Sono passati un paio d’anni dall’uscita di Pillars of Eternity su PC, ma Chris Avellone, Josh Sawyer e gli altri veterani coinvolti nel progetto non hanno dimenticato i settantasettemila fan che contribuirono su Kickstarter alla realizzazione di un progetto durato due anni e mezzo, almeno giudicando dalla vistosa schermata di ringraziamento che appare lanciando il gioco su PS4. Dopo un’attesa che ha giovato discretamente, consentendo di rattoppare alcuni problemi della prima ora, il tributo all’Infinity Engine di Obsidian Entertainment arriva su console, portando con sé anche The White March, l’espansione in due parti, una lunga avventura che aggiungerà numerose ore supplementari a zonzo per le lande di Eora, alzando – nel contempo – a sedici il level cap (impostato a dodici nel gioco base).
DI CHE STIAMO PARLANDO?
Come, “Cos’è l’Infinity Engine”? Beh, si tratta nientepopodimeno del motore grafico che ha regalato, sul finire degli anni Novanta, perle quali Baldur’s Gate e Planetscape: Torment: due campioni d’incassi basati su quella gallina dalle uova d’oro chiamata Advanced Dungeons & Dragons. I suddetti giochi di ruolo giravano su questo motore isometrico nato praticamente per caso, inizialmente destinato all’RTS Battleground Infinity.
a nostra disposizione, troviamo ben undici classi
IN PARTY SI È IN COMPAGNIA
Pillars of Eternity nasce come seguito spirituale di Baldur’s Gate e soci, solo senza il massiccio traino che può dare la prestigiosissima licenza Wizards of the Coast. Di conseguenza, in quel di Santa Ana, Avellone e compagni si sono rimboccati le maniche per gettarsi a capofitto nella creazione di un universo fantasy nuovo di zecca, e con buoni risultati, direi.
Come ai tempi dell’Infinity Engine, la pausa strategica è la grande protagonista
Come da copione, le nostre scelte non influiranno solo sullo svolgimento dei combattimenti, ma anche sulle numerosi opzioni di dialogo. Inoltre, in alcuni momenti Pillars of Eternity abbandona la visuale classica per narrare le vicende attraverso delle incartapecorite pergamene digitali, con dei bivi tra cui scegliere il prossimo passo, come nei classici librogame. La gamma delle opzioni consentite e il loro successo dipende da vari fattori, come il valore di determinate caratteristiche o la presenza di particolari oggetti nell’inventario (rampini o piedi di porco), che altrimenti non trovano utilità nelle fasi più canoniche del gioco.
Provvidenzialmente, il novello eroe non dovrà avventurarsi da solo, e verrà presto affiancato da un buon numero di peculiari compagni fra mi piace citare un mago schizofrenico, oppure un gigantesco avventuriero dal sorriso perenne, morbosamente interessato a un certo artefatto. Qualora l’offerta base non dovesse bastare, potrete creare dei compagni su misura, con lo stesso editor iniziale, pagando un obolo alla locanda per il reclutamento del nuovo amico. Pillars of Eternity è un gioco lungo, e anche per questo può essere affrontato scegliendo tra cinque livelli di difficoltà: chi preferisce perdersi nella trama potrà bearsi della narrazione senza impazzire eccessivamente durante le fasi dedicate al combattimento, mentre i più tosti potrebbero optare per la Prova del Ferro, laddove il game over equivale alla cancellazione del salvataggio senza troppi complimenti.
VECCHIA SCUOLA
Volendo mettere le mani avanti, mi preme segnalare che il gioco è letteralmente straripante di testo, un punto da chiarire immediatamente, affinché chi campa di pane e giochi d’azione non faccia un acquisto avventato. Pillars of Eternity è, del resto, un gioco scritto davvero benissimo, con una qualità narrativa pressoché uniforme che non teme tempi morti.Il merito di ciò è anche della natura peculiare del nostro alter ego: senza divulgare particolari inopportuni, presto ci verrà rivelata la nostra natura di Osservatore, un ruolo che ci consentirà di sbirciare nell’anima del prossimo, vivo o morto che sia. Potremo quindi leggere i pensieri degli NPC dal nome dorato, ricavando infiniti (sono davvero tantissimi!) racconti personali che contribuiranno a rendere più chiara la visione del mondo immaginato da Obsidian.
il gioco è letteralmente straripante di testo, nondimeno Pillars of Eternity è scritto davvero benissimo
Quando la pugna chiama, Pillars of Eternity offre la sua personale intuizione, affiancando ai classici punti ferita la resistenza. Quest’ultima rappresenta la salute a breve termine, e viene intaccata durante i combattimenti, solo per essere rigenerata una volta scampati al pericolo. Se scende a zero il personaggio cade inabilitato, e sarà compito dei compagni vincere lo scontro. I punti ferita, che decrescono poco alla volta assieme alla resistenza, rappresentano invece la salute complessiva del personaggio, e vengono rigenerati solo dormendo. Una volta finiti, il personaggio muore, e tenete ben presente che non c’è resurrezione nel mondo di Eora.
Come ai tempi dell’Infinity Engine, la pausa strategica è nuovamente la grande protagonista, a cui è peraltro dedicato un intero pannello di opzioni. Potete scegliere se attivarla automaticamente nel momento in cui viene lanciato un incantesimo, all’inizio di uno scontro e tanto, tantissimo altro, a testimonianza di come Obsidian sia rimasta sì fedele al passato, ma non per questo sorda a ottimizzazioni e migliorie varie. Durante la pausa, dicevamo, è possibile scegliere la prossima azione di ogni membro del gruppo, decidendo chi colpire con il vostro guerriero e dove posizionare il mago, in modo che con quella palla di fuoco non faccia saltare in aria – inavvertitamente – se stesso e il resto del party. Rimesso in moto il tempo, i personaggi eseguiranno le azioni impostate allo scadere di una barra non dissimile dall’ATB dei vari Final Fantasy, la cui durata dipenderà dal peso dell’armatura indossata.
Su console, Pillars of Eternity si gioca insospettabilmente bene, con il movimento del party legato all’analogico (niente puntatore stile mouse, quindi) e le varie opzioni richiamabili attraverso comodi menu radiali. Ci vuole veramente poco ad abituarsi, e sono pronto a scommettere la mia cotta di maglia che apprenderete i rudimenti in scioltezza già dopo il rapido tutorial iniziale. L’unico campo dove PS4 mostra il fianco, a conti fatti, riguarda i tempi di caricamento: entrare nelle case richiede un’attesa ragionevole, ma ricaricare le mappe esterne – alla lunga – risulta una seccatura. Anche il testo potrebbe rappresentare un problema, a seconda delle dimensioni del vostro televisore: sul sessanta pollici in sala non ho avuto problemi con caratteri chiaramente leggibili, ma vi consiglio di fare qualche sosta ogni tanto per via della massiccia mole di testo, che potrebbe facilmente affaticarvi la vista.
Poi, ovviamente, altri problemi derivano dalle scelte stilistiche operate da Obsidian. Già nel 2015 i fondali isometrici rigorosamente bidimensionali – e non ruotabili – erano a dir poco anacronistici, figuriamoci ben due anni dopo! Per spargere un po’ di sale sulla ferita, la palette smorta non dona un look appetibile a quello che accade su schermo, costringendo a ricorrere sovente alla funzione di zoom per distinguere i personaggi poligonali dagli scenari. Fortunatamente, l’accompagnamento sonoro contribuisce a creare la giusta atmosfera, con eccellenti tracce a opera del compositore Justin Bell. Allo stesso modo, gli scontri omaggiano l’Infinity Engine in maniera finanche troppo fedele e prevedibile. In tal campo, Divinity: Original Sin ha fatto scuola con il suo geniale sistema di combattimento che tiene conto dell’interazione con gli elementi del fondale, dimostrando che ci si può ispirare ai classici osando qualcosa di più e con ottimi risultati, senza seguire per forza il compito alla lettera.
Complessivamente, Pillars of Eternity è un ottimo gioco di ruolo vecchio stampo, profondissimo, longevo e – fortunatamente – trasportato in maniera quasi indolore su PlayStation 4. È un omaggio a un modo di fare giochi di ruolo forse un po’ troppo vecchia scuola, che magari farà storcere il naso a chi non prende neppure in mano il pad senza trovarsi davanti un’infinità di poligoni, ma che saprà conquistare – con buona probabilità – gli avventurieri alla ricerca di qualcosa di più sostanzioso. Segnalo inoltre che potrete portarvi a casa il gioco in formato fisico completamente in italiano, impacchettato da 505 Games.