Che sorpresa Hob! L’action adventure sviluppato da Runic Games – già autori dei due Torchlight, per intenderci – è un videogioco che mi ha lasciato a bocca aperta sin dal primo avvio, tanto da costringermi a non pensare ad altro fino al momento in cui ho visto scorrere i titoli di coda sul mio monitor. Non scherzo: quando non ero intento a camminare tra le antiche strutture ricoperte di vegetazione che formano il mondo di Hob, non facevo altro che rivivere mentalmente le avventure del piccolo protagonista incappucciato, magari ripensando a quanto fosse brillante l’enigma risolto qualche ora prima, anticipando con trepidazione il momento in cui avrei potuto riprendere il pad in mano per tornare nuovamente all’avventura.
CENOTAPH
Impossibile non notare l’ascendente che la saga di The Legend of Zelda ha avuto nella realizzazione di Hob; difatti, Runic Games ha dato vita a un titolo che si ispira chiaramente alla storica serie della casa di Kyoto. Le influenze ludiche e stilistiche sono innegabili: dal protagonista che acquisisce nuove abilità affrontando i dungeon disseminati nel mondo di gioco – poteri che si rivelano poi essenziali per raggiungere zone sempre più avanzate – fino a un sistema di combattimento volutamente semplice basato sull’alternanza di fendenti, parate con lo scudo e schivate all’ultimo secondo, passando per la raccolta di oggetti collezionabili ben nascosti in grado di potenziare salute, riserva di energia e la potenza dell’arma a disposizione dell’eroe.
in seguito alle azioni del protagonista, si assiste a una vera e propria genesi in tempo reale di nuove zone da esplorare
GEMINI
E poi c’è lui, il nemico silenzioso che minaccia il mondo biomeccanico, un morbo che sta lentamente contaminando tutti gli esseri viventi a suon di pustole violacee piene di gas nocivi e liquidi velenosi. Lo scopo del gioco, manco a dirlo, consiste proprio nel purificare le aree infette facendo tornare a vivere il pianeta, il tutto mentre si cerca di scoprire l’origine di tale contagio per eliminare il problema alla fonte.
In un primo momento, la contaminazione serve per mantenere l’eroe incappucciato all’interno di binari prestabiliti, impedendogli di accedere alle aree maggiormente inquinate. In segiuto, procedendo nel gioco, il mondo si apre alla libera esplorazione, svelando scorci mozzafiato e segreti celati dalla flora tornata a crescere rigogliosa.
il sistema di combattimento, volutamente semplice, è basato sull’alternanza di fendenti, parate con lo scudo e schivate all’ultimo secondo
Perlustrando le terre di Hob ci si può imbattere in caverne contenenti potenziamenti opzionali, oppure nelle rovine di un’antica civiltà che custodiscono degli archivi storici in grado di fornire informazioni aggiuntive sul background narrativo che fa da cornice alle vicende del gioco. Qui, purtroppo, risiede uno dei primi problemi di Hob: personalmente, accolgo sempre di buon grado le trame che restano su un piano criptico, eppure – in questo caso – si rasenta il limite dell’ermetismo, tra murales indecifrabili e personaggi che si esprimono solo a suon di mugugni. In tutta onestà, mi sarebbe piaciuto comprendere qualcosa in più sul mondo creato da Runic Games e sulle cause dell’infezione, eppure – probabilmente anche per limiti personali – non mi è stato possibile.
ANIMA
Tra i difetti si annovera anche la gestione della telecamera spesso problematica, in quanto l’inquadratura fissa genera un numero davvero elevato di angoli ciechi; si tratta di un problema trascurabile nelle sezioni esplorative che però diventa di rilevanza fondamentale nel bel mezzo dei combattimenti, tra nemici che colpiscono da punti poco o per nulla visibili e il protagonista che – periodicamente – viene oscurato da un elemento dello scenario. Si presenta male anche la stabilità: nonostante le patch correttive si susseguano quasi quotidianamente su PC, il gioco risulta decisamente instabile a causa dei frequenti cali di frame rate (che si verificano in situazioni apparentemente casuali) e per via di qualche crash occasionale.
la trama rasenta l’ermetismo
Hob è un action adventure che prende la formula di gioco dei capitoli più classici della saga di The Legend of Zelda per dar vita a un’esperienza interamente incentrata sulla scoperta di un mondo in costante evoluzione. Lo sforzo dei level designer nella creazione di un piccolo pianeta con tante interconnessioni è davvero notevole: peccato solo per qualche problema di troppo nella gestione della telecamera durante i combattimenti e per un comparto tecnico poco curato sul fronte della stabilità. Nonostante tutto, l’ultima fatica dei creatori di Torchlight resta un titolo che gli appassionati del genere non dovrebbero lasciarsi sfuggire per nessun motivo.