Io non ci volevo nemmeno giocare a Destiny. Al primo, intendo. Accanto al mio PC non c’è mai stato spazio per una console, e di conseguenza – per il sottoscritto – il titolo Bungie è come se non fosse mai esistito, almeno fino a quando una PS4 è apparsa in salotto di casa. Non conoscevo nulla di Destiny, a parte che era fondamentalmente uno sparatutto in soggettiva con spiccate caratteristiche MMO, e ne acquistai la collezione completa durante i saldi invernali solo per colpa di quel soggetto che risponde al nome di Ivan Conte, che a differenza mia ha seguito l’evoluzione del titolo sin dai suoi albori. Non ero l’unico a sentirmi un pesce fuor d’acqua: anche l’amico Todeschini, che prima di dicembre aveva sempre storto il naso di fronte ai discorsi che vedevano i Guardiani e il Viaggiatore come protagonisti, si è unito in quest’avventura alla cieca, pur di passare qualche oretta a “sparare in compagnia”. Quello che non mi sarei certamente aspettato è essere catturato da un vortice di missioni, sfide, equipaggiamenti e Crogiolini™ che ha monopolizzato gran parte del mio tempo libero (e di quello di mezza redazione).
Destiny 2 parte nel migliore dei modi
ENGRAMMA RARO
Partiamo con un’affermazione che potrebbe sembrare fin troppo scontata ma che, in effetti, così non è: Destiny 2 è, fondamentalmente, Destiny. L’anima dell’opera Bungie non è mutata con questo secondo capitolo, e nonostante le tante novità apportate dalla software house di Chicago riusciamo a sentirci “a casa” sin dal primo minuto. È tutto lì, al suo posto: l’equipaggiamento, le missioni da compiere, i corpi celesti da esplorare e l’inconfondibile stile che caratterizza armi e armature. Eppure qualcosa è cambiato profondamente dal 2014, ma rischiamo di far fatica ad accorgercene, grazie al certosino lavoro compiuto. La mappa dei vari pianeti è lì, consultabile in qualsiasi momento, e dopo aver preso l’abitudine di aprirla per cercare attività da compiere è follia pura tornare indietro. L’equipaggiamento e la possibilità di “infondere” un oggetto dal potere alto in un altro più debole, ma in qualche modo più utile, continua a essere l’anima del “levelling”, anche se dobbiamo fare i conti con qualche piccolo accorgimento rispetto al passato. Inoltre, fatto da non sottovalutare, anche le tre classi sono lì ad aspettarci, pronte a offrirci le solite movenze ma con poteri nuovi di zecca da sfoggiare all’occorrenza, che siano muri di forza, aure rigenerative o veloci schivate.
qualcosa è cambiato profondamente dal 2014, ma rischiamo di far fatica ad accorgercene
Destiny 2 ci permette così di avere sempre qualcosa da fare, che si tratti di un giro su qualche pianeta per compiere la solita missione giornaliera e partecipare a qualche evento pubblico, o di una sessione di gioco più lunga e impegnativa del previsto. Nessuno, e ripeto, nessuno rischia di appoggiare il pad e chiedersi “e ora cosa faccio?”, e questo è senza dubbio uno dei pregi più grandi di un’opera così immensa.
ENGRAMMA LEGGENDARIO
Una volta terminata la campagna principale e aver raggiunto il livello 20, al giocatore si apre letteralmente un universo di attività da compiere: le più sfruttate – escludendo i soliti giri in Astore per far mangiare la polvere al Todeschini – sono gli Assalti e l’ormai immortale Crogiolo. Per gli Assalti, in realtà, non c’è molto da dire: tre individui affrontano una missione all’acqua di rose, sparano a tutto, approfondiscono volendo qualche parte della storia e maciullano il boss di turno. Con il Crogiolo, invece, la faccenda è un pochino più complessa: due squadre composte da quattro giocatori si sfidano in arene e modalità diverse, che variano dal classico deathmatch a squadre ai punti da conquistare e difendere. Lottare contro avversari umani non è facile, e ammetto che i meno avvezzi al pad potrebbero anche sentirsi frustrati i primi giorni, ma non importa: su Destiny 2 non si premia il migliore, si premia l’attività compiuta. Anche la modalità competitiva è più permissiva del previsto, nonostante le regole ferree e originali che la caratterizzano: ogni squadra ha un numero di respawn, che una volta terminati portano inevitabilmente al game-over. Un team organizzato è fondamentale per superare al meglio tali sfide, soprattutto nella loro “vera” incarnazione competitiva: le Prove dei Nove.
Una volta terminata la campagna principale e aver raggiunto il livello 20, al giocatore si apre letteralmente un universo
ENGRAMMA ESOTICO
Se invece del PvP preferite dedicare i vostri sforzi al PvE, allora è impossibile non ammirare i Cala la Notte, una versione “potenziata” degli Assalti, e l’Incursione da sei giocatori. Se nel primo capitolo dell’opera Bungie affrontare un Cala la Notte significava avere pazienza, tattica e un buon gioco di squadra, ora oltre alle suddette caratteristiche è necessario inserire anche tempismo e perseveranza. Un perenne cronometro ci mostra il tempo disponibile per terminare la missione, e qualora l’orologio raggiungesse lo zero ci ritroveremo sbattuti fuori, con buona pace delle nostre coronarie.
Ogni settimana, oltre alla mappa, cambieranno anche due variabili importanti in grado di modificare totalmente l’approccio verso la missione: la prima riguarda solitamente una caratteristica dei nemici o dei giocatori, come l’impossibilità di curarsi in maniera “classica” o l’alternarsi di resistenze e debolezze nemiche; la seconda invece è dedicata al conto alla rovescia, che può essere allungato distruggendo particolari oggetti, passando dentro ad anelli fluttuanti, uccidendo nemici e altre diavolerie non ancora comunicate. Partecipare a tali eventi è semplicemente meraviglioso e costringe i team ad “allenarsi” per meglio superarne le insidie: trovare una buona sintonia con i propri compagni di squadra è ciò che mi spinge a giocare, giorno dopo giorno, a Destiny 2.
Partecipare al Cala la Notte e all’Incursione è semplicemente meraviglioso e costringe i team ad “allenarsi” per meglio superarne le insidie
L’incursione è, se possibile, una versione ancora più “dura” e arrabbiata delle modalità sopracitate: sei giocatori devono trovare un buon equilibrio tra attacco, difesa e sale in zucca per terminare le varie sale del grande Leviatano (sperando comunque che, in futuro, Bungie aggiunga altri tipi di Raid). La grande novità di questo Destiny 2 riguarda proprio queste due modalità, che finalmente possono essere affrontate anche dai lupi solitari che non vogliono unirsi a nessun clan: grazie alle partite guidate è possibile, per un gruppo di giocatori, cercare un membro momentaneo per raggiungere il numero consigliato di partecipanti per ogni attività, e permette anche ai meno “social” di giocare senza troppi grattacapi e senza doversi organizzare con sconosciuti su qualche gruppo di Facebook.
ENGRAMMA LUMINOSO
La parte finale di questa recensione è dedicata alla pura pornografia sensoriale. Destiny 2 è bello. Talmente bello che, in diverse parti della campagna principale, mi sono fermato per consumare il tasto degli screenshot della PlayStation. È bello perché le armature e le armi hanno stile da vendere, e con la possibilità di poter applicare shader diversi a ogni pezzo d’equipaggiamento non è raro trovare personaggi vestiti in maniera tanto bizzarra quanto originale. È bello perché la colonna sonora ti entra nelle ossa e ci rimane, con i suoi pezzi orchestrati a fare da cornice alle parti più concitate di missioni ed eventi. È bello perché su un hardware non proprio freschissimo come quella di una PlayStation 4 Standard non ha mai dato segni di cedimento e permette di passare da un’attività all’altra in pochi attimi, senza dover sorbirsi, come accadeva nel primo capitolo, minuti e minuti di caricamenti inutili. Destiny 2 è bello perché permette di crearti diverse combinazioni di equipaggiamento da utilizzare a seconda dell’occasione, di spegnere il cervello e chiacchierare con i tuoi amici mentre giochi, e di stringere i denti per strappare una difficoltosa vittoria di squadra contro un gruppo di avversari umani o contro un boss particolarmente ostico.
Bungie ha fatto ancora centro
Dare un voto a Destiny 2 è stato difficile, da un lato perché il titolo Bungie offre talmente tanti contenuti da fare girare la testa, dall’altro perché si sente ancora la mancanza di qualche piccolezza che solitamente si trova in molti altri titoli. Discutendone con i ceffi della redazione, sono rimasto particolarmente spiazzato dalla domanda “Quante ore ci stiamo giocando, e quanto ci sta facendo divertire?”, e proprio per questo il voto di partenza è stato bello alto. Dopo aver tolto un paio di decimali per qualche mancanza che fatico a digerire, come l’impossibilità di poter organizzare partite PvP tra squadre già organizzate e di scegliere la modalità del Crogiolo cui partecipare (a cui si aggiunge qualche bug che ha “rovinato” qualche oretta di gioco al Team Crimine), il risultato lo potete trovare qui sotto. E direi che è un ottimo risultato.