Brutta fine quella che ha fatto Team Bondi, la compagnia che nel 2011 diede alla luce L.A. Noire sotto l’egida di Rockstar Games. La software house di Sydney riuscì a realizzare solo questo gioco prima di finire in liquidazione a causa degli ingenti debiti accumulati durante il processo di sviluppo, archiviando Whore of the Orient, il suo secondo progetto che purtroppo non ha mai visto la luce. Ora Rockstar Games prova a mettere a frutto i diritti sulla proprietà intellettuale offrendo una seconda possibilità a L.A. Noire grazie al lancio delle versioni per PS4, Xbox One e Nintendo Switch (quest’ultima oggetto principale della recensione che state leggendo) comprensive, tra l’altro, di tutti i DLC pubblicati nei mesi che hanno succeduto la release originale.
THE CASE THAT MAKES YOU
Facciamo un breve ripasso, prima di toccare i vari punti della conversione vera e propria, in caso non abbiate mai sentito parlare di L.A. Noire prima d’ora. L’opera di Team Bondi ci mette nei panni di Cole Phelps, un veterano della Seconda Guerra Mondiale pluridecorato che, da semplice agente di pattuglia, si ritrova a essere il nuovo astro nascente della polizia di Los Angeles sul finire degli anni Quaranta. Seguiamo così la carriera del neo-promosso detective Phelps nel pieno della sua parabola ascendente, risolvendo i vari casi che gli vengono affidati dai capi. Passando da un dipartimento all’altro, a noi spetta il compito di scandagliare le scene del delitto al fine di individuare e catalogare gli indizi, raccogliere le testimonianze delle persone coinvolte nei crimini, fino agli interrogatori dei sospetti dove utilizzare le prove per incastrare il colpevole e trovare la soluzione del caso, in modo tale da chiudere il relativo fascicolo e passare a quello successivo.
le versioni per PS4, Xbox One e Nintendo Switch (quest’ultima oggetto principale della recensione) sono comprensive di tutti i DLC pubblicati
Si tratta di un sistema di gioco a dire il vero piuttosto ripetitivo, al cui interno si inseriscono occasionali sequenze d’azione, quali inseguimenti tra le strade della Città degli Angeli o sparatorie contro gli sgherri del delinquente di turno, senza dimenticare le sezioni relativamente più rilassate in cui ci si ritrova a pedinare un sospetto. Tutto questo ha luogo in un open world decisamente vuoto in cui le uniche attività secondarie sono rappresentate dai crimini di strada: mentre si sposta da una scena del crimine a un’altra, il buon Cole può rispondere alle chiamate della centrale per catapultarsi sul posto in cui è in corso un reato e consegnare rapidamente il malfattore alla giustizia, non prima però di aver portato a termine con successo una scazzottata o uno scambio di pallottole.
THE CASE THAT BREAKS YOU
Per quanto riguarda il lavoro svolto in sede di conversione del gioco per la console ibrida della Grande N, si può dire che il port è stato realizzato in maniera tutto sommato soddisfacente. Non aspettatevi chissà quali prodezze tecniche dal punto di vista meramente grafico: complice anche la limitata potenza computazionale della piattaforma, la resa visiva complessiva è molto vicina all’opera pubblicata sei anni fa sulle console della scorsa generazione. Ciononostante, in modalità portatile L.A. Noire si comporta in maniera egregia, offrendo immagini piuttosto pulite e un frame rate ancorato ai trenta fotogrammi al secondo, con qualche lievissimo e sporadico calo nelle sequenze più concitate.
possiamo fare tutto toccando lo schermo della console
Prima di tirare le somme, permettetemi di fare un breve accenno alla versione PS4 del gioco: grazie a un secondo codice fornito dal publisher, ho avuto modo di fare un giro per le strade di Los Angeles sulla console Sony. Anche qui non siamo di fronte a una vera e propria rimasterizzazione dell’originale, tanto che le uniche migliorie riguardano la risoluzione Full HD nativa e il supporto al 4K su PS4 Pro (e Xbox One X), con qualche leggero ritocco qua e là al sistema di illuminazione. Nulla per cui strapparsi i capelli, insomma, anche perché la resa finale risulta in linea di massima piuttosto sporca, complice anche qui un filo di aliasing di troppo. Da questo punto di vista, emerge una certa pigrizia con cui Rockstar ha gestito la riedizione: mi sarei aspettato la stessa cura riposta nella realizzazione della versione per Nintendo Switch anche nel caso dell’edizione PS4, invece di limitarsi a fare il minimo indispensabile per rendere leggermente più presentabile un gioco di sei anni fa.
La versione di L.A. Noire approdata in questi giorni su Nintendo Switch rende giustizia a un’opera che forse avrebbe meritato un po’ di attenzione in più quando fu pubblicata per la prima volta sei anni fa. Certo, la conversione non è perfetta, ma il gioco sviluppato originariamente da Team Bondi si trova a suo agio tra i circuiti della console ibrida della Casa di Kyoto; tra l’altro è un titolo che si presta molto bene al gioco in mobilità, grazie proprio alla divisione dell’avventura in casi della durata di un’oretta scarsa ciascuno. Peccato solo per qualche incertezza piuttosto marcata in modalità TV, ma già così abbiamo la possibilità di giocare alla versione migliore di L.A. Noire attualmente presente sul mercato.