Cryptark - Recensione

PC PS4

Cryptark è un roguelite fantascientifico che sa ingannare, abilmente, con la sua seconda natura di dual stick shooter. La primissima partita, in effetti, ha risentito di questa istintiva interpretazione del gameplay, e me ne sono dovuto pentire nel giro di un paio d’ore; il fatto è che, inizialmente, le munizioni a disposizione mi sembravano tantissime, e i kit di riparazione o rifornimento mi rincuoravano sul mio proposito di puro massacro, senza percepire che il rapido aumento della difficoltà, così come il rigoroso impianto “economico” di Cryptark, mi avrebbero riportato alla schermata iniziale senza gloria e senza alcun achievement. Game over, man, solo ed esclusivamente game over.

CLONI ED EXOSUIT

È giusto, prima della vera analisi, ricordare che Alientrap è anche lo sviluppatore di Capsized e Apotheon, e ha quindi già dimostrato le proprie capacità nel puro fascino delle ambientazioni e, soprattutto, nel rispettare purezza e duttilità degli impianti bidimensionali in gameplay antichi, dagli adventure spaziali ai metroidvania, fino alla odierna declinazione meno dura – ma sempre durissima, per il giocatore medio – dei roguelite.

Cryptark recensione

Cryptark è un roguelite che sa ingannare, abilmente, con la sua seconda natura di dual stick shooter

Nel caso di Cryptark, lo scenario è tratteggiato con grazia ma senza pretendere chissà quale apertura narrativa, e anzi assecondando la natura sostanzialmente non lineare dell’azione, in mezzo a una serie di labirintiche (nemmeno troppo, non è questo il fulcro del gameplay) strutture spaziali. Quello che c’è da sapere è veramente poco: di base, siamo mercenari-cloni di una compagnia spaziale che si adopera nel recuperare reliquie su ordine dei committenti, in questo caso una civiltà di burocrati con piglio severo e antipatico. I reperti di “xenoarchelogia” si trovano in una serie di strutture protette da agguerriti biomeccanoidi, e sarà nostro compito risalire cinque settori, scegliendo per ognuno il tipo di base da attaccare, fino a entrare finalmente nella Criptarca suprema.

In una normale campagna (l’offerta di gioco non finisce qui, dopo ci arrivo) la partita finisce con la bancarotta economica, ovvero quando non avremo più denaro per clonare un sostituto e comprare equipaggiamento: la fase di loadout è fondamentale, dunque, con gli armamenti di base della classe Exo adoperata oppure con le varianti speciali che possiamo rinvenire in specifici dispositivi, acquistabili dal settore successivo; in tutti i casi, le scelte sull’equipaggiamento avranno cruciali ripercussioni nella strada verso la Criptarca, persino quando – come dicevo – appaino sotto forma di “innocui” dispenser per munizioni o salute, tutti col loro costo, al pari di qualsiasi altra cosa.

SPACE HULK BALISTICO

Addirittura eccezionali le singole trovate di design, in un impianto sasso-forbice-carta che amplia a dismisura le varianti. La chiave di volta sono le strutture contenute nelle basi, spesso concatenate tra loro: a parte quelle per la produzione di scudi, allarmi, droni vari, biomeccanoidi cacciatori e altro ancora, ci sono dispositivi che dislocano tutte le altre apparecchiature in punti diversi ogni 60 secondi, oppure che le ripararono in 100 o, ancora, che possono nascondere la mappa o imitare la funzione dei meccanismi distrutti, in una sovrapposizione di insidie che, nelle basi di classe 6 e ancora meglio nella Criptarca, può apparire inestricabile al primo tentativo. Per non parlare degli ordigni nucleari prodotti da alcune strutture, capaci di corroderci fino al midollo se rimaniamo nei pressi degli obiettivi distrutti. Va da sé che la pianificazione risulta presto il sale del gioco, per bilanciare spesa, equipaggiamento e sequenza tattica della distruzione, fino ai cervelli artificiali (anche due, nelle basi “duplex”) che governano le stazioni nemiche. Niente da dire nemmeno sulla generazione procedurale, costruita con pezzi attentamente progettati, così come sul dettaglio della fase di avvicinamento della Exo al conglomerato nemico, privi di armi e in balia delle torrette nello spazio, perfetta nel sottolineare l’importanza del punto d’ingresso.

Cryptark recensione

La partita finisce quando non avremo più denaro per clonare un sostituto e comprare equipaggiamento

Nel solco degli action-shooter troviamo gran parte degli armamenti, dai mitra agli shotgun, dalle armi energetiche alle abilità varie (movimenti di dash, bullet time, scariche respingenti e quant’altro), ma è addirittura sorprendente la perizia con cui ne sono stati realizzati gli effetti, così come la cattiveria delle projectile weapon in mano ai nemici, o ancora la buona connotazione tattica degli scenari, considerato il pedigree non particolarmente sparacchino dello sviluppatore. Stesso discorso per gli obiettivi secondari e il loro uso, di una coerenza semplice ma immacolata: possiamo rinvenire speciali “Artefatti” attraverso obiettivi secondari decisamente tosti (lasciare strutture intatte, affrontare le missioni con una certa spesa di equipaggiamento o un certo numero di punti hull, tra gli altri), e successivamente spenderli (due per volta) nell’acquisto delle Exosuit alternative, belle ma anche più costose. Persino gli achievement seguono scrupolosamente gli stessi obiettivi, e anzi possono lasciarci in mano bottini assai magri, per non dire nulli, se trascureremo la conquista degli Artefatti alieni.

Non di meno, come accennavo, ogni introduzione o evento del gameplay viene segnalato con siparietti narrativi concatenati in modo sempre diverso (finestre col faccione fumettoso dell’alieno di turno, come in mille giochi d’altri tempi), di pari passo con la generazione procedurale delle basi, delle insidie in esse contenute e dei risultati di fine missione. Quel che ne risulta non è Shakespeare, come si suol dire, ma fa egregiamente il suo lavoro e brilla per lo stile adottato, nella presentazione compatta dei testi ma anche e soprattutto nei disegni riecheggianti di Moebius e della tradizione Metal Hurlant. Tutta cultura nazionale, per i francesi di Alientrap.

UN PO’ DI ROGUE, COSì LA SMETTI DI RIDERE

L’offerta di Cryptark non finisce con la campagna roguelite, e anzi si estende ad alcune piacevoli varianti (al netto delle botte, s’intende). Come è già successo in altri casi, gli sviluppatori hanno deciso di offrire una modalità più vicina ai classici roguelike, dove le cose si fanno più dure e la vittoria finale ancora più rara, come sto ancora sperimentando sulla mia pelle.

Cryptark recensione

Sotto il profilo strategico, la chiave di volta sono le strutture contenute nelle basi

Anche in questo caso si tratta di una semplificazione, considerata la precisa applicazione delle regole che il genere necessiterebbe, ma in una forma assai efficace e comunque implacabile: non troverete cloni per successive opportunità, la componente economica non avrà più peso (un po’ dispiace, per quanto è ben fatta e pensata) e le migliorie saranno solo e unicamente quelle ritrovate nelle ambientazioni, con tutto ciò che ne consegue per un impianto già bastardissimo di base. È poi possibile affrontare l’intera esperienza in co-op, benché solo in locale, mentre il superamento della campagna e del Rogue-mode consentono di accedere alla Cryptark Excavation, una sorta di missione finale in cui il committente mostra tutta la sua perfidia, anche peggio dei biomeccanoidi.

Tutta roba che mi sta richiamando a sé come le sirene di Ulisse, per quanto sostanzialmente ripetitiva: un bel dire per uno che, senza le carezze grafiche di altri roguelite, come Everspace, non giurerebbe mai di potersi appassionare a qualcosa di così brutale e “grezzo”. Stavolta è successo, come nella migliore delle trappole aliene.

Cryptark è uno dei migliori ruoguelite usciti negli ultimi anni, grazie anche alla forte impronta personale: i francesi di Alientrap semplificano alcune cose ma ne mettono altrettante sul piatto, come un sistema economico che può determinare la fine della partita (tenendoci sul chi vive anche sotto questo aspetto) o una serie di idee di design che rendono piacevolmente tattica ogni sessione, anche al di là dell’impegnativo impianto dual stick shooter che troverete ad aspettarvi (perfettamente fruibile anche con mouse e tastiera, prova alla mano). Alla fine l’offerta di gioco non è così articolata, e certo le bastonate che offre non sono adatte a tutti, ma difficilmente sono stato così felice di prenderle, una volta uscito trionfante dalla maledetta Criptarca.

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Pro

  • Varianti roguelite profonde e ben pensate.
  • Meccanismi delle basi aliene talvolta geniali.
  • Componente economica perfettamente integrata all'azione.
  • Bilanciamento perfetto, per una sfida tosta o qualcosa di più cattivo.

Contro

  • Poteva starci un co-op online.
  • Le varianti sono gradite, ma il succo non cambia troppo.
8.5

Più che buono

Marietto è così dentro alla sci-fi che non riesce a trovare la strada per uscirne. Per lui i videogiochi sono proprio questo, una porta per accedere a un pezzo di fantascienza che si realizza qui e ora, senza aspettare la fine del mondo.

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