Non amo i picchiaduro e mi fanno innervosire le mappe strette, quelle dove non ho tempo di pensare e dove frenesia e riflessi hanno la meglio sulla tattica. Sarà per questo che sono l’unico della redazione che aborra Quake III Arena (ebbene sì) e che preferisce cimentarsi con sparatutto più “compassati”. Senza arrivare agli estremi di un ArmA a caso, Overwatch va benissimo, così come il crogiolo di Destiny ha per me il suo perché, almeno in alcune modalità. Più di tutto, però, per farmi felice basta lasciarmi imbracciare un fucile da cecchino, sublime espressione della supremazia della precisione sulla potenza. Per questo, e per tanti altri motivi, non vedevo l’ora di mettere le mani su Sniper Elite 4, dopo aver goduto dei già notevoli progressi che la serie aveva messo nel piatto col terzo episodio. Rebellion qui tara ulteriormente il mirino e porta definitivamente a maturazione un percorso iniziato ormai 12 anni fa con Sniper Elite: Berlin 1945.
Ulteriore premessa: un’infarinata generale su Sniper Elite 4 vi è già stata fornita qualche settimana fa, dopo aver provato il gioco presso la sede milanese di Koch Media, e che darò per acquisita da qui in avanti. Se vi siete persi l’anteprima, leggetela cliccando qui prima di proseguire oltre, mi raccomando.
ONE SHOT, ONE KILL
Cominciamo col parlare di level design, laddove tutte le buone premesse emerse durante la prova di cui sopra si sono confermate strada facendo. La mappa dello scorso hands-on fa da teatro alla prima delle otto missioni della campagna, e già il fatto che l’abbia portata a termine per vie totalmente diverse (passando per zone che avevo ignorato al primo giro) è un segnale di come siano davvero molteplici le possibilità concesse al giocatore. La pluralità di opzioni resta costante anche nel prosieguo dell’avventura in suolo italico: tra villaggi di costiera, installazioni militari e aree forestali c’è di che spassarsela, laddove ogni stage va affrontato studiando costantemente la conformazione morfologica e urbanistica, perché – vivaddio! – Sniper Elite 4 è uno stealth game a tutto tondo, e prendere la situazione di petto non è mai cosa.
Sniper Elite 4 è uno stealth game a tutto tondo: prendere la situazione di petto non è mai cosa
A voler trovare un difetto, c’è da guardare alla già citata Intelligenza Artificiale, non certo lasciva o fallace, ma tuttavia troppo incline a lasciarci libertà eccessiva anche dopo essere stati scoperti, a patto di trovare un nascondiglio ove sostare il tempo necessario perché cessi lo stato di allerta. Se da un lato capisco certe esigenze di gameplay, dall’altro non posso non sottolineare come la sospensione dell’incredulità, in un videogioco come Sniper Elite 4, non regga da sola il peso dell’incoerenza di soldati che si “dimenticano” della nostra presenza nei dintorni e del fatto che abbiamo eliminato alcuni dei loro compagni d’arme. Arrivati al quarto episodio della serie, speravo che il tiro, su questo aspetto cruciale, fosse stato raddrizzato almeno in parte, e invece tocca fare ancora una volta buon viso a cattivo gioco. Un altro punto a sfavore è la trama non certo memorabile, che tira in ballo i partigiani e perfino la mafia, ma che non riesce a catturare se non in un paio di passaggi sul finale: il plot narrativo, di base, fa solo da collante tra una missione e l’altra, senza inciampare in strafalcioni, ma nemmeno brillare di luce propria. Peccato.
KARL E IL SUO FUCILE
Va da sé che, oltre all’abilità del giocatore, un fattore determinante per la buona riuscita delle operazioni è il rapporto che si instaura con le armi da fuoco, e con i fucili da cecchino in particolare. Questi sono distinti da alcuni parametri che ne delineano le proprietà, ferma restando la possibilità di migliorarne le prestazioni completando alcune sfide durante l’uso: per questo motivo, anziché balzare di fiore in fiore come l’ape operosa, è bene identificare al massimo un paio di armi con le quali instaurare un feeling particolare e spingere quindi sul loro esclusivo utilizzo.
Attraverso il più classico dei menu radiali si può, all’occorrenza, decidere di imbracciare un’arma secondaria o impugnare una pistola, oppure fare affidamento su alcuni gadget (ciascuno con una doppia modalità d’uso) che aumentano il ventaglio delle possibilità tattiche, come mine a inciampo, granate o esplosivi a pressione, utili per coprirsi le spalle dopo aver trovato una postazione – possibilmente sopraelvevata – dalla quale operare con gusto l’arte del cecchinaggio. L’interazione con lo scenario è sufficientemente ampia da aprire a soluzioni diverse, volendo anche all’insegna dei fuochi di artificio qualora un gruppo di nemici abbia la pessima idea di sostare proprio di fianco a una scatola di esplosivi o a un camion, che possiamo far saltare in aria con un tiro ben assestato.
Ogni mappa porta via dalle 2 alle 3 ore prima di essere ripulita da cima a fondo, in particolare se si affronta la campagna nella difficoltà Sniper Elite o superiore
Certi colpi da cecchino, ma anche alcune uccisioni stealth corpo a corpo, attivano le celebri kill-cam, ovvero scene in cui viene mostrato, senza lasciare troppo all’immaginazione, l’effetto del proiettile o della lama sugli organi interni del nemico. Qualcuno potrebbe trovare di cattivo gusto la loro esistenza, ed è per questo che sono disattivabili attraverso un apposito menu; chi ha invece abbastanza pelo sullo stomaco per reggerne il tasso di gore troverà nelle kill-cam uno sfizioso strumento di esaltazione, nonché un mezzo per valutare al meglio l’effetto della traiettoria del proiettile nel caso si giocasse senza alcun indicatore di aiuto.
SPARARSI L’UN L’ALTRO, SENZA PUDORE
Dopo i fasti delle modalità Power del primo capitolo, la componente multiplayer della serie aveva perso per strada un po’ di appeal, pur mantenendo un certo livello di interesse, in parte riversato nello spin-off horror Zombie Army. Sniper Elite 4 ha il grande pregio di riportare in auge il gioco con gli amici, sia dal punto di vista competitivo, sia da quello cooperativo. Se vi stuzzica l’idea di ripercorrere l’intera campagna con un amico, beh… lo potete fare comodamente, così come vi è data facoltà di prendere parte a missioni asimmetriche dove un giocatore veste i panni del cecchino e l’altro quello dell’osservatore; in quattro, invece, ci si può cimentare in un’orda dove difendere un obiettivo da ondate di nemici sempre più incattiviti.
Corposa anche la proposta competitiva. Ai classici Deathmatch (tutti contro tutti o a squadre), si affiancano Re Della Distanza, dove vince il team che accumula il maggior numero di metri di tiro, e la splendida modalità Attraversamento Vietato, nella quale le squadre sono separate da uno spazio invalicabile e bisogna quindi affidarsi alle sole capacità da cecchino.
Graficamente siamo di fronte a un prodotto pulito
Sniper Elite 4 è un signor gioco, nonostante qualche difetto per lo più incarnato in un’Intelligenza Artificiale decorosa ma non certo stupefacente. Chi ama gli stealth tattici e i fucili da cecchino troverà pane per i propri denti, grazie soprattutto a un level design che offre un notevole ventaglio di possibilità e un’alta rigocabilità, nonostante la campagna sia composta da sole otto mappe. Ignoratelo solo se avete una seria idiosincrasia per il genere al quale appartiene.