Tra i personaggi più pungenti degli ultimi anni apparsi nel mondo dei videogiochi va sicuramente annoverato Styx, un goblin maestro dell’arte furtiva e dalla lingua tagliente come una lama forgiata con acciaio di Valyria. Il nostro è già stato protagonista di Master of Shadows, stealth game incazzatissimo di mamma Cyanide Studio, che nonostante le tante cose sbagliate portate nel cuore, aveva mostrato che sì… pur nascosta sotto la cenere, la brace era viva e capace di riaccendere il fuoco in un genere che, ultimamente, ha dato poco o nulla al mercato, se si escludono alcune felici eccezioni come il recente Sniper Elite 4. Ergo, il team francese si è messo subito al lavoro su un bel seguito, ché non c’è tempo di star lì a pettinare le bambole: dopotutto, il ferro va battuto finché è caldo, soprattutto se è l’acciaio di Valyria della lingua di cui sopra.
OMBRE D’AMBRA
Shards of Darkness, proprio come il suo predecessore, è un action stealth in terza persona dove tutto ruota attorno al rimaner celati agli occhi di chiunque, cominciando col restare il più possibile lontani dalle fonti di luce. Styx è un goblin piccolo e poco incline alla forza bruta, tanto più che l’unica arma in suo possesso è un coltello col quale uccidere i nemici prendendoli alle spalle; con esso può all’occorrenza parare qualche colpo una volta che è stato scoperto, ma al solo scopo di guadagnare qualche secondo utile a fuggire e nascondersi da qualche parte, attendendo la fine dello stato di allarme.
Styx è un goblin piccolo e poco incline alla forza bruta
A SCUOLA DI LEVEL DESIGN
La cosa migliore di Shards of Darkness è il level design, ottimo nella maggior parte dei casi, perfino sopraffino in certe particolari situazioni. Gli ambienti sono ampi e liberamente esplorabili, sufficientemente distanti dal concetto di “canalone” da consentire un ventaglio di opportunità che poche volte si è visto nel genere cui il figliolo di Cyanide Studio appartiene. Incaponirsi su una strategia non è cosa, giacché con un po’ di spirito di osservazione e di voglia di esplorare non è difficile pianificare vie alternative, anche grazie alla spiccata verticalità che caratterizza ogni stage. In questo c’è da fare un plauso sincero agli sviluppatori: il loro lavoro, da questo punto di vista, è davvero immune a critiche, e anzi si spera che più di un team ne prenda copiosamente esempio in futuro. Con la stessa convinzione c’è da lodare anche chi ha dotato Styx di una personalità intensa, cinica e capace di strappare più di un sorriso, in particolare quando si muore, laddove il goblin si riscopre cosciente del suo essere un personaggio fittizio e si rivolge a noi giocatori coi peggiori epiteti, insultandoci per non essere stati capaci di salvaguardarne l’incolumità.
C’è da lodare chi ha dotato Styx di una personalità intensa, cinica e capace di strappare più di un sorriso
PIATTO STICCHIO, MI CI FICCO
Per arrivare a leggere i titoli di coda di Shards of Darkness ci vogliono una quindicina d’ore abbondanti (a livello di difficoltà Normale), che diventano improvvisamente il doppio qualora si voglia portare a casa il risultato pieno, ripulendo gli stage dagli innumerevoli collezionabili, completando tutte le missioni secondarie e ripetendo le principali (liberamente selezionabili dall’hub-nascondiglio di Styx), così da mettere in cascina anche gli obiettivi riguardanti la velocità di esecuzione. Se, poi, avete un amico con cui giocare, l’agenzia viaggi di Cyanide Studio ha organizzato un pacchetto “avventura in co-op” tutto da gustare: attenzione, però, a non cadere nell’inganno di pensare che in due sia tutto più facile, perché in quel caso vengono applicati i malus dei livelli di difficoltà superiori, come l’impossibilità di parare i colpi dei nemici o di fare affidamento ai salvataggi manuali.
Se potete, indossate un paio di cuffie surround e sfruttate a dovere l’audio posizionale
Shards of Darkness ospita nel DNA i geni del gioco stealth perfetto: un personaggio che vive nell’ombra, un level design che lèvati e tanti bei gadget e abilità con cui dare sfogo alla nostra voglia di arrivare il più silenziosamente possibile ai titoli di coda. Non fosse per un’Intelligenza Artificiale deficitaria (almeno fino all’ingresso in campo dei nani) e qualche inciampo del sistema di controllo, la seconda avventura di Styx potrebbe banchettare al tavolo dei grandi. Il passo avanti rispetto a Master of Shadows è comunque evidente, quindi non resta altro da fare che goderne e incrociare le dita per un eventuale terzo episodio.