Datemi un gettone da spendere per un desiderio. Ecco… grazie. Ora che me lo avete fornito, lo infilo subito nell’apposita macchinetta e chiedo un FlatOut concepito da Hidetaka Miyazaki. Voglio un FlatOut con la stessa gioia e freschezza di Ultimate Carnage, e che in più riesca a convincermi che ogni volta che mi schianto, che mi ribalto o che una manovra non va come era nelle intenzioni, la colpa sia solo, esclusivamente, fottutamente mia. Un FlatOut che mi spinga a provare e riprovare perché so di aver sbagliato io – proprio come fanno i Souls del suddetto director giapponese – e non perché il gioco mi ha forzatamente indotto a premere il pulsante “Ricomincia”. FlatOut 4: Total Insanity è l’opposto di questa utopica visione: salvo rari casi, è più il tempo passato a maledire ora un programmatore e ora un designer, piuttosto che a divertirsi e gioire di ciò che si sta facendo. D’altronde, la puzza di bruciato si sentiva già da lontano, guardando al pedigree di Kylotonn (WRC 5 e WRC 6). Insomma, i bei tempi di Bugbear Entertainment echeggiano nella mia testa alla stregua di un felice ma lontanissimo ricordo, mannaggetta!
LA BRUM DEL MMM…
La Carriera di FlatOut 4 è un coacervo di gare dove la confusione regna sovrana, principalmente a causa della poca leggibilità del track design e della necessità di rompere lo scenario per riempire a dovere la barra del turbo. Impossibile utilizzare una telecamera diversa da quella lontana dall’auto, l’unica in grado di regalare un minimo di chiarezza: a causa di tutte le robe che volano per lo schermo (e che spesso hanno il vizio di restare piantate sul parabrezza) e l’handling non proprio accondiscendente di molti dei veicoli presenti, qualsiasi altra opzione aumenta considerevolmente il quantitativo di invettive profuse verso gli sviluppatori. La fatica e il fastidio nel percorrere questa modalità è stato tale che, già solo dopo aver completato tutti gli eventi della prima delle tre categorie presenti, avevo addosso una voglia di continuare pari a quella di indossare un cilicio prima di uscire di casa per fare jogging.
Diversamente dalla Carriera, che è tutta un disastro, nella modalità FlatOut qualcosa si salva
Nota di merito per il comparto multiplayer, non tanto perché sia molto meglio del resto, ma per la presenza di umani che non possono barare, per un netcode che fa benissimo il suo e, sopratutto, per la possibilità di pescare da un tristissimo paniere quei pochi eventi del gioco costruiti attorno a senno e senso ludico. Volendo passare una mezza serata un po’ diversa con gli amici, si possono affrontare le già citate sfide acrobatiche in multiplayer locale: qui FlatOut 4 si trasforma in un estemporaneo party game a turni, alla stregua di un discreto riempitivo, almeno fino a quando qualcuno non tirerà fuori dal cilindro attività più stimolanti, come andare a suonare i citofoni dei vicini nel cuore della notte.
…HA UN PSSS NELLA MMM
È davvero uno sforzo titanico trovare qualcosa che giustifichi più di un paio d’ore in compagnia di FlatOut 4, un tempo peraltro più che sufficiente per capire che Kylotonn avrebbe fatto meglio a dedicarsi a questioni diverse dai giochi di corse, un genere evidentemente lontano dalle sue corde. Le vetture sbloccabili nella Campagna sono circa una quarantina: con una decina di queste non ho trovato feeling e altrettante si sono rivelate completamente rotte a livello di handling. Alla fine ho scelto un paio di auto per ciascuna delle categorie, le ho potenziate al massimo e me le sono fatte andare forzatamente bene fino in fondo; dopotutto, il track design è per lo più confusionario e scialbo nella maggior parte dei (pochi) scenari disponibili (nonostante l’evidente tentativo di offrire varietà, attraverso percorsi alternativi), ergo si spegne in un amen qualsiasi voglia di mettersi alla ricerca della vettura più adatta per l’occasione.
il track design è per lo più confusionario e scialbo
Ho provato a farmelo piacere, al punto da arrivare forzatamente in fondo alla modalità FlatOut (anche se mi sarei arreso volentieri ben prima, maledetta deontologia professionale!), ma non c’è stato niente da fare. Tra me e FlatOut 4 non solo non c’è stato amore, ma è scoppiato perfino l’odio, anche se solo a tratti, per tutte le volte che mi sono schiantato perché il gioco aveva deciso dovesse andare così. A 45 anni suonati tendo ad affrontare i videogiochi con composta flemma, anche quelli da Calendario declamante come i soulslike: nonostante il mio approccio zen, tuttavia, il gioco di Kylotonn mi ha spinto più volte a urlare al TV brutte cose a proposito delle madri degli sviluppatori, il che è un segnale chiaro di quanto FlatOut 4 sia sostanzialmente un videogioco rotto. I cocci, peraltro, ve li portate a casa in cambio di ben 60 euro… fate voi.