Magari sarò poco elegante nei confronti del gioco di People Can Fly ed Epic, ma inizialmente di Fortnite non mi importava nulla. Anzi, avevo pure il timore che alcuni dei suoi elementi andassero a “sporcare” cose che generalmente adoro, come la carne morta in odor di crafting e sopravvivenza. Sono invece contento di essermi in gran parte sbagliato: tenendo ben saldi i miei generi prediletti, con cui Fortnite non c’entra assolutamente nulla, ho dovuto ammettere a me stesso che mi stavo divertendo come un matto, e che il suo mix tra shooter, tower defence e gioco di costruzioni stava risultando a ogni passo sempre più appagante e sfaccettato. Casomai, Fortnite è fin troppo bravo a sminuzzare i suoi elementi in tante piccolissime porzioni, come parte dei problemi che affronteremo più avanti.
TORRI CONTRO L’APOCALISSE
Di base, per iniziare a farvi un’idea di Fornite, potete prendere efficacemente in esempio Orcs Must Die! e Plants vs. Zombies Garden Warfare, rimanendo comunque a mezza strada.
Difficilmente i giocatori tentano di affrettare la partita, tanto sono assuefacenti le fasi preliminari di esplorazione e costruzione
Ogni cosa che non sia il suolo o le alture può essere distrutta o dispensare comunque risorse, nel caso di cespugli e rocce più piccole, e quel che non serve alla costruzione delle strutture dev’essere dedicato alle munizioni, con un comando per crearle rapidamente. Il combattimento in terza persona è parte integrante dell’azione, proprio come negli esempi citati, con risultati magari non sorprendenti ma di ottimo mestiere; persino in fase di raccolta di risorse troviamo piccoli dettagli che, partendo da un banale targeting, tendono impegnato automaticamente il cervello con maggiori risorse e piccoli premi, quasi al limite dell’ipnosi. Che diavoletti, i People Can Fly!
FASHION ZOMBIES
A fare da collante a quanto appena descritto troviamo una struttura di crescita che si mischia alla semplice narrazione e alla disponibilità di nuovi elementi, praticamente senza pause.
Il numero di mappe e il certosino frazionamento dei contenuti non fanno parte delle cose migliori di Fortnite
D’altra parte, la fase di gestione è divertente ed è facile venir acchiappati anche senza volerlo, persi in un’orgia di caratteristiche che hanno sempre rilevanza nel percorso verso… beh, a dire il vero non vi ho detto niente nemmeno sull’incipit: nonostante l’evidente buon umore degli Eroi, l’umanità è stata ridotta al lumicino da un’apocalisse zombie di quelle davvero cattive, con tanto di tempesta dimensionale che porta i non morti in giro per le roccaforti rimaste. Da qui la necessità di potenti scudi energetici, come schermatura agli Eroi prima che inizi la pugna nella base principale, dove ritorneremo di tanto in tanto. Che poi, ecco, non proprio di zombie si tratta, giusto perché un tocco di stiloso art-design non si nega a nessuno.
Peccato per la quantità complessiva dei contenuti, ampliata in sfide e missioni secondarie abbastanza ripetitive: il lungo sviluppo del gioco non sembra aver inficiato la riuscita delle buone idee, ma certo il numero di mappe (comunque grandi e ben modellate) e il certosino frazionamento dei contenuti non fanno parte delle cose migliori di Fortnite, visibilmente forzato in alcuni passaggi. Il prezzo d’ingresso è il Pacchetto Fondatore, e non è nemmeno regalatissimo.
Pur volendo ribadire che, almeno personalmente, da People Can Fly ed Epic continuo ad aspettarmi altri giochi, non c’è dubbio che Fortnite sia un bel titolo. Sostanzialmente si tratta di un mix tra shooter e tower defence che, tuttavia, si amplia nella direzione dei builder-game con più decisione di tanti colleghi, in ottica d’azione come in chiave di accessibile strategia. È un pochino ridondante nella struttura di crescita, oltre che non particolarmente generoso nei contenuti, e sono questi fattori a limitarne sensibilmente la prestazione.