A febbraio, nel dossier del numero 341 della vostra rivista preferita, ripercorrevo le tappe storiche del successo di WipEout, una IP che ha segnato profondamente il corso dei videogiochi, contribuendo in maniera chiara e decisa a rendere il medium qualcosa di estremamente pop, desiderabile anche in ambienti che, negli anni ’90, erano ben lontani dalla cultura geek. La velocità estrema, il design iconico di Designers Republic, l’incredibile precisione richiesta nell’affrontare le piste e, soprattutto, una colonna sonora che arrivava direttamente dai più esclusivi rave party britannici hanno reso WipEout qualcosa di più di un semplice gioco. I primi due capitoli del titolo di Psygnosis (e Sony Studio Liverpool poi, dopo l’acquisizione dello storico gufo da parte della compagnia nipponica) sono leggenda e hanno definito i dogmi di quella che più che una saga è un vero e proprio culto, talmente dirompente nella sua forza che già dopo il secondo episodio, il quasi perfetto WipEout 2097, ha avuto necessariamente meno da dire alla massa, ma ha continuato a suggerire un mondo di acciaio, neon e musica elettronica per anni sulle console Sony.
PlayStation Vita è stata l’ultima ad avere il privilegio di un episodio nuovo di zecca, WipEout 2048, gioco dalle intuizioni grandiose ma parzialmente falcidiato da una realizzazione tecnica altalenante (e condizionata dai limiti ovvi dell’handheld). Su PlayStation 3 e PlayStation 4, invece, il tempio della velocità ha aperto le sue porte solo per celebrarne il ricordo: WipEout HD e HD Fury su PS3 hanno portato la gioia dell’alta risoluzione ai due capitoli usciti per PSP, mentre adesso è giunto il momento della collection definitiva. Omega è la raccolta dei tre titoli sopra citati, in quella che apparentemente è un’operazione nostalgia di una portata notevole, ma che, a conti fatti, è un lavoro di ristrutturazione pazzesco.
ALPHA E OMEGA
WipEout Omega Collection non è semplicemente la raccolta rimasterizzata di tutti i capitoli di WipEout usciti sulle console portatili Sony, ma è il racconto di 150 anni di Anti-Gravity Racing Championship, che corona il sogno di Pierre Belmondo, ideatore delle corse gravitazionali nel fin troppo sottovalutato lore della saga. WipEout 2048 e i due capitoli HD (di fatto Pulse e Pure per PSP) rappresentano infatti gli estremi della timeline della serie e offrono due approcci sostanzialmente diversi al mondo delle corse antigravitazionali, soprattutto nel design delle piste: i campionati del triennio 2048/2050 conservano il gusto pionieristico di una competizione agli albori della sua gloria, con tanto spazio alla sperimentazione e un track design volutamente complesso, labirintico, spesso ancora legato alla tradizione delle corse su pista; gli eventi del 2197/98, invece, sono totalmente calati in una visione fortemente cyberpunk, molto più essenziale e votata alla ricerca del limite in ogni senso. Le tre campagne di WipEout 2048 e i sedici eventi dell’accoppiata HD/HD Fury sviluppano una progressione perfetta per viaggiare nel mondo di WipEout, e costituiscono un viaggio soddisfacente all’interno della competizione anti-gravitazionale per eccellenza.
Tornare a correre sui cari vecchi circuiti di WipEout in una cornice estetica di livello è a dir poco splendido
BENTORNATI NEL TEMPIO
Tornare a correre sui cari vecchi circuiti di WipEout in una cornice estetica di livello è a dir poco splendido, e basta poco per sentirsi a casa a Talon’s Junction alla ricerca del tempo perfetto mentre nelle casse pompa la solita colonna sonora epocale a base di The Prodigy e Chemical Brothers. Avere a disposizione sostanzialmente un’enciclopedica versione del gioco permette a tutti di trovare immediatamente la propria dimensione, grazie all’incredibile ricchezza di modalità sia nella campagna, sia ovviamente nella Racebox, che consente di provare qualsiasi combinazione tra circuito e configurazione di gara, a patto di rispettare la sua origine (insomma, non si può guidare su Sol originario con la Tigron, per dire).
WipEout è, oggi come allora, un titolo che punta alla ricerca del giro perfetto
I’M THE FIRESTARTER
Nel 2050, mentre ero impegnato sul circuito di Sol (che è tipo la Pista Arcobaleno di WipEout) a conservare il primo posto a tre centimetri dal vuoto e scartando nervosamente sulla sinistra con la doppia pressione dell’aerofreno, ho capito che WipEout 2048 è probabilmente il più bel gioco della saga, soprattutto in questa incarnazione. La versione PS4 del titolo PS Vita vale da sola il prezzo del biglietto ed è, a tutti gli effetti, un gioco nuovo, che fa a pezzi tutti i limiti che ne avevano inficiato il potenziale nel 2012 e che si concede in tutta la sua grandezza. Si tratta di un WipEout molto più nervoso, grezzo e cattivo, con navicelle che devono ancora subire quella mutazione in sublimi esempi di design futuristico. I primi tre anni della lega riescono a trasmettere la carica sognante e incosciente del progetto Anti-Grav e per questo motivo, a mio avviso, sono quelli più belli, almeno adesso che possiamo goderceli in tutto il loro splendore. La sensazione è che l’allora nono capitolo della saga era stato immaginato per essere goduto su uno schermo ben più grande di quello (bellissimo, ma piccolo) di Vita: il track design, infatti, è adesso finalmente leggibile in tutte le sue varianti e nelle tantissime scorciatoie da capogiro. Senso di vuoto e scariche di adrenalina si alternano senza soluzione di continuità.
WipEout 2048 è probabilmente il più bel gioco della saga, soprattutto in questa incarnazione
WipEout è una religione, gli aerofreni sono i suoi ministri e la velocità è il suo unico tempio. Omega Collection celebra i dogmi del credo in maniera ottima, e trasforma i tre capitoli della saga in un festival della velocità contemporaneo estremamente godibile. Grazie alla miriade di contenuti disponibili, alla possibilità di sfidare chiunque in ogni modo possibile e uno stile che, oggi come sempre, resta ineguagliato nella storia dei racing game, il ritorno di WipEout ha l’unico difetto che non ci si può accontentare solo di una raccolta. Ne vogliamo ancora, e ancora, e ancora.