Il primo Dragon Quest Heroes, uscito a cavallo della scorsa e dell’attuale generazione, rientra in quel filone di musou che tentano di offrire qualcosa di più del classico “ammazza quintali di nemici e arriva alla fine del gioco”. A distanza di meno di 24 mesi, arriva il seguito del titolo sopraccitato, un gioco che ha spopolato nella terra del Sol Levante, e che punta a migliorare e a rendere ancora più sostanziosa l’esperienza. Sarà così anche per i giocatori occidentali?
VIRIAMO VERSO L’ACTION RPG?
Non sono sempre stato un grande amante dei musou, principalmente per un motivo: non li capivo. Crescendo – un po’ per necessità, un po’ per curiosità – mi sono avvicinato al genere, scoprendo alcuni titoli sicuramente non privi di difetti, ma allo stesso tempo in grado di aprirmi la mente e lasciarmi intuire che all’interno di questo mondo, fatto di schiacciate furiose sui due soliti tasti del pad, c’è della luce, e soprattutto esistono dei titoli che provano ad aggiungere quel pizzico di profondità necessaria per rendere l’esperienza stimolante.
Tra questi, come vi dicevo poche righe sopra, c’è sicuramente Dragon Quest Heroes, titolo sviluppato da Omega Force, ma che sfrutta i personaggi della nota serie di Square Enix. Il secondo capitolo – che arriverà in questi giorni su PS4, PC, e tra non molto anche su Switch – riporta in auge il dinamico duo.
Il cuore delle vicende narrate è discretamente interessante, con alcuni piccoli “plot twist” efficaci e meritevoli dell’attenzione del giocatore
Dragon Quest Heroes II ci mette nei panni di Lasaar o Theresa, due personaggi che dovranno riportare la pace all’interno dei sette regni in compagnia di una serie di amici provenienti dai capitoli della saga ufficiale di Dragon Quest. Sotto l’aspetto narrativo, il titolo offre una profondità sicuramente più corposa rispetto a quella di altri giochi di genere. Cutscene e dialoghi sono presenti in maniera massiccia e tutto questo vi accompagnerà per quasi trenta ore di gioco.
Una durata sostanziosa che, purtroppo, viene raggiunta sfruttando il pessimo stratagemma del “brodo allungato”: sono infatti diverse le missioni in cui ho trovato le richieste e l’incedere narrativo davvero troppo forzati, in alcuni casi persino noiosi. Verrete infatti sballottati a destra e manca, spesso con motivazioni piuttosto futili, e ciò non aiuta sicuramente il ritmo. Un vero peccato, anche perché il cuore della vicenda è discretamente interessante, con alcuni piccoli “plot twist” efficaci e meritevoli dell’attenzione del giocatore.
A OGNUNO IL SUO PARTY
C’è da dire che alcune di queste ore servono come base per assimilare una struttura che, pur non rivoluzionando nulla, offre qualche ritocco qua e là all’esperienza offerta dal precedente episodio. Se da una parte troviamo elementi in grado di richiamare il genere del musou in maniera abbastanza netta – come “quintali” di nemici, boss e richieste discretamente banali che vanno dal ripulire una zona a difendere un determinato personaggio – è altrettanto corretto affermare che la componente ruolistica gioca un ruolo altrettanto cruciale.
Nel corso dell’avventura avremo la possibilità di personalizzare in maniera decisamente concreta il nostro party; gruppo che, tra l’altro, potrà essere sempre gestito in prima persona, laddove la semplice pressione di un tasto ci consente di passare tranquillamente da un personaggio all’altro, prendendone il controllo. Sarà quindi cruciale costruire un gruppo equilibrato in grado di spaziare dal corpo a corpo all’utilizzo della magia.
Ogni personaggio gode di un suo skill tree e di abilità dedicate, a cui si aggiungono tutte le personalizzazioni riguardanti gli oggetti
Oltre alle classiche combo del corpo a corpo, il gioco offre una serie di elementi magici che vanno controllati attraverso l’uso dei classici PM. Ogni personaggio gode di un suo personalissimo skill tree e di abilità dedicate, cui si aggiungono anche tutte le personalizzazioni riguardanti gli oggetti che contemplano armi, scudi e “cianfrusaglie” in grado di aumentare le statistiche. Sotto questo aspetto c’è davvero tanto, e posso davvero affermare che ci troviamo davanti al musou che – più di ogni altro – spinge l’acceleratore nella direzione della componente ruolistica. A dimostrazione di quanto detto, segnalo che, una volta arrivati ad Acordia (la capitale del regno), ci verrà data la possibilità di visitare un sacco di negozi e parlare con personaggi che ci permetteranno di migliorare le nostre magie, acquistare nuove armi, craftare oggetti magici da poter equipaggiare e che, ovviamente, offriranno missioni secondarie (piuttosto banali, in verità) che, una volta completate, frutteranno succose ricompense o punti esperienza. Tutti gli elementi citati rendono le battaglie decisamente più movimentate rispetto a qualsiasi altro musou, e soprattutto nelle fasi avanzate di gioco la gestione dei personaggi sarà determinante per la riuscita delle missioni. Non dobbiamo poi dimenticarci dei mostri e della possibilità di controllarli grazie alla “sacca dei mostri”, di cui vi abbiamo parlato nel nostro precedente hands on.
La stanchezza inizia ad affiorare decisamente più tardi rispetto ad altri esponenti del genere
La stessa struttura dei livelli non mi ha convinto pienamente, con missioni a volte troppo lunghe e che perdono di mordente. Insomma, Dragon Quest Heroes II mostra degli evidenti problemi di equilibrio. A poco serve la presenza di una modalità cooperativa che permette fino a quattro giocatori di collaborare per superare alcuni livelli di gioco. Il sistema di inserimento e di creazione del party non è proprio così immediato, così come alcune limitazioni piuttosto noiose – anche se comprensibili – tra cui quella che permette ad un solo giocatore di poter evocare i mostri all’interno del sacchetto. Se sotto alcuni aspetti ci sono stati dei miglioramenti, probabilmente la fretta di far uscire il nuovo capitolo ha giocato un brutto scherzo agli sviluppatori, offrendo ai fan un prodotto sicuramente accattivante sotto alcuni aspetti, ma anche squilibrato.
TORIYAMA: LA CERTEZZA
Pregi e difetti del gameplay a parte, sotto l’aspetto visivo devo ammettere di essere rimasto colpito in maniera positiva dal character design, ancora una volta curato da quel genio di Akira Toriyama (il papà di Dragon Ball).
il level design risulta piatto e anonimo
Nulla di rilevante da segnalare per quanto riguarda il doppiaggio del gioco, abbastanza standard e con l’opzione per essere ascoltato sia in lingua originale (giapponese) che in inglese; tranquilli, sono comunque presenti i sottotitoli in lingua italiana che aiuteranno i non anglofoni a non perdersi nulla della storia. Buona anche la colonna sonora con temi in linea con lo stile del gioco.
Dragon Quest Heroes II offre un sacco di opportunità ludiche a coloro che hanno letteralmente amato il primo capitolo della serie. Sebbene qualche miglioramento ci sia stato, alcuni dei problemi cronici di questo genere sono ancora presenti; tuttavia, se siete fan del genere e magari vi piace anche giocare a Dragon Quest, il qui presente titolo sarà in grado di offrirvi un universo credibile e – per le prime ore – altrettanto appassionante, a patto di accettare una serie di limitazioni che spero vengano limate con qualche futura patch.