Rogue Stormers è Contra che incontra un twin-stick shooter durante una sessione a Warhammer 40k, fantasticando di creare una startup su base roguelike. La creatura di Black Forest Games appare subito (beh, quasi: il caricamento iniziale dura una vita!) come un coacervo di più ispirazioni, votate a un’esperienza di gioco incentrata sulla rapida azione arcade e sulla rigiocabilità. Una formula che, in passato, aveva fatto faville con Rogue Legacy, e che qui si presenta sin dalle prime battute sotto steroidi, con un ritmo furioso che dovrebbe potenzialmente fare la gioia del giocatore di una volta.
BRAKKA! BRAKKA! BRAKKA!
Sulla carta c’è tutto, con sette livelli creati proceduralmente dove scatenare il finimondo, orientando la bocca di fuoco di uno dei cinque personaggi disponibili all’indirizzo di pelleverde attaccati a bislacche armature o mezzi steampunk.
I comandi – sulle prime – risultano un filo scomodi, interamente relegati ai dorsali e ai due analogici, ma nulla che un po’ di pratica non possa risolvere, tanto che in poco tempo ci si trova a saltare su piattaforme e dispensare piombo a 360 gradi. Nella libertà di movimento offerta dalla grande area di gioco ho apprezzato moltissimo la schivata, una manovra da padroneggiare subito per scivolare indenni tra nugoli di proiettili senza interrompere l’assalto.
La modalità cooperativa, in locale e online, è fortunatamente l’asso nella manica di Rogue Stormers
Come già anticipato, Rogue Stormers punta tantissimo sulla rigiocabilità: al di là della generazione più o meno casuale dei livelli, esaurire l’energia vuol dire tornare alla schermata iniziale senza troppi complimenti, abbandonando tutto quello che abbiamo raccolto durante la sortita, tra potenziamenti e armi secondarie, conquistabili aprendo scrigni e spendendo oro. Il meccanismo che spinge a tornare più e più volte sugli stessi passi è il livellamento del personaggio utilizzato, che sbloccherà un paio di power-up permanenti tra cui scegliere ad ogni avanzamento, rendendo le prossime missioni auspicabilmente più abbordabili. La seccatura è che l’esperienza non viene conquistata massacrando orchi e goblin, bensì raccogliendo sfere di energia blu non proprio frequentissime, una trovata che rende il senso di progressione inutilmente lento, esacerbato dalla robusta costituzione delle truppe nemiche, capaci di incassare un ingente livello di piombo.
FIRE AT WILL!
Fortunatamente le ricompense invogliano a darci dentro, con gli altri personaggi concessi come ricompensa al completamento di determinati livelli. La selezione è piuttosto gustosa, con ogni psicopatico dal grilletto facile dotato di armi differenti e abilità personali attivabili a piacere, che garantiscono preziosi buff tra un cooldown e l’altro.
a Rogue Stormers manca un’anima tutta sua
A Rogue Stormers, insomma, mancano gli attributi: nell’essere continuamente diverso, il titolo finisce invece per assomigliare a sé stesso livello dopo livello, partita dopo partita. Convince senza riserve, invece, la colonna sonora dal retrogusto old school che dà la carica con potenti riff, ma tende a passare in secondo piano, adombrata dal suono di uno strumento che sempre dà la stessa nota rattatatà. La modalità cooperativa, in locale e online, è fortunatamente l’asso nella manica di Rogue Stormers, nonché l’occasione di redenzione per la tediosa esperienza che attende i lupi solitari, anche perché vomitare raffiche di proiettili in due permette di avere la meglio sui nemici-spugna più velocemente, movimentando di conseguenza il ritmo della partita.
Rogue Stormers è frenetico, offre una modalità cooperativa (ovviamente) divertente e tanta azione blastatoria, ma non è in grado di osare, con un bestiario monotono e un senso di progressione molto lento, criminalmente slegato dal numero di vittime mandate al creatore. Casinista e spassoso in piccole dosi, insomma.