Siamo finalmente arrivati alla fine di questo reboot di King’s Quest, una delle saghe più importanti mai apparse sui nostri schermi nel secolo scorso. Dopo essermi entusiasmato non poco per il primo, grandioso, episodio, l’opera di The Odd Gentlemen mi ha trascinato, capitolo dopo capitolo, in un baratro di mestizia e giochi enigmistici puri, trasformando il titolo da avventura grafica “classica” a un mero passatempo perfetto per qualche seduta sul trono di ceramica, armato di matita e tanta pazienza. Le mie parole risultano troppo dure? Probabile, ma vi assicuro che la delusione è veramente tanta.
SUDOKU MEDIEVALE
The Good Knight era la prova del nove che, in quanto capitolo conclusivo, avrebbe decretato la riuscita o meno di King’s Quest. In questo lungo anno, la saga ha avuto diversi alti e bassi, senza però mai raggiungere lo spirito fresco e originale del primo episodio, e per quanto la trama principale fosse davvero curiosa da seguire, ultimamente non funzionava il contenuto “ludico”.
La saga ha avuto diversi alti e bassi
Non nego che in qualche frangente ho addirittura applaudito per la genialità di The Odd Gentlemen, ma cinque minuti di meraviglia (legata comunque al fan service) non riescono a bilanciare due ore di noia e delusioni, e ciò è un vero peccato perché la storia è riuscita a commuovermi, e avrebbe senza ombra di dubbio meritato di essere accompagnata da idee migliori. Impossibile dunque non arrabbiarsi davanti a simili cadute di stile.
PAGA, VECCHIO
Alla luce dei fatti, trovo difficile consigliare tutta la saga, sia che siate un vecchio estimatore della serie o un giovane virgulto che non conosce le gesta di Re Graham (eresia!). The Odd Gentlemen, inoltre, non mi aiuta per nulla: all’appello manca ancora l’epilogo che – udite, udite! – sarà disponibile solo per i possessori della Complete Collection.
La storia va, ma non funziona il contenuto ludico
STRETTA LA FOGLIA…
Il voto qui sotto si riferisce ovviamente a quest’ultimo capitolo, ma bene o male indica la qualità di tutta l’opera. Il reboot di King’s Quest, non mi stancherò mai di dirlo, poteva essere l’esempio concreto a dimostrazione che le avventure grafiche sono un genere immortale, e che c’è ancora spazio per titoli episodici con qualcosa da dire. Invece The Good Knight è la prova che è difficile imbarcarsi in titoli così duraturi riuscendo a mantenere una buona qualità ad ogni uscita. Senza ombra di dubbio, sarebbe stato meglio produrre un titolo unico molto più rifinito, senza trasformarlo in un calderone di enigmi fini a se stessi. È con tanto amaro in bocca che porgo il mio ultimo saluto a Re Graham, che mi ha accompagnato sin dalla tenera età e che è tornato inaspettatamente nella mia vita in questi ultimi mesi. Viva il Re!
L’ultimo capitolo di King’s Quest è la prova che The Odd Gentlemen si è imbarcata in un progetto forse troppo grande e duraturo, e la brutta piega presa dal quarto episodio, diventato un pentolone di labirinti, è ulteriormente peggiorata arrivando a offrire enigmi fini a se stessi e senza continuità, con tanto di schemi di Sudoku e Picross rivisitati in chiave fantasy. Mi piange il cuore, ma sono rimasto estremamente deluso per un reboot che, con il suo primo capitolo, era tornato a farmi sognare, mentre alla fine riesce solo a strappare un’abbondante sufficienza come uno studente svogliato.