La casa francese DONTNOD, quasi tre anni fa, è riuscita a compiere un miracolo: portare sui nostri schermi un titolo semplice ma al contempo accattivante, in cui drammi adolescenziali (come l’essere bocciato a un esame o litigare con un amico) si mescolavano ad argomenti ben più spinosi, come il suicidio, il lutto e lo stupro. Eppure, Michel Koch e Raoul Barbet, i due Co-Game Director, non si sono accontentati di questo: ispirandosi al maestro Stephen King e a opere della fine dello scorso millennio (come il mai troppo osannato Twin Peaks), sono riusciti a donare a Life is Strange una forte componente paranormale, che mai ha rubato spazio alla storia personale delle due protagoniste, Max e Chloe.
RAGAZZE INTERROTTE
Nell’intervista fatta dal sottoscritto ai director sopraccitati (che potete trovare qui), il duo affermava che ogni buona storia ha un inizio e una fine, e che per questo motivo non dovevamo sperare – o temere – in un ulteriore capitolo che vedesse nuovamente come protagoniste le due giovani donzelle. Eppure, in questi anni, qualcosa deve essere cambiato: Before the Storm, annunciato pochi mesi fa all’E3 di Los Angeles, cerca di approfondire la vita e la psicologia di una Chloe più giovane e “innocente” rispetto a quella conosciuta (e amata) nell’opera DONTNOD.
Before the Storm ci catapulta nuovamente ad Arcadia Bay
Tuttavia, da quel Life is Strange che fece innamorare tutta la redazione, qualcosa è cambiato profondamente: i colori caldi dell’istituto Blackwell sono spariti (almeno in parte), la meravigliosa e rilassante colonna sonora lascia il posto a brani più movimentati, che meglio si sposano con l’anima della nuova protagonista (ma che, effettivamente, stonano un po’ con quello a cui eravamo abituati), infine “una bella storia in cui vi è una componente paranormale” diventa “una bella storia” e basta. Ho finalmente compreso che parte della magia di Life is Strange consisteva nella capacità di Max di riavvolgere il tempo, e di vedere gli effetti immediati di una scelta. Quella “dannata” scritta – che appariva continuamente, e che ci ricordava: “ci saranno delle conseguenze” – ci lasciava costantemente appesi a un filo, e prendere una decisione poteva davvero rivelarsi un’impresa difficile.
TURN BACK TIME
Chloe, nondimeno, non è in grado di tornare indietro nel tempo; non è capace di vedere ogni reazione a un insulto o a un aiuto inaspettato, e questo fa indubbiamente perdere senso all’opera. Più che il desiderio di voler conoscere meglio la protagonista, ammetto che gran parte della mia curiosità era rivolta verso la figura di Rachel, di cui abbiamo sentito tanto parlare, ma che – per svariati motivi – non abbiamo mai avuto modo di incontrare.
Before the Storm è zeppo di forzature, e decisamente troppo lento in alcuni frangenti
Qualcosa, per il sottoscritto, non ha funzionato. Vado sicuramente controcorrente, ma non riesco a paragonare quello che ho provato con Life is Strange (le telefonate notturne al Todeschini per cercare conforto, le teorie elaborate con gli altri ceffi della redazione e la gioia nell’avere tra le mani un titolo capace di “farci battere così forte il cuore”) con le sensazioni datemi da Before the Storm. Quest’ultimo, fin troppe volte, mi è sembrato zeppo di forzature, inserite a tutti i costi per (ri)presentarci qualche personaggio conosciuto, e decisamente troppo lento in altri frangenti.
IL DRAMMA DELLA PALESTINA?
Deck Nine, la software house che ha lavorato a Before the Storm, ha comunque inserito un “potere speciale” che Chloe può utilizzare di tanto in tanto: si tratta di una specie di “duello” di insulti che dovrebbe rispecchiare l’animo ribelle della protagonista e toglierla – occasionalmente – dal proverbiale mare di guai.L’idea, seppur simpatica, non mi ha convinto appieno, soprattutto perché – ora più che mai – sembra che le scelte compiute durante la propria avventura siano completamente ininfluenti. Spero solo di sbagliarmi, e di grosso anche.
da Life is Strange qualcosa è cambiato profondamente: “una bella storia in cui vi è una componente paranormale” diventa “una bella storia” e basta
Infine, ci tengo a spendere un paio di parole sulla localizzazione italiana: apprezzo tantissimo il fatto che Before the Storm possa godere di sottotitoli italiani, ma se già il titolo si sforza di sembrare giovane (difetto che Life is Strange si porta appresso dal suo primo episodio, pieno di personaggi-caricatura e slang giovanile utilizzato abbastanza a caso), nella lingua di Dante il tutto prende una piega a dir poco bizzarra. Frasi normalissime sono state “colorate” con parolacce, e un semplice “No trespassing? No way” è misteriosamente diventato “Vietato entrare? E ‘sti cazzi”. E gli esempi, vi assicuro, si sprecano. Inizialmente, la faccenda mi ha fatto ridere, ma una volta arrivato ai titoli di coda mi ha lasciato un po’ perplesso: che bisogno c’era di trasformare Before the Storm in qualcosa di ancor più “caricaturato”? Certo, se giocate senza sottotitoli italiani il problema non si pone, ma trovo giusto mettere in risalto questo aspetto. Per correttezza, ammetto di non aver giocato a Life is Strange in lingua italiana: la traduzione è giunta dopo che avevo terminato l’avventura, e non so se anche al titolo DONTNOD fu riservato lo stesso trattamento (direi di no, ndKikko).
Dare un voto a questo episodio si rivela difficile, e per il momento è più la delusione che altro. Tuttavia, voglio crederci: voglio vedere, una volta giunto al terzo capitolo, se vi sia un senso in tutto ciò. Voglio scoprire che c’era davvero qualcosa in più da raccontare, e che Before the Storm è davvero un titolo che merita il nostro tempo e non un semplice modo per mungere le “vacche”. Sono un sognatore, e forse sto diventando fin troppo scorbutico, ma non è colpa mia: è responsabilità di DONTNOD che ha creato personaggi come Max e Chloe, che mi ha fatto innamorare di loro e che, di conseguenza, mi fa reagire male ogni volta che si “manca di rispetto” alle loro figure. Before the Storm non è partito benissimo, ma di certo voglio dargli un’occasione. Solo, spero di non rimanere scottato.
Il problema principale di Before the Storm è che deve confrontarsi con quel Life is Strange che ha fatto innamorare tutta la redazione: prende personaggi magnifici, che hanno già vissuto un arco narrativo completo, e cerca di raccontarci parte di una storia di cui già conosciamo l’epilogo. Il fatto è che, di Life is Strange, qui troviamo solo il titolo: manca il potere di Max che caratterizzava il gioco originale, è assente la colonna sonora incredibile della prima installazione (ovviamente, si tratta di gusti) e mancano empatia e ritmo. Forse mi sbaglio, e nel caso sono pronto a cospargermi il capo di cenere, ma il titolo Deck Nine non mi ha convinto per nulla. Aspetto i prossimi episodi, disposto a ricredermi.