God Wars: Future Past può sembrare un gioco fuori dal suo tempo. Un po’ perché, con la sua indole conservatrice, cerca di scavarsi una nicchia in un campo – quello degli strategici “a caselle” su console – ormai dominata dalle follie della saga di Disgaea, un po’ perché ti costringe, finalmente, a togliere qualche centimetro di polvere dalla PS Vita che, poveraccia, non vede un titolo fatto veramente bene da tanto, troppo tempo. Sebbene il gioco di Kadokawa Games sia disponibile anche su PS4, trova decisamente la sua dimensione ideale sul mai troppo lodato schermo OLED della sfortunata console Sony, con la sua struttura a turni perfetta per un approccio mordi e fuggi, supportata da un apprezzato sistema di salvataggi rapidi. Decisamente utili questi ultimi, perché God Wars: Future Past – almeno inizialmente – è un gioco per duri, caratterizzato da una sfida che non fa sconti a nessuno già al livello di difficoltà intermedio.
DÈI DELLA GUERRA
In una folkloristica rappresentazione del Giappone feudale popolato da demoni e divinità, la regina del Fuji, Tsukuyomi, si vede costretta a sacrificare la figlia Sakuya per placare la furia dell’irascibile vulcano. Con il cuore spezzato dal dolore, Tsukuyomi scompare di punto in bianco, non senza sigillare in un tempio la seconda figlia, Kaguya.
Del resto è un po’ come avere la birra in frigo quando passano a trovarti gli amici: non si sa mai quando una montagna sacra deciderà di fare i capricci, e una vergine di scorta da sacrificare al momento opportuno fa sempre comodo. Kaguya, però, diventa amica di Kintaro, il ragazzo più forte del villaggio, che approfitta di una rivolta popolare per liberarla; assieme partiranno alla ricerca di Tsukuyomi, per scoprire la verità sulla sparizione della donna e, nel frattempo, trovare un’alternativa agli antipatici sacrifici umani che tanto vanno di moda da quelle parti.
In GodWars: Future Past ogni personaggio può avere fino a due professioni attive contemporaneamente, e una specializzazione unica e ben definita
Se le premesse possono suggerire un’ambientazione orientale dalle tinte oscure, basta reclutare i primi compagni per accorgersi che God Wars: Future Past possiede sì un tono assai più solenne delle buffonate viste nei vari Disgaea, ma non per questo vuole prendersi completamente sul serio, con un cast di protagonisti che spazia dall’eroe senza paura a un clone 1:1 di Lamù, con tanto di cornetti e bikini tigrato (di colore blu, però, ché altrimenti basta poco per mettere gli avvocati della Takahashi sul sentiero di guerra).
Le vocazioni possono essere livellate combattendo, acquisendo Job Point
In God Wars: Future Past ogni personaggio può avere fino a due professioni attive contemporaneamente, senza contare una specializzazione unica e ben definita che annulla il rischio di trovarsi tra le fila anonima carne da cannone, donando nel contempo una riconoscibile personalità ai singoli guerrieri. Le vocazioni possono quindi essere livellate combattendo, acquisendo JP (Job Point) assieme alla più consona esperienza. Strada facendo acquisiremo dunque una ricchissima dotazione di abilità e sbloccheremo classi avanzate. Con circa quattrocento skill da usare direttamente in battaglia o equipaggiare in appositi slot per godere di vantaggi passivi, le possibilità di personalizzazione sono davvero enormi, senza contare – ovviamente – armi ed equipaggiamento da recuperare nelle nostre peregrinazioni. Il tutto al servizio di uno schema di gioco sicuramente familiare ai fan della strategia a turni, con le mappe che obbligano a tenere conto della posizione dei personaggi e ai dislivelli, onde evitare di essere fatti a pezzi da letali attacchi alle spalle o frecce che colpiscono come missili se scoccate dall’alto.
IL RICHIAMO DEL PASSATO
In un panorama che più conservativo non si può, l’unica boccata d’aria è rappresentata dall’impurità, ovvero il livello di aggro dei singoli personaggi. Un guerriero che causa parecchio danno, o un formidabile curatore, scatterà quindi in cima alla lista nera del nemico, e sarà necessario correre ai ripari al più presto con abilità dedicate. Ancora meglio, potremo sfruttare questo aspetto a nostro vantaggio, mandando un guerriero corazzato nella mischia facendo inalberare il nemico a furia di provocazioni, distogliendo così le attenzioni dei cattivi dalle unità più fragili.
le missioni secondarie hanno un livello consigliato e sono ambientate nelle mappe già visitate
Tecnicamente parlando, God Wars: Future Past non fa gridare al miracolo, principalmente perché si è scelto di abbandonare la grafica bidimensionale che solitamente contraddistingue questo genere di giochi in favore di poligoni piuttosto squadrati, che restituiscono agli scontri un colpo d’occhio decisamente dozzinale nonostante il discreto uso del colore.
Il sonoro si rivela onesto, compiendo il suo lavoro tra motivi orientaleggianti e il doppiaggio bilingue in inglese e giapponese. Questo è decisamente un altro punto a favore della versione PS Vita, perché su uno schermo grande e grosso il risultato sembra scaturire da una PS2 collegata a tradimento. Gli intermezzi restano dunque il momento più alto graficamente parlando, laddove la narrazione è portata avanti da ottimi (seppure occasionali) filmati stile anime ed efficaci schermate semistatiche, unici attimi in cui il character design riesce veramente a brillare.
God Wars: Future Past è uno strategico a turni che non si prende la briga di innovare, offrendo – in questo modo – un prodotto adatto ai fan di Final Fantasy Tactics che si sono trovati negli anni spiazzati davanti alla caotica follia dei vari Disgaea. La presentazione non è certamente il punto forte dell’offerta, penalizzata principalmente dalla scelta di una veste poligonale che appare tremendamente vecchia, ma la profondità ludica è assolutamente in grado di far chiudere un occhio o due agli appassionati.