Un wormhole si apre nel cielo, proprio mentre Big Boss e Miller stanno fuggendo da Mother Base durante l’attacco di Cipher, dando vita a… una dimensione parallela che non c’entra assolutamente nulla con l’intera serie di Hideo Kojima. È vero che in Metal Gear Solid V sono presenti veri e propri zombie, peraltro ben giustificati da una precisa infezione, ma per il resto la saga si è concessa incursioni nel fantastico solo attraverso la tecnologia o – al massimo – il paranormale, con armi ed equipaggiamenti da sci-fi nipponica più o meno moderata, comunque segnati da uno stile efficace e vibrante. È per questo che Metal Gear Survive rappresenta il caso più estremo di deriva di una serie in mancanza del suo creatore, al di là dei meriti e dei demeriti ludici che discuteremo fra qualche riga. Un pensiero che non può sparire del tutto, nemmeno sforzandosi, e che tuttavia ho cercato di tener fuori dal mero giudizio qualitativo.
QUEL MALEDETTO WORMHOLE
Per uno come me, innamorato dei survival online, i primi passi oltre il Ponte di Einstein-Rosen non sono stati affatto male. Al di là del tutorial, fin troppo statico e scrupoloso, l’idea di Metal Gear Survive è sovrapporre l’eccellente e duttile sistema di controllo creato da Kojima a tutta una serie di parametri di sopravvivenza, dovendo sempre tenere un occhio sull’impietoso consumo della stamina e sul bisogno impellente di acqua e cibo, esagerato per velocità ma paragonabile a quello dei maestri più cattivi (fra cui il vecchio DayZ, come in uno stranissimo matrimonio tra Dean Hall e Kojima, quest’ultimo persino ignaro della cerimonia). Proprio in merito a questa componente di gameplay, per usare le parole del #teamcrimine, sono sempre quello che “lancia la torretta per vedere l’effetto che fa”: in questo caso ha significato l’immediato uso alimentare di una capra cruda (le prede comprendono anche i carnivori, più difficili da cacciare ma altamente nutrienti), con la conseguenza di ritrovarmi immediatamente addosso una brutta infezione intestinale e di dovermi portare avanti questa condizione per un paio di missioni, peggiorando rapidamente il mio stato prima di iniziare a guarire, temporaneamente interessato da offuscamenti dell’immagine e orride vomitate (che schifo, lo so, ma così è), in giro per basi e magazzini di risorse.
l’idea di Metal Gear Survive è sovrapporre l’eccellente e duttile sistema di controllo creato da Kojima a tutta una serie di parametri di sopravvivenza
SFIDA DIMENSIONALE
Presto si interromperanno del tutto le comunicazioni fra “Dite”, nome della dimensione parallela, e l’esterno del mondo, in particolare con un oscuro reclutatore chiamato Nightmare (il nostro personaggio è un “portatore sano di infezione”, e per questo è stato scelto); da quel momento rimarremo in compagnia delle Intelligenze Artificiali che le prime forze a mettere piede nella dimensione hanno costruito e attivato, e che ora ci chiedono di indagare su ciò che i nostri predecessori – i Corpi di Caronte – hanno scoperto, e allo stesso tempo di raccogliere campioni genetici delle immonde mostruosità, utili come “moneta” di base per fare diverse cose (tra le più importanti c’è la trasformazione in aria per il respiratori, per motivi che spiegherò più avanti).
Metal Gear Survive rappresenta il caso più estremo di deriva di una serie in mancanza del suo creatore
LOW BUDGET, MY FRIEND
E allora, di grazia, cos’è che non va in questo benedetto Metal Gear Survive, al punto da trattenerne pesantemente il voto? Innanzitutto, il pressapochismo della realizzazione si fa sentire abbastanza alla svelta e inficia malamente la difficoltà: a lato di misteriose casse da recuperare in caso di decesso, fra le opzioni dopo la morte del personaggio (profondamente definibile nell’aspetto, con un sistema quasi identico a quello di Metal Gear Solid V), tornare al checkpoint della base madre significa ritrovarsi in tasca tutto il materiale utile, compresi cibo, acqua, esemplari botanici per le ricette, armi ed equipaggiamento. Più avanti le cose si fanno persino più gentili, grazie a miracolose pillole e medicine che potremo produrre; soprattutto, poi, il riutilizzo (e lo stravolgimento, almeno in un paio di casi) di qualsiasi idea di Kojima inizia a diventare quasi commovente, al pensiero dei collaboratori rimasti a saccheggiare i rimasugli della sua brillante mente.
le Intelligenze Artificiali iniziano presto a mostrare i propri limiti
È deontologicamente corretto non far pesare lo sgarbo alla serie Metal Gear per trama e intenti. Ciò detto, francamente, non so se nella mia mente il pensiero sia riuscito a sparire del tutto. Fuor di qualsiasi polemica, l’idea di Metal Gear Survive avrebbe anche potuto funzionare, unendo l’eccellente e duttile sistema di controllo di Metal Gear Solid V a un meccanismo survival ineccepibile e ben scritto. E invece, anche se non mancano i passaggi divertenti e/o impegnativi, è proprio l’impianto a risultare talvolta confuso e poco deciso, specie nel bilanciamento fra sfida di sopravvivenza e libera caciara. Forse è un peccato, ma nemmeno tanto…