Non starò nuovamente a raccontare l’incipit di Remothered: Tormented Fathers, primo capitolo di una trilogia survival horror dei catanesi Chris Darril e Stormind Games, già lungamente dettagliata nelle anteprime (qui e qui). Devo però un minimo correggere il tiro in termini di durata, complice un’ultima parte meno corposa del previsto che ha abbassato la longevità, complessivamente, a una manciata di densissime ore. Quasi nulla, tuttavia, è cambiato nel giudizio qualitativo, a fronte di un’opera che sorprende per fattura e idee e si fa portatrice di una trama articolata e ben fatta, al punto che avrebbe potuto reggere da sola un’avventura statica, priva di elementi d’azione. Una storia molto giapponese nel gusto e nello stile della narrazione, a essere precisi, che onora e s’inchina amorevolmente al principale modello ludico: Clock Tower di Hifumi Kono.
PSYCO’S BABY
Remothered: Tormented Fathers è invero ben movimentato in termini di gameplay, portandoci in un mix che solo nell’ultima parte si sbilancia in banali cliché ludici, peraltro senza perdere tensione. Il racconto ruota intorno alla misteriosa vicenda della famiglia Felton e all’investigazione di un altrettanto indecifrabile personaggio, Rosemary Reed (il nome è un omaggio a uno dei più celebri film di Roman Polański; tra le citazioni, però, troviamo anche Il silenzio degli innocenti, Mulholland Drive e un pizzico di Psyco).L’impianto di gioco, dal canto suo, si muove piuttosto bene su due registri principali che rendono Remothered: Tormented Fathers un titolo moderno e classicheggiante in un sol colpo. Da una parte abbiamo una struttura prodiga di enigmi che – soprattutto nella prima parte – si avvicina a un’avventura grafica tradizionale, portata però in uno spazio tridimensionale, con oggetti e dettagli ambientali da concatenare; negli stessi frangenti, nondimeno, avremo a che fare con la seconda anima di Remothered, duellando con psicopatici dotati di un’Intelligenza Artificiale non scriptata che si comporta piuttosto bene negli spazi di media grandezza, come saloni o larghi ambienti, perdendo invece di efficacia nei continui corridoi in prossimità dell’epilogo.
la storia è molto giapponese nel gusto e nello stile della narrazione, e s’inchina amorevolmente a Clock Tower di Hifumi Kono
A quest’ultima componente sono legati elementi come le “distrazioni” (item da piazzare o lanciare per depistare gli inseguitori), insieme ad oggetti contundenti che non serviranno mai a uccidere o bloccare definitivamente il nemico, ma solo a trattenerlo per alcuni secondi.
il quadro è riuscitissimo e colmo di pura angoscia
L’IPNOSI DEL METRONOMO
Anche in casi simili, l’impianto d’azione diventa una sorta di enigma con precisi momenti da rispettare, “trial & error” proprio perché concepiti in sequenza. La scarsa durata, comunque, è un difetto molto meno grave: animato anche dalle sonorità di Nobuko Toda (Metal Gear Solid 4, Kingdom Hearts 3D, Final Fantasy XIV), Remothered: Tormented Fathers incede molto poco nel backtracking, presenta una piacevole varietà degli scenari (cosa non facile, considerata l’esclusiva ambientazione in una villa) e si conclude al momento giusto, quando il nocciolo del mistero è svelato e viene aperta una fessura verso il prossimo episodio.
In occasione del secondo capitolo sarà giusto pretendere da Darril Arts e Stormind una più lunga prosecuzione della catena di enigmi, oltre a un lavoro più attento sulla ripulitura dai bug, particolarmente fastidiosi quando l’unica soluzione è chiudere il gioco e farlo ripartire. Il pollice rimane ben alto, insomma, ma la qualità del team di sviluppo e delle idee di Chris fa sperare in qualcosa di addirittura migliore al prossimo giro.
Per il momento, comunque, va benissimo così.
Il titolo di Darril e Stormind Games non delude le aspettative, nonostante il piccolo calo di idee nella parte finale. La prestazione viene un poco sminuita anche da qualche bug e dall’eccesso di Quick Time Event, sempre nell’ultima porzione, ma Remothered ha abbastanza qualità per farsi perdonare: gli enigmi ambientali, i confronti con IA non scriptate e il gioco di identità della trama compongono un quadro decisamente positivo, in attesa di un secondo capitolo ancora più rifinito ed esteso. La scelta di prezzo, in relazione alla bontà del lavoro (appena 15 euro), non può che rinforzare l’offerta e dar prova di modestia e lungimiranza. Ottimo lavoro.