Ashes of Ariandel è il primo DLC dedicato a Dark Souls III, l’ultima incarnazione della creatura di Hidetaka Miyazaki. Sei mesi dopo l’arrivo sul mercato di quello che, almeno secondo i piani del suo creatore, è il capitolo finale della serie, From Software ha reso disponibile la prima delle due grandi espansioni promesse agli utenti.
EVERWINTER
Il regno di Ariandel è un reame intrappolato nel ghiaccio: la fiamma che ardeva animando le sue lande un po’ fiabesche (che rimandano inevitabilmente al castello di Cainhurst contenuto in Bloodborne) si è estinta da tempo. Questo ha condannato l’intero reame a un rigido inverno perenne, e una coltre bianca ha seppellito le terre una volta ricche portando a galla il marciume e la corruzione come in un incantesimo maligno.
Ashes of Ariandel a livello di atmosfera è grandioso, ma lo stesso non si può dire della quantità dei contenuti
Queste aberrazioni della natura sono solo uno dei nuovi nemici da affrontare nel DLC: branchi di lupi impazziti ululano segnalando la presenza di un estraneo; enormi cavalieri impellicciati, alti come torri d’avorio, sono capaci di spaccare il ghiaccio a terra con un solo colpo di mazza; enormi mosche col ventre pieno di larve banchettano con i cadaveri di vecchi eroi, e feti di uccellacci mai nati, gonfi di putrefazione, vomitano bile acida. Avanzando nell’esplorazione di questa favola maledetta si precipita sempre più in un incubo fatto di marciume e depravazione, che ricorda in modo piuttosto interessante il villaggio dei pescatori che concludeva le avventure di Bloodborne. Come nel titolo in esclusiva su PS4, anche qui aleggia un’atmosfera da racconto gotico dell’orrore (sono tanti i rimandi a culti e religioni) che si mescola con il dark fantasy di Dark Souls creando una commistione decisamente “gustosa”.
TROPPO FUMO?
In termini di “ciccia”, purtroppo, Ashes of Ariandel consiste in ben poco: se il lavoro a livello di atmosfera è sempre grandioso, lo stesso non si può dire della quantità dei contenuti. Dispiace fare un discorso simile perché, ovviamente, l’intenzione del sottoscritto sarebbe premiare la qualità piuttosto che la quantità, ma questo primo contenuto scaricabile si rivela poco più che un compitino, decisamente troppo breve anche se riesce (quasi) a giustificare il prezzo.
Sono solo due le battaglie contro i boss
Il trailer di Ashes of Ariandel, in fin dei conti, parlava chiaro, rivolgendosi a tutti gli amanti del PVP: sarebbe stata presente una nuova modalità squisitamente competitiva, che avrebbe in qualche modo creato basi più solide e universali per lo scontro tra giocatori. L’arena è in effetti una vera e propria nuova modalità grazie a cui è possibile accedere, direttamente dal falò del vincolo, a partite in PVP organizzate secondo diverse regole e composizione delle squadre. Un tentativo che, probabilmente, farà felici gli utenti alla ricerca di una canonizzazione degli scontri ma che, a mio parere, toglie un po’ del fascino della filosofia dell’invasione. D’altro canto, non sono mai stato un vero duellante e, anzi, ho sempre preferito giocare senza nessuna interferenza di sorta, rifiutando perfino l’aiuto dei giocatori contro i boss più impegnativi.
GIUSTO IL TEMPO DI UN SALUTO
La boss battle che conclude il DLC è, senza mezzi termini, una delle migliori del titolo, e a livello di intensità non ha niente da invidiare alle migliori vissute in Dark Souls 3.
Ashes of Ariandel è una parentesi esaltante, ma manca di profondità e di tatto quando deve comunicare al giocatore che è arrivato al traguardo
Ashes of Ariandel è un DLC sicuramente di grande qualità, ma pecca per quanto riguarda la quantità di contenuti. Tre ore abbondanti per portarlo a termine, un paio di scontri con i boss (di cui uno solo davvero obbligatorio) e una manciata di nuove armi giustificano (quasi) il prezzo, ma sono un piatto davvero povero. L’ambientazione di Ariandel è splendida, marcia e maledetta fino al midollo, ma tutto termina troppo presto e proprio nel momento in cui le cose si fanno interessanti con uno scontro che, come intensità, non ha niente da invidiare ai più riusciti della serie. Peccato, la strada era quella giusta, ma andava percorsa fino in fondo.