Prima di raggiunge anche l’ambiente console proprio in questi giorni, How to Survive 2 è sbarcato su PC sul finire della scorsa estate dopo un lungo periodo di Accesso Anticipato su Steam. La versione PS4, recensita in questa sede, è già disponibile sul PlayStation Store, mentre l’incarnazione per Xbox One sarà sulla piattaforma digitale di Microsoft a breve.
How to Survive 2 è uno dei tanti esponenti del genere dei survival a tema zombie che sembrano andare di moda in questi ultimi anni, sebbene sia una tipologia di giochi molto più diffusa su PC che su console, dove, per essere sinceri, questi titoli si contano davvero sulle dita di una mano. Ben venga, quindi, How to Survive 2 (opera targata Eko Software e pubblicata da 505 Games), soprattutto perché propone una formula di gioco che ben si adatta ai neofiti.
CRONACHE DAL BAYOU CONTAMINATO
L’apocalisse virale – che ha visto la diffusione di un’infezione capace di trasformare qualsiasi essere vivente in un non-morto mangia cervelli – ha costretto l’umanità a riorganizzarsi in piccoli gruppi tribali al solo scopo di sopravvivere. Ciò è avvenuto anche nelle paludi della Louisiana, dove il nostro protagonista senza nome si trova a dover costruire da zero il proprio personalissimo campo oltre i confini di quella che – un tempo – rappresentava la civiltà: è all’ombra di salici e mangrovie, lontano dalle città infestate dagli zombie, che bisogna tentare di ricostruire una comunità utilizzando i materiali recuperati durante le fugaci incursioni nelle cittadine abbandonate.
How to Survive 2 dà il meglio di sé nel momento in cui si forma un gruppo affiatato di persone
Quattro è anche il numero massimo di utenti che possono lasciare il campo per concentrarsi sugli incarichi forniti dai vari personaggi non giocanti che popolano la palude: è qui che How to Survive 2 lascia momentaneamente alle spalle l’anima sandbox per diventare quasi un action RPG, pur senza troppe pretese. Tra gli edifici diroccati in stile coloniale tipici delle cittadine della Louisiana si svolgono missioni piuttosto semplici e – a tratti – banali, che richiedono al poker di superstiti di recuperare una certa quantità di determinati oggetti, oppure di salvare un personaggio dall’orda affamata dei morti viventi, magari approfittando dell’occasione per darsi al saccheggio e raccogliere i materiali necessari allo sviluppo del campo base e alla creazione di pezzi di equipaggiamento sempre più prestanti.
ALL’ACQUA DI ROSE
Lo spettro della ripetitività, però, è perennemente dietro l’angolo a causa di missioni sempre uguali che si svolgono in livelli troppo simili tra loro. La varietà è praticamente assente, per questo molto dipende dalla propria tendenza ad annoiarsi, noia che sopraggiunge più lentamente in caso si giochi in modalità cooperativa, meglio ancora se in compagnia di amici.
la componente sandbox è indiscutibilmente elaborata
Non va di certo meglio sul fronte survival: anche qui la realizzazione è perlopiù approssimativa, basti pensare che sono presenti degli indicatori per tenere sotto controllo il livello di fame e di sete del proprio personaggio, benché tali parametri siano fondamentalmente irrilevanti, dal momento che cibo e bevande non scarseggiano mai in ogni singola missione. D’altro canto, la componente sandbox è indiscutibilmente più elaborata, ciò grazie a una discreta quantità di edifici da costruire, ciascuno potenziabile investendo le risorse raccolte durante i raid. Lo stesso campo va fatto salire gradualmente di livello spendendo i punti esperienza accumulati uccidendo gli infetti e portando a compimento gli incarichi, un requisito fondamentale per sbloccare strutture sempre più avanzate e aumentare allo stesso tempo il level cap del proprio personaggio, anch’egli potenziabile investendo i medesimi punti in abilità sempe più efficaci.
Si può dire, dunque, che How to Survive 2 faccia il suo dovere senza eccellere in alcun ambito, svolgendo il proprio compitino senza particolari sbavature che minino l’esperienza di gioco complessiva. Siamo così di fronte a un survival di stampo sandbox adatto principalmente a chi si avvicina per la prima volta al genere.
How to Survive 2 è, di fatto, un survival all’acqua di rose: ciò non è per forza di cose un male, intendiamoci, ma difficilmente l’opera di Eko Software resterà nella storia dei videogiochi come uno dei titoli più profondi mai creati. Si tratta di un gioco consigliato soprattutto a chi è a digiuno di sandbox e vuole avvicinarsi al genere, sebbene – a lungo andare – tenda a essere fin troppo ripetitivo. Per fortuna, l’intera avventura può essere affrontata in cooperativa, limitando così almeno in parte l’incedere della noia, nonostante i limiti dovuti alla superficialità con cui sono state implementate alcune soluzioni di gameplay.