L’Unione Europea è in crisi e non per colpa della Brexit o del crescente populismo. A quanto pare, in Killing Floor 2, alcuni esperimenti su nuove armi biologiche sono sfuggiti di mano e hanno causato il propagarsi di molteplici creature assetate di sangue per tutto il Vecchio Continente, portando ovunque morte e distruzione. La caduta della civiltà moderna pare ormai a un passo, e il destino di tutti noi si trova ora nelle mani di uno sparuto gruppo di mercenari, intenzionato a spazzare via orde di creature immonde a suon di proiettili ed esplosivi.
PLATA O PLOMO?
La struttura di Killing Floor 2 non suonerà certo nuova per chi ha già bazzicato i sanguinosi lidi del primo capitolo. I giocatori avranno la possibilità di mettersi nei panni di un mercenario, scegliendolo fra ben dieci categorie, che vanno dal Commando al Berserk, passando per Cecchino, Survivalista, Medico da campo e via discorrendo.
Killing Floor 2 mette a disposizione numerosi parametri su cui intervenire, come la scelta della mappa, la difficoltà e la lunghezza dei round
Come da copione per ogni buon FPS che si rispetti, non mancano i perk che, ovviamente, bisognerà sudarsi a suon di XP, da accumulare massacrando orride creature per ore e ore. Il level cap è fissato a 25, e ogni cinque livelli potremo sbloccare due nuovi perk, di cui però solo uno sarà selezionabile. Per esempio, il Cecchino potrebbe decidere per un bonus danno pari al 25% ogni volta che spara da fermo oppure preferire un incremento del 25% della velocità di fuoco. Un discorso applicabile praticamente a tutte le classi. In fase preparatoria è anche possibile modificare l’aspetto del proprio avatar, personalizzandolo attraverso gadget e capi di abbigliamento assortiti, alcuni sbloccabili, altri acquistabili tramite microstransazioni (a pagamento, insomma). Per fortuna parliamo solo di alterazioni estetiche, che non danno alcun vantaggio all’atto pratico.
L’UNICO ZED BUONO È UNO ZED MORTO
Operate le doverose scelte relative al nostro alter ego omicida, potremo finalmente dare fuoco alle polveri, lanciandoci in una delle numerosissime istanze di gioco aperte, oppure affidandoci al classico matchmaking. In quest’ultimo caso, Killing Floor 2 ci mette a disposizione numerosi parametri su cui intervenire, come la scelta della mappa, la difficoltà (quattro i livelli disponibili), la lunghezza dei round (da quattro a dieci) e se prendere parte a una partita appena iniziata o a una già in corso. Di base, il sistema funziona adeguatamente fin tanto ci si limita a lasciare quasi ogni aspetto al caso, mentre scendendo nello specifico si rischia di attendere diverso tempo prima di trovare una sessione consona alle nostre esigenze. A tal proposito, non ho apprezzato un granché la mancanza di un sistema di drop in, quindi – di fatto – quasi sempre tocca aspettare che il round in corso arrivi a conclusione prima di poter iniziare a giocare.
Killing Floor 2 non è un gioco votato al single player, e ben poco può la modalità offline
Ovviamente, se avete la possibilità di condividere l’esperienza con più amici il divertimento salirà di conseguenza, regalandovi momenti davvero esilaranti. Diciamo che Killing Floor 2 non è proprio un gioco votato al single player e ben poco può la modalità offline, che può servire giusto come allenamento. Con un gameplay così feroce occorre contare ogni singolo proiettile sparato, dosare l’uso delle bombe (limitandolo alle situazione più disperate) e sfruttare a dovere i momenti Zed Time, una sorta di bullet time che si attiva a seguito di alcune azioni. Certo, la teoria è una cosa, la pratica è un’altra, specie quando ti trovi accerchiato da una decina di mostri e, improvvisamente, sei con le spalle al muro. In questi frangenti è quasi praticamente impossibile cavarsela, a meno che qualcuno non venga a salvarci. Non meraviglia quindi constatare che la maggior parte dei giocatori preferisca mappe molto aperte come Parigi o la Fattoria, evitando come la peste location piene di corridoi e scale, dove è fin troppo facile trovarsi nella situazione appena descritta.
Non sono però questi gli unici problemi che ho riscontrato durante le mie sessioni. Tanto per cominciare, non ci vuole molto a rendersi conto che non c’è proprio una grande varietà di nemici, limitati a una decina di esseri. Cambiano, da un’ondata all’altra, giusto il numero e la potenza, con la presenza di Zed via via sempre più resistenti. Peggio ancora per quanto riguarda i boss, appena due, il Dr. Hans Volter e il Patriarca, entrambi fortissimi, quasi inarrestabili, ma sempre e comunque caratterizzati dai medesimi pattern di attacco. Apprezzabile invece la modalità Survival VS, uno spassoso diversivo che permette a un gruppo di dodici giocatori di scontrarsi nel ruolo di mercenari Horzine da una parte e Zed (in versione modificata) dall’altra. Peccato che non ci giochi praticamente nessuno…
BLOODBATH
Killing Floor 2 eccelle per la quantità esorbitante di sangue che è possibile spargere in ogni livello. Se i cadaveri degli Zed vengono difatti ripuliti (almeno in parte) dall’area alla fine di ogni round, tutto il sangue sprizzato dai loro corpi rimane a “decorare” le ambientazioni, trasformando ben presto ogni mappa in un’autentica macelleria messicana.
Flex simula i fluidi in maniera realistica, ma mette a dura prova la GPU
Non c’è dubbio che Killing Floor 2 sia un prodotto dedicato a un certo tipo di pubblico, a cui poco importa della narrazione e tanto meno di giocare in single player. Se avete la passione per gli FPS duri e puri, e qualche amico con cui condividere ore e ore di spassosissime sparatorie nonsense, di sicuro questo è il gioco che fa per voi. Davvero, non ci sono molti altri titoli sul mercato così ben calibrati e tecnicamente validi. Tuttavia non si può fare a meno di notare come il gameplay sia effettivamente “tutto lì”, con appena due modalità disponibili (una delle quali sistematicamente ignorata dalla community) e situazioni ripetute ad libitum. La speranza è che nelle prossime settimane Tripwire introduca qualche novità di rilievo in tal senso.