Blue Reflection - Recensione

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Gust, sviluppatore noto per la serie Atelier e i due Nights of Azure, ha sfornato una nuova IP: Blue Reflection. Si tratta di un JRPG ispirato al genere “majokko”, ossia a quella categoria di anime e manga in cui adolescenti in gonnellina combattono il male e difendono il mondo con i loro poteri magici. Insomma, il classico filone delle maghette a cui appartengono Madoka, Magica Doremi, Little Witch Academia, Sailor Moon, et similia. Ci troviamo dunque di fronte a un JRPG peculiare, che porta a galla tematiche tipicamente adolescenziali con quel tocco fantasy che non guasta mai.

SONO UNA COMBATTENTE CHE VESTE ALLA MARINARA!

Nonostante sia molto legata al filone adolescenziale, ho trovato la storia di Blue Reflection piuttosto originale. La protagonista, Hinako Shirai, è una ragazzina con una forte passione per la danza classica e che desidera quindi diventare una ballerina professionista; sogno che, tuttavia, viene infranto in seguito a uno spiacevole incidente che le provocherà una lesione permanente al ginocchio.Dopo aver perso l’unica ragione di vita, Hinako cade in depressione, ma la sua esistenza è destinata a cambiare in seguito all’incontro con una compagna delle medie: l’amica comincia a comportarsi in modo strano, perdendo il controllo delle proprie emozioni, e la protagonista viene improvvisamente proiettata in uno strano mondo onirico, il Common (un inconscio collettivo che raccoglie tutte le emozioni e i sentimenti della razza umana), dove si troverà costretta a fronteggiare delle strane creature.

Blue Reflection è un jRPG ispirato al genere “majokko”, ossia a quella categoria di anime e manga in cui adolescenti in gonnellina combattono il male con i loro poteri magici

Con l’aiuto di alcune voci misteriose, Hinako imparerà ad utilizzare un potente anello magico che le consentirà di trasformarsi in una Reflector; in seguito a questo strano accadimento incontrerà Lime e Yuzu – compagne di classe e, a loro volta, Reflector – che la convinceranno ad utilizzare i poteri appena acquisiti per risolvere i diversi problemi emotivi che interessano le studentesse della scuola (si va dai classici “dolori” di cuore ai sentimenti di rivalità, passando per altre fragilità adolescenziali). L’obiettivo sarà quello di ottenere quanti più “Frammenti Emotivi” possibile, utili per potenziarsi ed eliminare i Sephiroth (no, in questo caso non hanno i capelli argentei e non brandiscono una spada lunghissima), demoni enormi che vogliono distruggere il mondo umano e che fungeranno da boss durante la nostra avventura.

Appresi i suoi poteri, Hinako dovrà – come detto – girare a zonzo per la scuola aiutando le compagne, ma vi saranno anche momenti in puro stile “ragazzina adolescente” in cui potremo uscire con le nostre amichette e frequentare svariate location (cinema, negozi, bar, etc.) in modo da sbloccare ulteriori eventi e frammenti. Al ritorno a casa, Hinako potrà studiare, stiracchiarsi o fare un bel bagno caldo, azione che – a differenza delle altre due, utili per sbloccare punti potenziamento bonus per le protagoniste – si tradurrà in scene di puro fan service senza una vera utilità in termini di gameplay. Decisamente meno importante, ma meritevole di menzione, è l’uso dello smartphone: durante le sessioni scolastiche, la nostra Hinako potrà chattare con le compagne di classe o giocare a Dark Cave (una sorta di Tamagotchi), funzioni che, nondimeno, sono prive di una vera e propria utilità.

POTERE DEL CRISTALLO DI LUNA, VIENI A ME!

Per aiutare le compagne, come esplicato in precedenza, Hinako, Lime e Yuzu dovranno entrare nel Common (a partecipare agli scontri saranno sempre loro tre), esperienza che si traduce in una serie di dungeon ove dovremo raccogliere oggetti e sconfiggere frotte di nemici, fino al raggiungimento di un determinato obiettivo.

I Frammenti possono essere assegnati alle abilità di un personaggio

I combattimenti si svolgono a turni, e come per la serie Atelier i personaggi potranno utilizzare diverse abilità che influenzeranno il rispettivo tempo di attesa (il classico ordine dei turni). In questo caso, Gust ha ridefinito l’interfaccia, ora decisamente più pulita e piacevole da guardare. Ad esempio, la comoda barra posta in cima allo schermo ci aiuterà a capire come le nostre mosse influenzeranno la timeline, in che modo posticipare il turno dei nemici e quanto manca prima che questi attacchino. Oltre alle classiche abilità di supporto e attacco, le Reflector potranno utilizzare anche l’Ether Charge, una tecnica che aumenta l’indicatore Reflect utile per difenderci, riflettere gli attacchi nemici, prendere turni multipli grazie all’abilità Overdrive, o velocizzare la timeline.

Blue Reflection vanta un sistema di progressione piuttosto insolito: le tre protagoniste potranno livellare solo dopo aver raggiunto un determinato traguardo nella storia principale o attraverso le side-quest. A ogni level up otterranno i già citati punti potenziamento che potranno essere distribuiti tra Attacco, Difesa, Supporto e Tecnica, aumentando così le statistiche del personaggio. Raggiungendo un traguardo specifico sarà inoltre possibile sbloccare nuove abilità.

Forse vi starete chiedendo: “Ma se non ci sono punti esperienza, a che serve grindare o sconfiggere gli avversari?”. Beh, i nemici droppano materiali utili per craftare oggetti in grado di boostare permanentemente le nostre statistiche e potenziare i Frammenti ottenuti dalle nostre maghette. I Frammenti potranno poi essere assegnati alle abilità di un personaggio così da potenziarne gli effetti, come una diminuzione del costo in MP, un incremento del danno in certe condizioni, e così via.

il battle system di Blue Reflection, pur ripetitivo, è decisamente intrigante

Purtroppo, c’è una cosa che non ho digerito del titolo di Gust: la “difficoltà”. Diciamolo chiaramente, in un gioco di ruolo solitamente si cerca la sfida, sfida che in Blue Reflection non esiste, a meno di non alzare l’asticella a Difficile, ma anche così, per un terzo del gioco, gli scontri risulteranno comunque troppo semplici. Senza sfida manca quell’impulso di gettarci in mischia e ciò renderà completamente inutile persino la raccolta degli oggetti per il crafting, dato che potremo farne tranquillamente a meno. L’unica, seria minaccia arriva dai già citati Sephiroth, boss colossali costituiti da più parti rigenerabili (ciascuna conta come un nemico a sé), caratteristica che però li rende piuttosto fastidiosi. Eccezionalmente, durante questi combattimenti avremo il supporto delle nostre compagne di scuola (dodici in totale) che – seppur prive di poteri – riusciranno a donarci attacchi extra, cure e altre utili abilità. Gli elementi sopraccitati rendono il battle system di Blue Reflection decisamente intrigante, e per questo tutto sommato promovibile, tuttavia la mancanza di sfida – alla lunga – rende il gioco piuttosto ripetitivo trattandosi, a tutti gli effetti, di un continuo “uccidi e raccogli” privo di mordente.

BAMBOLE IN GONNELLINA

Blue Reflection gode di uno stile artistico decisamente ispirato, seppur non proprio al passo coi tempi. Ho apprezzato soprattutto i dungeon, nonostante le pochissime aree da esplorare, grazie al loro design surreale in grado di regalare scorci davvero suggestivi, benché troppo “minimal”. Buoni anche i modelli delle scolarette con quei tratti quasi da bambolina che ben si adattano al contesto e allo stile artistico generale di Blue Reflection. In definitiva, il titolo di Gust si difende abbastanza bene sul piano tecnico, ma adotta uno stile particolare che non tutti potrebbero apprezzare. Infine, devo segnalare tra i difetti del gioco la colonna sonora: composta da una selezione di brani davvero scarna, probabilmente, vi verrà a noia in breve tempo.

Se cercate un jRPG leggero e alla portata di tutti, potreste dare una chance a Blue Reflection, la nuova IP di Gust; al contrario, il tasso di sfida modesto, l’assenza del grinding e la mancanza di un sistema di level up classico faranno storcere il naso ai veterani del genere. Un vero peccato, perché in fin dei conti il concept alla base di Blue Reflection è originale e il sistema di combattimento è stato migliorato sensibilmente rispetto a quello della serie Atelier. Ponderate bene, prima di procedere all’acquisto.

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Pro

  • Storia originale.
  • Il battle system ha alcuni spunti interessanti.
  • I combattimenti con i Sephiroth sono piuttosto suggestivi.

Contro

  • Una forte ripetitività di fondo.
  • Combattimenti troppo semplici.
  • L’assenza di un sistema di level up classico potrebbe far storcere il naso ai puristi del genere.
  • Dungeon troppo limitati.
  • Le costanti situazioni da “teen drama” potrebbero non piacere a tutti.
6.5

Sufficiente

È l’ultimo arrivato in famiglia e gli va di gran lusso che non lavora in redazione ma da casa sua, altrimenti farebbe la fine di Seppia nella serie Boris, con Claudio “Renè” Todeschini a tallonarlo con vessazioni di ogni tipo. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

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