Durante Cartoomics ho avuto la possibilità di moderare un panel con Spartaco Albertarelli, game designer di oltre 100 boardgame (tra cui FutuRisiKo!, per citarne uno, ma andate a cercarvi VektoRace per vedere su cosa sta lavorando adesso), riguardo la figura professionale di chi i giochi li crea. Uno dei concetti che più mi è rimasto impresso, parlando sempre di boardgame, è quello secondo cui il centro di tutto debbano essere, nella testa del game designer, le dinamiche tra i giocatori, ovvero spingere un gruppo di persone alla competizione senza esclusione di colpi, ebbri del pensiero “muori male!” (cit.). È vero, e la supremazia della dinamica al tavolo sulle meccaniche di gioco è qualcosa che nel multiplayer dei videogame a volte si perde un po’, soprattutto in un periodo storico dove la sfida in locale è decisamente meno popolare rispetto a quella online, come vi raccontavo nell’editoriale di qualche giorno fa. Ecco, i party game restano fra i pochi ad alimentare questo spirito di competizione purissima e Frantics, ultimo arrivato di PlayLink, rappresenta al meglio quella voglia di vincere con qualunque mezzo e che alimenta i boardgame secondo Spartaco.
MUORI MALE!
Rispetto agli altri titoli di PlayLink, che sono evidentemente virtualizzazione di plance da giochi da tavolo integrate più o meno intelligentemente da meccaniche digitali, Frantics rivendica molto di più il suo essere videogame, e si ispira più o meno dichiaratamente a titoli quali Mario Party o WarioWare: Smooth Moves, proponendo una serie di minigiochi – quindici in totale – da affrontare fino a un massimo di quattro contendenti, ciascuno dei quali impersonerà un animale antropomorfo che sembra quasi fatto di plastilina, e che ricorda, per movenze e stile, Scrat di Era Glaciale.Si tratta di un complimento vivissimo, e se Frantics durante la mia prova ai tempi dell’E3 era forse il più zoppicante titolo del lotto PlayLink, a quasi un anno di distanza è davvero una gioia per gli occhi, anche più di Dimmi Chi Sei!, che aveva inaugurato la stagione dei party game di Sony facendosi alfiere di una ricchezza estetica encomiabile.
Frantics propone una serie di minigiochi – quindici in totale – da affrontare fino a un massimo di quattro contendenti
Insomma, lo stile buffo e caricaturale di Frantics conquista subito, ed è un attimo entrare nella sua atmosfera grottesca, cinica e perfida. I poveri animali antropomorfi di cui vestiamo i panni si trovano alla mercé di una loschissima volpe che ci pone davanti a una serie di sfide all’ultimo sangue per il suo puro diletto. Nel metterci gli uni contro gli altri, nel corso del gioco vanno di pari passo i successi sul campo, i premi speciali, le missioni segrete e una serie di obiettivi che permettono di accumulare soldi da investire in un’asta finale che può modificare le sorti della partita. Composto da quattro turni più una sfida finale, un giro di Frantics sublima benissimo il concetto di competizione, e i quindici minigiochi – suddivisi in tre tier di cattiveria – sono caratterizzati sempre da due obiettivi: fare benissimo l’azione richiesta e danneggiare l’altro. Ovviamente, per mettere i bastoni tra le ruote all’avversario si rischia un bel po’, ed è giusto così, anche perché riuscire nella scorrettezza è assolutamente premiato, e dunque l’approccio a ogni singolo round va studiato con la dovuta accortezza.
DUELLO ALL’ULTIMO SWIPE
L’aspetto migliore di Frantics resta l’ottima integrazione del sistema PlayLink, ovvero quello che vuole che l’interazione avvenga soltanto tramite smartphone. Una volta scaricata l’app dedicata e dopo aver effettuato il collegamento alla PS4 (console e dispositivi mobili devono essere sulla stessa rete Wi-Fi), lo schermo del cellulare diventa il controller e ogni minigioco sfrutta alla bisogna swipe, giroscopio, accelerometro o, semplicemente, i controlli touch. Il supporto per gli smartphone è ottimo, la responsività dei controlli è più che buona (l’ho testato solo con iOS, iPhone da 7 a X) e l’incidenza sulla batteria minima.Si va dal curling su sedie da ufficio, che ricorda da vicino il concept di Angry Birds, al tenere in equilibrio sul ghiaccio i personaggi mentre ci si randella con armi di varia natura, passando per una gara a ostacoli su corsie in stile Takeshi’s Castle o una corsa a bordo di tricicli dove bisogna calibrare bene i tap sullo schermo. È chiaro che alcune sfide sono semplicemente la variazione di uno dei vari sistemi di controllo proposti, ma nel complesso NapNok Games ha svolto un buon lavoro nell’offrire un numero sufficiente di diverse meccaniche in grado di tenere occupati per qualche ora di ilarità e infamia gratuita.
nel mettere i bastoni tra le ruote all’avversario si rischia un bel po’, ma riuscire nella scorrettezza è assolutamente premiato
Frantics, complessivamente, funziona proprio per la sua innata capacità di tirare fuori il peggio di noi, ma con il sorriso sulle labbra, e poco male se a volte la precisione di uno swipe non è perfetta al millimetro, perché – facendo tesoro delle parole di Spartaco Albertarelli – se l’idea alla base è quella di favorire le dinamiche tra giocatori, il nuovo arrivato di PlayLink ci riesce benissimo, un po’ come faceva Dimmi Chi Sei!.
Ecco, rispetto a quello che resta a mio avviso il migliore titolo PlayLink uscito finora, Frantics ha due piccoli problemi che lo rendono un filo meno adatto a tutti: il primo è che richiede comunque una certa manualità con lo smartphone, perché le diverse sfide sono comunque veloci e ricche d’azione, e quindi potrebbe non piacere a chi è “meno” videogiocatore; il secondo problema è che se Dimmi Chi Sei! è virtualmente rigiocabile ad libitum per via della natura sociale e strettamente dipendente dalla creatività e dalla voglia delle persone coinvolte, è chiaro che sulla lunga distanza Frantics può risultare leggermente ripetitivo, ma non per questo necessariamente meno divertente.
Frantics è un party game curato nei minimi dettagli, reso unico da uno stile davvero splendido ed efficace nel tirar fuori il peggio dalle persone coinvolte. Competizione assoluta, scorrettezze e infamità si sposano bene con un sistema di gioco che, pur mantenendo la filosofia inclusiva di PlayLink, non lesina un mucchio di azione e tanto ritmo. È il più “videogiocoso” della collezione Sony e offre una manciata di ore sfide all’ultimo sangue sulla falsariga di Mario Party. Forse sulla lunga distanza paga un po’ la presenza di soli quindici minigiochi, ma nel complesso vale il prezzo a cui è proposto (circa 20 euro), a patto ovviamente di amare il multiplayer locale.