War of the Chosen è il titolo che aspettavo con più impazienza in quest’anno ormai giunto al freddo autunno. Ebbene sì, non mi vergogno ad ammettere che un “semplice” DLC è stato in grado di farmi esultare sin dal suo annuncio, con buona pace di titoli molto più “grossi” in uscita proprio in questi giorni. Il motivo è presto detto: XCOM 2 – per me – è l’esempio perfetto di videogioco (e non è certo un segreto!): dopo la recensione dell’anno scorso, in cui l’opera Firaxis è riuscita a guadagnarsi un notevolissimo 95/100, voto (in parte) riconfermato anche per l’edizione console, e la lettera d’amore che ho scritto la settimana scorsa dedicata all’intera saga ideata da Gollop, la voglia di salvare nuovamente il pianeta dalle grinfie dell’Advent era semplicemente insostenibile. Inoltre, la curiosità di vedere come la software house fondata da Sid Meier potesse aggiungere altre pietanze su un tavolo già imbandito a festa era tanta, forse troppa.
WELCOME BACK, COMMANDER
Nel bel mezzo della mia lotta contro l’invasore alieno ho cominciato a stilare un elenco di novità inserite con War of the Chosen, in modo da non dimenticarmi – una volta pronto a scriverne la recensione – di qualche nuova, importante meccanica. Ebbene, sappiate che dopo aver riempito una pagina del mio taccuino personale, ho stracciato l’elenco imponendomi di non soffermarmi troppo su tali voci: se volete una mera lista di come XCOM 2 venga trasformato da questo DLC vi rimando alle patch note o a un annuncio ufficiale da parte di Firaxis. Preferisco rubarvi qualche minuto, invece, per spiegare i motivi per cui ritengo che War of the Chosen sia una delle espansioni più importanti degli ultimi anni. E non sto esagerando.
XCOM 2 riceve – proprio grazie a War of the Chosen – una pesante trasformazione
UN AMICO IN ME
I pregi di quest’espansione non si limitano alle nuove truppe nemiche, alle tre fazioni che ci aiutano a riprendere il pianeta (a patto di conquistarne la fiducia), ai tre Prescelti nemici che fanno di tutto per metterci i bastoni tra le ruote e alle missioni da affrontare nel bel mezzo di un’orda di Dispersi (veri e proprie zombie che contano sulla forza dei numeri): il pregio più grande di War of the Chosen è la necessità di rivedere completamente le proprie tattiche di gioco, maturate nel corso degli anni, a partire dal “primo” XCOM targato Firaxis.
c’è la necessità di rivedere completamente le proprie tattiche di gioco
VIGILO, CONFIDO
La fantastica partita a scacchi – che coinvolge da una parte la resistenza umana e dall’altra le forze Advent – vede ora anche un terzo giocatore, invisibile ma dalla presenza costante: i Prescelti. In realtà, le tre nemesi della XCOM somigliano molto, come modus operandi e obiettivi, al giocatore: tentano di fermare con qualsiasi mezzo l’avanzata terrestre, e nel farlo controllano vari territori e intervengono spesso e volentieri in difesa della loro fazione, mostrando sul campo di battaglia i propri punti di forza e debolezza. Eppure, i prediletti degli Antichi non si fermano qui: ci studiano, tentano di stordire le nostre unità per poi rapirle e interrogarle (vi ricorda qualcosa?), imparando così nuove abilità e diventando sempre più pericolosi. Un prescelto che decide di unirsi allo scontro in un momento per noi già concitato può davvero metterci a dura prova: se non siamo adeguatamente preparati il rischio di ritirarsi con la coda tra le gambe (per poi organizzare una spedizione di recupero) diventa altissimo.
L’unico modo per sbarazzarsi definitivamente dei Chosen è cercare le loro fortezze e svolgere una buona dose di missioni segrete
Oltre a contrastare l’avanzamento del Progetto Avatar (il “Doom Clock” onnipresente nella parte alta dello schermo che ci ricorda che abbiamo decisamente poco tempo per completare l’opera di riconquista), dobbiamo tenere conto della minaccia rappresentata dai tre Chosen: costoro ci sottraggono risorse, aggiungono Eventi Oscuri contro cui combattere e, come prima accennato, si allenano per diventare sempre più potenti. L’unico modo per sbarazzarsene definitivamente è cercare le loro fortezze, grazie all’aiuto delle tre fazioni (Guerriglieri, Mietitori e Templari) pronte a soccorrerci, e svolgendo una buona dose di missioni segrete compiute sacrificando tempo, forze, risorse e – a volte – soldati.
GG EZ
L’entusiasmo iniziale, dopo diverse ore di gioco, si è però leggermente affievolito: i Prescelti, le nuove unità Advent, i Dispersi e la nuova meccanica legata agli “Headshot” (che permette di continuare a compiere azioni a patto di uccidere uno zombie e che tanto ricorda quell’Incalzare Potenziato di D&Diana memoria) sono aggiunte meravigliose, ma riuscire a bilanciare il tutto al meglio è decisamente difficile. In questo modo i membri delle tre fazioni alleate posso risultare sin troppo forti, tanto da rischiare di trasformare le prime missioni in veri e propri massacri alieni, e nello stesso modo – dopo la sorpresa iniziale – le varie incursioni dei Chosen si trasformano in punti esperienza gratuiti per le nostre truppe.
la campagna attuale mi sembra terribilmente più facile rispetto al passato
Infine, la campagna attuale mi sembra terribilmente più facile rispetto al passato. Non so se la software house di Sid Meier abbia preferito abbassare l’asticella della difficoltà per andare incontro alla mole di utenti più “tranquilli” (rendendo XCOM 2 molto meno punitivo e dando al giocatore, in tempi più brevi, i mezzi per sopravvivere al meglio alla minaccia aliena), oppure se l’esperienza maturata in questi mesi abbia in qualche modo modificato la mia concezione di difficoltà, ma ricordo distintamente la fatica fatta a portare a casa la pellaccia missione dopo missione. In compenso, Firaxis è riuscita a compiere un vero miracolo: i mostruosi tempi di caricamento, che a volte sfioravano addirittura il minuto, ora sono praticamente scomparsi, rendendo l’esperienza di gioco molto più snella e meno snervante.
Dare un voto a War of the Chosen non è affatto semplice. Il motivo è che XCOM 2, preso nella sua interezza, è un titolo mastodontico e magnifico, il cui voto sarebbe sicuramente superiore a quel 95/100 elargito dal sottoscritto nel febbraio 2016, ma trovo sia giusto cercare di valutare solo quello che questo DLC riesce ad apportare al gioco “liscio”. Abbiamo sia quantità che qualità, e riuscire ad aggiungere contenuti degni di nota a un titolo come XCOM non è affatto facile. Peccato solo per i problemini dell’Intelligenza Artificiale, che raramente rovinano l’esperienza di gioco, ma che – per ovvi motivi – non posso ignorare così facilmente. Comunque sia, mi levo il cappello innanzi a Firaxis, che continua a confermarsi come una delle software house migliori attualmente in circolazione.
War of the Chosen è l’esempio perfetto di come un DLC dovrebbe essere fatto: corposo e con un grande quantitativo di contenuti. XCOM 2, che già vantava una profondità di gioco incredibile, grazie a quest’espansione raggiunge livelli altissimi: le tante novità non stonano affatto con l’opera originale, e anzi costringono il giocatore ad affrontare la campagna utilizzando nuove strategie e organizzando le proprie truppe in modo diverso dal solito. Ora manca solo l’aggiornamento di Long War 2 per chiudersi in casa come un eremita.