale, una tecnologia che può offrire risultati esplosivi se messa al servizio della tensione e di un’atmosfera ben studiata, così come ci ha mostrato l’imperdibile Resident Evil 7. Senza troppi giri di parole, The Persistence è una nuova, raccomandatissima killer application per il caschetto di SONY, un gioco che negli ultimi giorni mi ha letteralmente incatenato alla periferica tra un sussulto e l’altro, per diversi motivi. Il primo è che vanta un’usabilità ottima, con tre opzioni di comando in grado di restituire un comfort adatto a ogni stomaco. Titubante e capace di rigettare il cenone del 1984 dopo un giro di pista a Driveclub, ho iniziato con la classica rotazione a scatti, solo per ambientarmi serenamente tra le alternative più fluide e naturali, continuando a giocare per diverse ore senza il minimo fastidio. The Persistence non offre capitomboli o scalinate destinate a far vivere al vostro cervello l’esperienza di un ottovolante, ma si affida a comode cabine di teletrasporto per spostare il nostro alter ego tra un piano e l’altro nelle stanze più grandi che compongono l’intricato ventre metallico della sgangherata astronave, una scelta che si è rivelata vincente durante prove anche piuttosto durature.

L’interfaccia è semplice e facile da consultare, un sistema di teletrasporto a corto raggio permette di superare ostacoli e passare da un riparo all’altro con stile, mentre l’head tracking consente di mirare, raccogliere oggetti o aprire contenitori con una naturalezza assoluta. Poi, il gioco è generato proceduralmente. Ogni volta che tireremo le cuoia, l’intelligenza artificiale IRIS creerà un nuovo clone pronto ad abbandonare la sicurezza dell’hub iniziale per affrontare una mappa diversa da quella visitata dal nostro sfortunato predecessore. È un’idea che funziona bene e che dona quel pizzico di imprevedibilità a ogni rinascita, anche se una mappa generata casualmente spoglia la vicenda di setpiece studiati a tavolino, rendendo per certi versi la narrazione frammentata e quasi accessoria, con IRIS che si fa viva principalmente nel momento in cui gli obiettivi vanno perseguiti, restando in silenzio nelle retrovie per il resto dell’avventura.the persistence recensione

L’IA IRIS creerà un nuovo clone pronto ad affrontare una nuova mappa creata proceduralmente

Del resto, la varietà è ben accetta, dacché ucciderete vostro malgrado tanti cloni prima di portare a termine i cinque obiettivi necessari a rimettere in funzione l’astronave e tornare a casa, incontrando nemici sempre più coriacei e aggressivi procedendo nell’esplorazione. Dagli spaesati ricercatori mutati ai giganteschi berserker, ogni piano offre una sfida progressivamente più ardua che necessiterà di migliorie costanti per raggiungere il gran finale. Fortunatamente, The Persistence offre una soddisfacente sensazione di progressione, consentendo di mantenere i bonus conquistati e ripartire dopo ogni decesso impersonando un clone migliore del precedente.

MEGLIO CHE SULLA BSS JANE SEYMOUR

Alla base di tutto ci sono le cellule staminali, indispensabili per migliorare i punti ferita, o anche la furtività nella tranquilla area iniziale; potranno essere anche usati per creare cloni migliori, qualora riuscissimo a estrarre il DNA di particolari membri dell’equipaggio. Di base, il corpo iniziale viene “stampato” senza spese, ma replicare esseri umani dotati di caratteristiche più efficaci richiederà il giusto tributo di cellule staminali a ogni rinascita. Queste possono essere raccolte in apposite provette, ma un bottino più ricco attende gli esploratori capaci di aggirare il nemico e colpirlo dietro la nuca con un estrattore a corto raggio; si tratta inizialmente della sola arma a disposizione, un oggetto contundente che si rivelerà presto inutile durante un combattimento vero e proprio.the persistence recensione

Dotarsi di un clone con caratteristiche migliori richiederà il giusto tributo di cellule staminali

In assenza di un’arma da fuoco, lottare corpo a corpo richiede nervi solidi, perché il nemico picchia durissimo ed è vitale imparare a dispiegare uno scudo energetico portatile, da attivare per intercettare i colpi altrui e lasciare il cattivo vulnerabile a un contrattacco – o a un’estrazione di cellule, qualora la difesa venisse alzata con un tempismo perfetto. L’arsenale è sufficientemente vario, ma va conquistato investendo appositi gettoni nei vendor disposti un po’ ovunque, ognuno specializzato in una precisa tipologia di strumenti. Una volta sbloccato l’ordigno desiderato, ulteriori gettoni potranno poi essere investiti per migliorarne le qualità e dotarlo di funzioni supplementari, creando una dotazione sempre migliore a disposizione di tutti i cloni che verranno.

Si va dai manganelli alle lance elettrificate con cui paralizzare e depredare con calma il nemico, ma l’arsenale comprende anche roba più sfiziosa come granate che rilasciano sciami di micro robot assassini, oppure pistole gravitazionali con cui bloccare il cattivo a mezz’aria e strapazzarlo contro pareti e soffitto, dimenandoci in un hedbanging selvaggio! Il rovescio della medaglia è che le armi vanno comunque comprate ogni volta, sborsando un numero di chip proporzionale al livello dello strumento, materializzato seduta stante dal terminale di creazione. In altre parole, dopo ogni morte ripartiremo sempre e comunque con in mano il fido (nonché misero) estrattore staminale, e sarà necessario muoverci con circospezione prima di tornare a brandire qualcosa di più rassicurante.the persistence recensione

The Persistence si conferma un gioco votato all’approccio silenzioso, decisamente sconsigliato agli adepti dei marine coloniali

The Persistence si conferma un gioco votato all’approccio silenzioso, decisamente sconsigliato a chi desiderasse replicare la potenza di fuoco dei marine coloniali: ogni arma, comprese quelle corpo a corpo, offre un numero finito di usi, e la maggior parte del tempo lo si passa sgattaiolando alle spalle del nemico, tenendo d’occhio lo spostamento e il campo visivo dei soggetti meno raccomandabili tramite una sorta di temporaneo super senso, che ne rivela le sagome al di là delle pareti. Grazie alla realtà virtuale l’atmosfera è fantastica, potente e oppressiva, accompagnata da un sonoro che sa quando e come pompare ettolitri di adrenalina in corpo. Conscio di rischiare la scomunica nei più esclusivi tabernacoli del videogioco, ammetto che, per certi versi, il coinvolgimento mi ha riportato alla mente le serate passate a eludere la stretta di S.H.O.D.A.N. in System Shock 2. Nascondersi da un energumeno spegnendo la torcia nel frastuono della sala macchine della Persistence, solo per scappare a rotta di collo verso il più vicino cunicolo d’aerazione è un’esperienza mozzafiato per veri intenditori della paura, destinata a far aumentare il battito cardiaco come un cavallo imbizzarrito.

NESSUNO PUÒ SENTIRTI URLARE, A PARTE L’ALTRO TIPO SUL DIVANO

Un degno divertimento accessorio per The Persistence è rappresentato dall’app companion, scaricabile gratuitamente su tablet e cellulare, con cui assistere un amico immerso nella realtà virtuale. Durante la nostra prova l’app ha riconosciuto immediatamente la partita in corso su PS4, permettendoci di visualizzare in un’elegante interfaccia isometrica la posizione del nostro uomo d’azione, interagendo sul touch screen per individuare in sua vece la posizione degli oggetti recuperabili nei paraggi, e avvertirlo della presenza dei nemici erranti. Si tratta solo del primo passo, perché ogni azione frutta crediti con cui sbloccare funzioni molto più interessanti, come l‘uso di esche sonore con cui influenzare il tragitto degli avversari e la possibilità di interagire attivamente all’azione, paralizzando gli avversari, aprendo porte o, addirittura, effettuando la scansione delle stanze adiacenti, in modo da fornire una ricognizione in tempo reale di quello che ci aspetta un passo più avanti. I mostri evidenziati nell’app hanno un valore in rosso che fornisce altrettanti crediti qualora venissero sconfitti dal nostro assistito; tuttavia, se il numero è in verde, intascheremo il malloppo se il cattivo riuscirà a fare la pelle al poveraccio, generando momenti di pura goliardia in cui i ruoli si invertono, e il navigatore fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote all’ormai ex compagno!the persistence recensione

La grafica è fluida a sessanta fotogrammi al secondo, un buon risultato ottenuto con modelli poligonali scarni ma funzionali

Complessivamente, The Persistence non offre particolari punti deboli. Secondo gli sviluppatori l’avventura dura attorno alle otto ore, ma si tratta di una stima decisamente soggettiva, anche perché i ponti che compongono l’astronave offrono obiettivi opzionali a cui dare la caccia per mettere le mani su ingenti quantitativi di risorse e schemi particolarmente rari, da sviluppare nell’hub per creare equipaggiamento persistente e esotico, come corazze capaci di vampirizzare i punti ferita altrui a ogni attacco, o anche estrattori staminali migliorati. La grafica è fluida a sessanta fotogrammi al secondo, un risultato molto buono ottenuto a discapito di modelli poligonali non eccessivamente particolareggiati, tuttavia funzionali allo scopo; l’unica cosa che stona in una presentazione audiovisiva generalmente molto buona, è una certa ripetitività delle ambientazioni, saggiamente mescolate dalla natura procedurale del gioco ma destinate comunque al riciclo a lungo andare. Complessivamente, però, The Persistence porta a casa un risultato visivo più che buono anche considerando la potenza del PSVR, indubbiamente l’entry level per chi desidera esplorare la realtà virtuale a un prezzo oramai davvero contenuto, con tutti i pro e i contro del caso.

Sono un amante degli animali, ma ho intercettato con uno shoryuken la mia gatta un paio di volte durante i momenti più tesi di The Persistence, quando la tensione era palpabile e sentirmela camminare sulle spalle mi ha fatto saltare un nervo o due. Ci vuole fegato, ma The Persistence è un gioco che chiunque possieda la realtà virtuale di SONY dovrebbe comprare immediatamente, per vivere un’avventura fantascientifica remunerativa e ricca di tensione. Se avete amato Alien Isolation, la fatica di Firesprite dovrebbe svettare con sicurezza in cima alla vostra lista della spesa.

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Pro

  • Paura e atmosfera a pacchi.
  • Immersivo ma dall'ottimo comfort.
  • Esperienza mutevole grazie alla natura procedurale dell'avventura.

Contro

  • Asset ripetitivi a lungo andare.
  • Narrazione accessoria e poco stimolante.
  • Non adatto ai Rambo dello spazio.
8.5

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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