La recensione di Halo Wars 2 che state per leggere è divisa in due parti, giacché abbiamo provato il multiplayer, la versione PC e il buon funzionamento della feature Xbox Play Anywhere solo dopo aver completato la campagna su Xbox One. Buona lettura.
Il mio rapporto con la saga di Halo è nato davvero da pochissimo tempo, complice il fatto di non essere mai stato proprietario di una console Microsoft. Questo fino a qualche mese fa, ossia quando in casa è entrata una Xbox One e con essa l’epopea di Master Chief, che ho recuperato interamente con molto piacere, quinto episodio compreso. Una serie, a mio avviso, fatta di alti e bassi, ma che ha saputo dar vita a una vera e propria space opera dalle numerose sfaccettature, con un’ambientazione senza ombra di dubbio affascinante popolata da personaggi carismatici, ognuno con un background profondo e sovente complesso.
Alle vicende di John-117, però, si sono spesso alternati i racconti di altri personaggi appartenenti a questo enorme universo narrativo: uno è il Capitano Cutter, il comandante della UNSC Spirit of Fire e protagonista di Halo Wars 2, nonché del suo prequel firmato da Ensemble Studios e pubblicato originariamente su Xbox 360 nel 2009. Ora, 343 Industries ha unito le forze con Creative Assembly per portare questo spin-off strategico non solo su Xbox One, ma anche su PC, raccogliendo così il lascito dei creatori di Age of Empires per proseguire la storia di Cutter e dei suoi sottoposti.
PUNTO DI CONTATTO
Sono passati ventotto anni dagli eventi del primo Halo Wars: l’equipaggio della Spirit of Fire si risveglia da un lunghissimo sonno criogenico nel bel mezzo del nulla, in una zona inesplorata della galassia, destato da una comunicazione trasmessa sulle frequenze della UNSC proveniente da una colossale struttura dei Precursori, la stessa Arca già vista in Halo 3, e sulla cui superficie sono presenti i segni del passaggio di un nutrito team di ricercatori umani.
Bastano solo pochi minuti per trasformare l’euforia del momento, data dalla speranza di poter finalmente riallacciare i rapporti con la Terra, nello sconcerto dovuto alla realizzazione di trovarsi sulla scena di un crimine mostruoso: lo sterminio dell’intero distaccamento scientifico inviato dal Comando Spaziale delle Nazioni Unite. Il massacro è opera di una frangia di ribelli esiliati dai Covenant guidata dal temibile Atriox, un bruto segnato da innumerevoli battaglie che odia tanto l’alleanza teocratica di alieni quanto l’umanità.
Halo Wars 2 è uno strategico basato sull’accumulo di risorse e sulla costruzione di una o più basi
CASA E FAMIGLIA
Man mano che si prosegue nella campagna, tuttavia, si ha la percezione di aver perso qualcosa per strada. Se le premesse buttate giù dopo le prime missioni sono affascinanti, purtroppo molti aspetti per nulla secondari non vengono sviscerati a dovere, né attraverso i dialoghi che fanno da sottofondo all’azione o gli intermezzi tra un atto e l’altro, né tramite i numerosi log collezionabili disseminati all’interno delle mappe, questi ultimi molto utili per fornire piccole informazioni di contesto, ma inefficaci nel contribuire a costruire un mosaico completo di ciò che è successo e di quanto invece sta ancora accadendo sull’Arca.
La campagna ha il giusto ritmo, ma non riesce a far appassionare alle vicende personali dei protagonisti
URRÀ!
Fortunatamente, Halo Wars 2 può contare su un impianto ludico solido che poggia le fondamenta su concetti quali accessibilità e dinamicità dell’azione. Tutti i comandi sono a portata di controller, grazie a una mappatura che fa ampio uso di scorciatoie affidate ai pulsanti dorsali e ai tasti direzionali, e devo confessare che, pad alla mano, mi sono subito sentito a mio agio (e lo dico da appassionato di RTS che ha sempre giocato con mouse e tastiera). In ogni caso, va detto che tale disposizione dei comandi funziona bene per via delle numerose semplificazioni che – per forza di cose – sono state implementate per rendere possibile il ritorno di uno strategico in tempo reale su console. Per esempio, l’intero sistema delle unità si basa su un rapporto di forze e debolezze che richiama alla mente la morra cinese, con alcune squadre di fanteria capaci di contrastare con facilità i velivoli, ma estremamente vulnerabili al fuoco dei mezzi corazzati: un escamotage comprensibilmente poco sofisticato, ma funzionale vista la natura del gioco.
l’impianto ludico poggia sui concetti di accessibilità e dinamicità dell’azione
Halo Wars 2 si presenta come uno strategico in tempo reale di stampo classico basato sull’accumulo di risorse e sulla costruzione di una o più basi da cui far partire l’offensiva verso i territori controllati dagli avversari. Una formula che non risulta affatto pesante, merito soprattutto della scelta di concentrarsi sull’immediatezza dell’azione piuttosto che sulla microgestione delle più disparate componenti tattiche, dando così vita a un RTS snello con una campagna single player particolarmente elaborata.
RED VS. BLUE
Con i server finalmente popolati da un discreto numero di persone, ho potuto lanciarmi a capofitto nel variegato multiplayer di Halo Wars 2. Si tratta di un comparto che propone portate adatte ai palati più disparati, dove ognuna arriva a supportare un massimo di sei giocatori: tra queste spiccano due modalità che sono dei veri e propri classici del genere degli strategici in tempo reale, Controllo e Deathmatch. La prima mette di fronte due squadre che lottano per la cattura di tre torri posizionate nella parte centrale della mappa: più se ne controllano e maggiori sono i punti generati a intervalli di tempo predefiniti; chiaramente, vince la squadra che riesce a raggiunge un determinato punteggio per prima. Si tratta di una modalità che mette in risalto la dinamicità della formula di gioco, in quanto spinge i membri dei due team verso un “tira e molla” costante, nonché a una gestione oculata delle risorse e dei potenziamenti delle basi. In Deathmatch, invece, si gioca fin quando non è stato versato l’ultimo sangue, senza compiti di cattura: l’unica preoccupazione dei giocatori deve essere quella di annientare il nemico con ogni mezzo a propria disposizione.
Parliamo ora di Roccaforti: concettualmente simile a Controllo, in questa modalità bisogna conquistare alcuni territori ove erigere basi avanzate, da cui poi è possibile sfornare unità aggiuntive per rimpinguare i propri ranghi. I match sono molto rapidi e la scala del conflitto diventa via via più grande con il passare dei minuti, questo perché ogni giocatore comincia lo scontro con una riserva virtualmente illimitata di risorse; non è quindi necessario costruire edifici adibiti all’accumulo di preziosi materiali, e non serve neppure ricercare gli upgrade che potenziano le unità sul campo di battaglia, poiché questi vengono sbloccati automaticamente a intervalli regolari. Ne consegue che qualsiasi componente gestionale viene completamente eliminata e l’esito delle partite viene deciso esclusivamente dall’abilità dei giocatori nel comandare il proprio esercito.
Il multiplayer propone portate adatte ai palati più disparati
IL GIOCO CAUSA DIPENDENZA
Sebbene queste tre modalità siano realizzate con tutti i crismi e siano in grado di offrire ore e ore di svago, il piatto forte dell’esperienza multiplayer è rappresentato da qualcosa che credo sia assolutamente rivoluzionario nel genere degli RTS, ovvero il Blitz. Unendo i principi dei giochi di carte collezionabili a quelli della strategia in tempo reale (della già citata modalità Controllo, nello specifico), Creative Assembly e 343 Industries hanno dato vita a una modalità davvero innovativa. Ogni partecipante deve scegliere uno dei sette comandanti disponibili e creare un mazzo formato da dodici carte, suddivise in unità e supporti: le prime vengono schierate sul campo di battaglia e servono per contrastare gli avversari, nonché a catturare le zone di controllo; le seconde, invece, svolgono la stessa mansione dei poteri dei comandanti, e sono quindi in grado di imprimere una svolta decisiva agli scontri.
La cosa bella è che le carte non sono disponibili tutte contemporaneamente, visto che dal mazzo ne vengono estratte quattro alla volta. Queste formano la mano e vanno giocate pagando un costo di energia variabile in base alla potenza: ecco quindi che la componente strategica entra in gioco anche nel bilanciare il proprio mazzo, in quanto le unità più forti sono anche quelle più costose, e quindi possono essere schierate solamente nelle fasi avanzate della partita. Bisogna anche tenere a mente che i match sono estremamente rapidi e hanno una durata massima di appena un quarto d’ora. La possibilità di gestire un deck da zero aumenta a dismisura la profondità di questa modalità, dal momento che è molto difficile che due giocatori siano in possesso delle medesime carte, senza considerare che alcune unità e molte abilità di supporto possono essere lanciate solamente da comandanti specifici. Per aggiungere carte preziose alla collezione basta aprire i pacchetti forniti con generosità portando a termine le missioni della campagna, oppure completando i semplici incarichi che vengono rinnovati di giorno in giorno. Non si corre mai il rischio di non essere competitivi: basta investire davvero poco tempo per avere discreto un pool di carte col quale buttarsi rapidamente nella mischia.
LA VERSIONE PC
Prima di concludere con commento e voto, permettetemi di spendere qualche parola sull’edizione PC. Giocato su una configurazione di fascia alta al massimo livello di dettaglio, Halo Wars 2 su Windows 10 non si discosta molto dalla versione Xbox One in quanto a resa grafica, nonostante siano presenti diverse opzioni per migliorare la resa, come i filtri utili per eliminare quasi completamente l’aliasing e smussare le ombre. La differenza principale riguarda il frame rate: se su console questo è bloccato a trenta fotogrammi al secondo, su PC tale limite non è presente e l’azione risulta quindi molto più fluida. I controlli via mouse e tastiera, come previsto, sono abbastanza comodi e presentano un numero decisamente maggiore di shortcut del tutto personalizzabili. Per finire, le funzionalità del programma Xbox Play Anywhere funzionano alla perfezione, consentendo di trasferire in maniera automatica e istantanea i progressi tra una piattaforma e l’altra.
Laddove la campagna single player di Halo Wars 2 si presenta nella forma più tradizionale possibile, con una gradevole successione di missioni ben progettate e una curva di difficoltà morbida ma costante nella crescita, è nella brace del multiplayer che giace il vero potenziale dello strategico nato dal sodalizio tra 343 Industries e Creative Assembly. Al di là delle tre modalità di gioco classiche, seppur con qualche lieve variazione sul tema, il Blitz riesce a rubare la scena grazie a una formula immediata e coinvolgente, nonché in grado di creare una sana dipendenza. L’unico rammarico riguarda un’esposizione della trama che non si sofferma approfonditamente su determinati aspetti dello scontro tra il Capitano Cutter e Atriox; possiamo solo sperare che Microsoft abbia intenzione di proseguire su questo binario narrativo parallelo alle vicende di Master Chief, e che quindi Halo Wars 2 non resti un esperimento isolato, per quanto indubbiamente riuscito.